Roberto Rinaldi,
L’esito dell’ultimo referendum sta determinando la sopravvivenza come ente pubblico del Cnel che la stragrande maggioranza delle forze politiche ritiene inutile, perché non in grado nei decenni di svolgere la missione per cui era sorto. I cittadini contribuenti si chiedono perché debba continuare lo spreco di denaro pubblico in un ente che finora non è riuscito a dare il contributo atteso dalla collettività. Le lettere firmate con nome, cognome e città e le foto vanno inviate a «Lo dico al Corriere» Corriere della Sera via Solferino, 28 20121 Milano Fax: 02-62827579
Sopravvivenza del Cnel
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Aldo Cazzullo - «Lo dico al Corriere» «Lo dico al Corriere»
Caro direttore,
noto con tristezza come l’offesa personale venga usata sempre più frequentemente come arma di persuasione politica. Salvini ha definito deficienti o giù di lì gli elettori delle primarie Pd, il deputato dei Cinque Stelle Fico qualificava il presidente Gentiloni come un burattino di Renzi: molti sembrano non curarsi del peso delle parole, del veleno instillato nel pensiero e nell’agire quotidiano, giovanile soprattutto. Apposta? Non lo so: certo è che la violenza verbale e la derisione dell’avversario sono sempre state le armi delle dittature per indebolire la resistenza delle masse, per intimidirle, per predisporle ad accettare, precedendola di poco, la violenza politica: squadrismo fascista docet. Se è vero che quei signori non se ne rendono conto, in loro vece dovrebbero agire le istituzioni per stigmatizzare con molta energia questo pericoloso modo di interpretare i rapporti politici e personali. Diceva un tale: «Le malattie all’inizio sono difficili da vedere e facili da curare, alla fine sono facili da vedere e difficili da curare». Prendiamola in tempo.
Caro signor Cauz,
LCordignano (Tv)
a politica che si nutre solo di tweet, di condivisioni e di share delle trasmissioni tv ha travolto completamente il garbo e la civiltà che regolavano il linguaggio dei conflitti, anche quelli più pesanti.
Non che prima non esistessero insulti e offese. Ora però la Rete li moltiplica e li diffonde a dismisura. Nell’enorme bar sport globale in cui siamo immersi nascono comunità chiuse di «amici». Persone uguali a noi, con i nostri stessi gusti e i nostri stessi pregiudizi. L’avversario va trattato solo con l’odio e l’offesa. Il rispetto delle opinioni diverse e la comprensione di quanto può esserci di buono nella posizione dell’altro sono merce rara.
I politici hanno assorbito completamente questo genere di comportamento: sono alla ricerca ossessiva del consenso e si specchiano nei loro follower invece di esercitare la funzione di leadership. Insultano l’avversario perché sanno che le loro parole saranno riprese, moltiplicate, condivise. Una rincorsa distruttiva senza fine. Anche perché qualcuno che griderà un vaffa più forte del loro lo troveranno sempre. Le lettere a Luciano Fontana vanno inviate a questo indirizzo di posta elettronica: scrivialdirettore@corriere.it