Prada sui tetti della Galleria «Adesso l’avanguardia è la fascia della censura»
La sfilata a Milano, nell’Osservatorio restaurato dalla griffe
Le giacche Hanno tagli e volumi molto particolari poco sotto le spalle. Cenni tecnici che riportano allo sport ma sempre declinati in chiave molto elegante Il cappotto Importante, doppiopetto, vagamente maschile se non fosse per le scollature profonde, le spalle scese e il punto vita sempre segnato
Modernismo. Metamorfosi. Avanguardia. Libertà. Censura. Nudità. Bastano pochi minuti a Miuccia Prada per soddisfare la sete di chi nella moda cerca sempre di andare oltre a orli e lustrini. La stilista accende in abiti, parole e vista. Cominciando da quest’ultima: la scelta di sfilare sulle cupole della Galleria Vittorio Emanuele, nei saloni dell’Osservatorio restaurati e aperti proprio dalla griffe. Lo sguardo si perde su questi profili inediti di ferro e vetrate e tegole. «Ho pensato che il posto fosse stupendo — racconta la stilista — e mi sembrava l’occasione giusta per presentare la mia collezione». Assaggio dell’estate prossima, dunque cruise o resort? Macché. «Parole che non amo, mi sanno di sfilatine insignificanti. Piuttosto definitela “no cruise”». Dalla prima uscita è chiaro che la scenografia dialoga con gli abiti. O viceversa. «Questo luogo mi ha fatto pensare al modernismo, alle avanguardie ma anche all’eccentricità, alla sensualità e alla bellezza. Che era esattamente quello che volevo fare io. Una specie di metamorfosi che parte dal tecnico, che oggi vuol dire sport ma che sport non è, per arrivare a una parte modernista elegante». Le parole sono elementi che si ritrovano un’uscita dopo l’altra, nella costruzione di questi abiti che domano le geometrie con la dolcezza, il rigore con la leggerezza, la castità con la sorpresa. Gonne, top, sottovesti, blouson, cappotti: colletti chiusi, spalle scese, cinture in vita, calzettoni tecnici, sandali futuristi. Sovrapporre diventa un’arte sia nelle lavorazioni (il plissé con i ricami e le paillette e le piume) che nei pezzi (il top, l’abito, la maglia, la blusa, il grembiulino). Artista Francesco Vezzoli, 46 anni, ha studiato alla Central Martin’s School a Londra Ma il filo del dialogo con il luogo è la leggerezza: nei tessuti (tanto tulle) e nei colori (pastello per lo più). Mai una trasparenze però. Piuttosto una fascia, una doppiatura. Volutamente castigate? In realtà naturalmente coperte. «A differenza dei miei anni, i Sessanta, quando tutte, compresa me, andavamo in giro anche nude,