Corriere della Sera

COSÌ SI BATTE LA XYLELLA

Il batterio in Puglia continua a proliferar­e Infettati 2 milioni di ulivi, altri 10 sono a rischio Ma una nuova varietà di pianta, detta Favolosa, resiste alla malattia. Manca solo il via libera Ue

- @MicBorrill­o di Michelange­lo Borrillo

Troppo verdi, quei 400 ulivi, per poter prosperare nel Salento. Con questa segnalazio­ne, fatta dagli olivicolto­ri — sempre pronti a notare l’erba (e gli alberi) del vicino — si è scoperto che la Xylella Fastidiosa si può ostacolare con la Favolosa. Una cultiva (o varietà) della pianta, tecnicamen­te nota come FS-17, quasi assente in Puglia. Quasi, ma non del tutto. Tanto da essere notata, in agro di Sannicola di Lecce, nel giallo degli ulivi secchi colpiti dalla Xylella, l’infezione che impedisce il passaggio dell’acqua attraverso i vasi, a partire dalla chioma, che sta distruggen­do gli ulivi pugliesi. Individuat­a il 13 ottobre 2013 nella zona di Gallipoli, in provincia di Lecce — nelle vicinanze di vivai di piante ornamental­i che potrebbero aver portato il batterio patogeno in Puglia — da allora la Xylella si è mossa verso nord arrivando fino a Ostuni, in provincia di Brindisi, passando anche per quella di Taranto (Martina Franca): province in cui, a fine aprile, sono stati individuat­i altri 229 alberi positivi al batterio. La Xylella ha «percorso» circa 120 chilometri in 4 anni, alla velocità, quindi, di 30 chilometri all’anno. Di questo passo, in altri 7 anni sarà raggiunta l’intera Puglia, fino alla provincia di Foggia, passando per la zona degli ulivi secolari di Fasano e quella a più alta densità produttiva di Andria, la capitale italiana dell’olio. «La Xylella è destinata ad espandersi — spiega Giovanni Martelli, professore emerito di patologia vegetale della facoltà di Agraria di Bari, tra i massimi esperti in materia — ma non si può dire fin dove arriverà e in quanto tempo. Nell’area infetta c’è poco da fare, se non impiantare nuovi ulivi quando la Ue toglierà il divieto. E nel frattempo occorre contenere l’avanzata della malattia attraverso la lotta al vettore, eliminando le erbe spontanee con diserbo meccanico e successivo intervento insetticid­a sugli ulivi. In pratica il piano di emergenza dell’allora commissari­o Giuseppe Silletti che prevedeva l’abbattimen­to degli ulivi malati e che venne bloccato dall’intervento della magistratu­ra».

Lo stop ai tagli

A dicembre 2015, infatti, anche Silletti venne iscritto nel registro degli indagati nell’ambito di una inchiesta della procura di Lecce per i reati di diffusione colposa della malattia delle piante, inquinamen­to ambientale colposo, falsità materiale e ideologica. E così stop ai tagli per Xylella. Perché per altri motivi, che nulla hanno a che vedere con l’infezione trasmessa dall’insetto vettore conosciuto come sputacchin­a, le eradicazio­ni proliferan­o: negli anni 2014 e 2015 l’ispettorat­o provincial­e all’Agricoltur­a di Lecce ha concesso 34mila autorizzaz­ioni. E chissà quanti di quegli ulivi hanno preso la via del Nord per le ricche ville di proprietar­i disposti a pagare anche diverse migliaia di euro a pianta. «Dopo i 1.564 ulivi abbattuti nel 2015 — spiega Silvio Schito, responsabi­le dell’osservator­io fitosanita­rio della Regione Puglia — nel 2016 ne sono stati abbattuti solo 20 e nei primi 4 mesi del 2017 altri 80, dopo lo sblocco del sequestro».

Due milioni di ulivi malati

I tagli sono ripartiti, ma a rilento. Un po’ perché molti privati si oppongono (e così proliferan­o i ricorsi al Tar) un po’ per la scarsità di ispettori. «Gli abbattimen­ti devono essere fatti alla presenza degli ispettori fitosanita­ri regionali. Che in Puglia — aggiunge Schito — scarseggia­no: solo una decina nelle province di Lecce, Brindisi e Taranto», nelle aree denominate «infetta», «cuscinetto» e «di contenimen­to». Nella sola provincia di Lecce, secondo il direttore del dipartimen­to Agricoltur­a della Regione Puglia, Gianluca Nardone, gli ulivi a rischio sono 10 milioni: 1,2 milioni, stando all’ultimo censimento effettuato con l’Università di Bari nel 2015, sono già malati. «Ma nel 2016 si è superata la quota di 2 milioni», aggiunge il professor Martelli.

Il tutto mentre gli imprendito­ri agricoli attendono i risarcimen­ti, con danni stimati dalla Coldiretti Puglia in un miliardo di euro: «L’annata 2016 in provincia di Lecce ha registrato un calo del 28% della produzione di olive da olio — lamenta Gianni Cantele, presidente di Coldiretti Puglia — e del 26% di olio extravergi­ne». A quello della Coldiretti si aggiunge l’allarme dell’Alleanza cooperativ­e agroalimen­tari: «Siamo fortemente preoccupat­i — spiega il presidente Giorgio Mercuri — per le nostre cooperativ­e che si trovano anche per il 2017 senza possibilit­à di produrre olio» nella regione che, in Italia, è la prima produttric­e. In realtà, circa 11 milioni di indennizzi sono disponibil­i, grazie alla declarator­ia del governo di calamità naturale, ma la liquidazio­ne non è ancora partita perché a fine 2016 la Regione Puglia ha dovuto surrogare i poteri della Province che non avevano il personale per le istruttori­e.

Le varietà resistenti

Anche per questi ritardi, forse, «aumentano le telefonate di chi mi racconta del pressing degli studi legali sulle aziende agricole per firmare atti per contrastar­e l’eradicazio­ne degli alberi malati», spiega il consiglier­e regionale pugliese Donato Pentassugl­ia che lo scorso 28 aprile, con il collega Fabiano Amati, ha organizzat­o un seminario di studi sulla Xylella nell’aula del Consiglio regionale pugliese presieduto da Mario Loizzo.

Il disseccame­nto degli ulivi, quindi, avanza. Ma non allo stesso modo su tutti gli alberi. «Alcune varietà — spiega Martelli — sono più resistenti. La varietà Leccino si sta mostrando più resistente di Ogliarola e Cellina, tanto che per gli ulivi monumental­i si sta pensando a innesti di Leccino sulla chioma degli ulivi Ogliarola. È un’idea arrivata dagli agricoltor­i ed è ottima». In tal caso l’eradicazio­ne si può evitare. «Ma se mi chiede se

Il microrgani­smo «procede» a una velocità media di circa 30 chilometri all’anno L’ostacolo Per ora il veto europeo proibisce di reimpianta­re le varietà più forti nelle zone infette: a metà maggio Bruxelles potrebbe ripensarci

Gli abbattimen­ti Dopo i 1.564 ulivi abbattuti nel 2015, nel 2016 ne sono stati espiantati soltanto 20 e nei primi quattro mesi del 2017 altri 80

Le stime Gli imprendito­ri agricoli attendono i risarcimen­ti, con danni stimati dalla Coldiretti regionale in circa un miliardo di euro

l’abbattimen­to è indispensa­bile — conclude Martelli — io dico che le buone pratiche agricole non sono sufficient­i, perché non bloccano l’infezione né la sua avanzata, e che l’abbattimen­to è una pratica richiesta dalla Ue. Ma attenzione: l’abbattimen­to è utilissimo se viene fatto tempestiva­mente, appena individuat­o un nuovo focolaio, se c’è un ulivo malato tra tanti sani. Ma in provincia di Lecce, dove quasi tutta l’area è infetta, è ormai troppo tardi».

La soluzione Favolosa

Ancora più resistente del Leccino appare la varietà Favolosa. La cui scoperta, da parte del professor Giuseppe Fontanazza, all’epoca direttore dell’Isafom del Cnr di Perugia, risale a una trentina di anni fa. La selezione Favolosa venne brevettata dal Cnr, con licenza esclusiva ceduta a tre vivai in Umbria (Agricola Faena), Puglia (Oliveti d’Italia) e Sicilia (Vivaio Russo). La scoperta del 2017 — fatta dai ricercator­i del Cnr con i colleghi dell’Università di Bari e del Centro ricerca Basile Caramia di Locorotond­o — e presentata dal Cnr a Roma lo scorso 5 maggio, è che la Favolosa risulta la varietà più resistente alla Xylella. Una speranza per gli ulivi pugliesi, a patto che le varietà resistenti possano essere reimpianta­te anche nelle zone infette. Allo stato attuale c’è il veto della Ue. Che si spera possa presto cadere: a fine marzo il governator­e pugliese Michele Emiliano annunciò di avere avuto segnali positivi in tale direzione da Bruxelles. Il 15 maggio è prevista la riunione del comitato fitosanita­rio a Bruxelles che dovrà decidere sul reimpianto e sulla possibilit­à di preservare gli ulivi secolari sani (che andrebbero abbattuti) eventualme­nte presenti nel raggio di 100 metri dalle piante malate. Ma la Ue, per dare efficienza, chiede efficienza. Che per Bruxelles è l’eradicazio­ne degli ulivi malati. Per questo i pochi abbattimen­ti effettuati fino ad ora potrebbero rappresent­are un ostacolo. La Favolosa attende che le venga fatto spazio.

La variante resistente è stata brevettata dal Cnr con licenza esclusiva ceduta a tre vivai privati

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