COSÌ SI BATTE LA XYLELLA
Il batterio in Puglia continua a proliferare Infettati 2 milioni di ulivi, altri 10 sono a rischio Ma una nuova varietà di pianta, detta Favolosa, resiste alla malattia. Manca solo il via libera Ue
Troppo verdi, quei 400 ulivi, per poter prosperare nel Salento. Con questa segnalazione, fatta dagli olivicoltori — sempre pronti a notare l’erba (e gli alberi) del vicino — si è scoperto che la Xylella Fastidiosa si può ostacolare con la Favolosa. Una cultiva (o varietà) della pianta, tecnicamente nota come FS-17, quasi assente in Puglia. Quasi, ma non del tutto. Tanto da essere notata, in agro di Sannicola di Lecce, nel giallo degli ulivi secchi colpiti dalla Xylella, l’infezione che impedisce il passaggio dell’acqua attraverso i vasi, a partire dalla chioma, che sta distruggendo gli ulivi pugliesi. Individuata il 13 ottobre 2013 nella zona di Gallipoli, in provincia di Lecce — nelle vicinanze di vivai di piante ornamentali che potrebbero aver portato il batterio patogeno in Puglia — da allora la Xylella si è mossa verso nord arrivando fino a Ostuni, in provincia di Brindisi, passando anche per quella di Taranto (Martina Franca): province in cui, a fine aprile, sono stati individuati altri 229 alberi positivi al batterio. La Xylella ha «percorso» circa 120 chilometri in 4 anni, alla velocità, quindi, di 30 chilometri all’anno. Di questo passo, in altri 7 anni sarà raggiunta l’intera Puglia, fino alla provincia di Foggia, passando per la zona degli ulivi secolari di Fasano e quella a più alta densità produttiva di Andria, la capitale italiana dell’olio. «La Xylella è destinata ad espandersi — spiega Giovanni Martelli, professore emerito di patologia vegetale della facoltà di Agraria di Bari, tra i massimi esperti in materia — ma non si può dire fin dove arriverà e in quanto tempo. Nell’area infetta c’è poco da fare, se non impiantare nuovi ulivi quando la Ue toglierà il divieto. E nel frattempo occorre contenere l’avanzata della malattia attraverso la lotta al vettore, eliminando le erbe spontanee con diserbo meccanico e successivo intervento insetticida sugli ulivi. In pratica il piano di emergenza dell’allora commissario Giuseppe Silletti che prevedeva l’abbattimento degli ulivi malati e che venne bloccato dall’intervento della magistratura».
Lo stop ai tagli
A dicembre 2015, infatti, anche Silletti venne iscritto nel registro degli indagati nell’ambito di una inchiesta della procura di Lecce per i reati di diffusione colposa della malattia delle piante, inquinamento ambientale colposo, falsità materiale e ideologica. E così stop ai tagli per Xylella. Perché per altri motivi, che nulla hanno a che vedere con l’infezione trasmessa dall’insetto vettore conosciuto come sputacchina, le eradicazioni proliferano: negli anni 2014 e 2015 l’ispettorato provinciale all’Agricoltura di Lecce ha concesso 34mila autorizzazioni. E chissà quanti di quegli ulivi hanno preso la via del Nord per le ricche ville di proprietari disposti a pagare anche diverse migliaia di euro a pianta. «Dopo i 1.564 ulivi abbattuti nel 2015 — spiega Silvio Schito, responsabile dell’osservatorio fitosanitario della Regione Puglia — nel 2016 ne sono stati abbattuti solo 20 e nei primi 4 mesi del 2017 altri 80, dopo lo sblocco del sequestro».
Due milioni di ulivi malati
I tagli sono ripartiti, ma a rilento. Un po’ perché molti privati si oppongono (e così proliferano i ricorsi al Tar) un po’ per la scarsità di ispettori. «Gli abbattimenti devono essere fatti alla presenza degli ispettori fitosanitari regionali. Che in Puglia — aggiunge Schito — scarseggiano: solo una decina nelle province di Lecce, Brindisi e Taranto», nelle aree denominate «infetta», «cuscinetto» e «di contenimento». Nella sola provincia di Lecce, secondo il direttore del dipartimento Agricoltura della Regione Puglia, Gianluca Nardone, gli ulivi a rischio sono 10 milioni: 1,2 milioni, stando all’ultimo censimento effettuato con l’Università di Bari nel 2015, sono già malati. «Ma nel 2016 si è superata la quota di 2 milioni», aggiunge il professor Martelli.
Il tutto mentre gli imprenditori agricoli attendono i risarcimenti, con danni stimati dalla Coldiretti Puglia in un miliardo di euro: «L’annata 2016 in provincia di Lecce ha registrato un calo del 28% della produzione di olive da olio — lamenta Gianni Cantele, presidente di Coldiretti Puglia — e del 26% di olio extravergine». A quello della Coldiretti si aggiunge l’allarme dell’Alleanza cooperative agroalimentari: «Siamo fortemente preoccupati — spiega il presidente Giorgio Mercuri — per le nostre cooperative che si trovano anche per il 2017 senza possibilità di produrre olio» nella regione che, in Italia, è la prima produttrice. In realtà, circa 11 milioni di indennizzi sono disponibili, grazie alla declaratoria del governo di calamità naturale, ma la liquidazione non è ancora partita perché a fine 2016 la Regione Puglia ha dovuto surrogare i poteri della Province che non avevano il personale per le istruttorie.
Le varietà resistenti
Anche per questi ritardi, forse, «aumentano le telefonate di chi mi racconta del pressing degli studi legali sulle aziende agricole per firmare atti per contrastare l’eradicazione degli alberi malati», spiega il consigliere regionale pugliese Donato Pentassuglia che lo scorso 28 aprile, con il collega Fabiano Amati, ha organizzato un seminario di studi sulla Xylella nell’aula del Consiglio regionale pugliese presieduto da Mario Loizzo.
Il disseccamento degli ulivi, quindi, avanza. Ma non allo stesso modo su tutti gli alberi. «Alcune varietà — spiega Martelli — sono più resistenti. La varietà Leccino si sta mostrando più resistente di Ogliarola e Cellina, tanto che per gli ulivi monumentali si sta pensando a innesti di Leccino sulla chioma degli ulivi Ogliarola. È un’idea arrivata dagli agricoltori ed è ottima». In tal caso l’eradicazione si può evitare. «Ma se mi chiede se
Il microrganismo «procede» a una velocità media di circa 30 chilometri all’anno L’ostacolo Per ora il veto europeo proibisce di reimpiantare le varietà più forti nelle zone infette: a metà maggio Bruxelles potrebbe ripensarci
Gli abbattimenti Dopo i 1.564 ulivi abbattuti nel 2015, nel 2016 ne sono stati espiantati soltanto 20 e nei primi quattro mesi del 2017 altri 80
Le stime Gli imprenditori agricoli attendono i risarcimenti, con danni stimati dalla Coldiretti regionale in circa un miliardo di euro
l’abbattimento è indispensabile — conclude Martelli — io dico che le buone pratiche agricole non sono sufficienti, perché non bloccano l’infezione né la sua avanzata, e che l’abbattimento è una pratica richiesta dalla Ue. Ma attenzione: l’abbattimento è utilissimo se viene fatto tempestivamente, appena individuato un nuovo focolaio, se c’è un ulivo malato tra tanti sani. Ma in provincia di Lecce, dove quasi tutta l’area è infetta, è ormai troppo tardi».
La soluzione Favolosa
Ancora più resistente del Leccino appare la varietà Favolosa. La cui scoperta, da parte del professor Giuseppe Fontanazza, all’epoca direttore dell’Isafom del Cnr di Perugia, risale a una trentina di anni fa. La selezione Favolosa venne brevettata dal Cnr, con licenza esclusiva ceduta a tre vivai in Umbria (Agricola Faena), Puglia (Oliveti d’Italia) e Sicilia (Vivaio Russo). La scoperta del 2017 — fatta dai ricercatori del Cnr con i colleghi dell’Università di Bari e del Centro ricerca Basile Caramia di Locorotondo — e presentata dal Cnr a Roma lo scorso 5 maggio, è che la Favolosa risulta la varietà più resistente alla Xylella. Una speranza per gli ulivi pugliesi, a patto che le varietà resistenti possano essere reimpiantate anche nelle zone infette. Allo stato attuale c’è il veto della Ue. Che si spera possa presto cadere: a fine marzo il governatore pugliese Michele Emiliano annunciò di avere avuto segnali positivi in tale direzione da Bruxelles. Il 15 maggio è prevista la riunione del comitato fitosanitario a Bruxelles che dovrà decidere sul reimpianto e sulla possibilità di preservare gli ulivi secolari sani (che andrebbero abbattuti) eventualmente presenti nel raggio di 100 metri dalle piante malate. Ma la Ue, per dare efficienza, chiede efficienza. Che per Bruxelles è l’eradicazione degli ulivi malati. Per questo i pochi abbattimenti effettuati fino ad ora potrebbero rappresentare un ostacolo. La Favolosa attende che le venga fatto spazio.
La variante resistente è stata brevettata dal Cnr con licenza esclusiva ceduta a tre vivai privati