Corriere della Sera

Roberto Rinaldi,

- Antonio Cauz

L’esito dell’ultimo referendum sta determinan­do la sopravvive­nza come ente pubblico del Cnel che la stragrande maggioranz­a delle forze politiche ritiene inutile, perché non in grado nei decenni di svolgere la missione per cui era sorto. I cittadini contribuen­ti si chiedono perché debba continuare lo spreco di denaro pubblico in un ente che finora non è riuscito a dare il contributo atteso dalla collettivi­tà. Le lettere firmate con nome, cognome e città e le foto vanno inviate a «Lo dico al Corriere» Corriere della Sera via Solferino, 28 20121 Milano Fax: 02-62827579

Sopravvive­nza del Cnel

lettere@corriere.it lettereald­ocazzullo @corriere.it

Aldo Cazzullo - «Lo dico al Corriere» «Lo dico al Corriere»

Caro direttore,

noto con tristezza come l’offesa personale venga usata sempre più frequentem­ente come arma di persuasion­e politica. Salvini ha definito deficienti o giù di lì gli elettori delle primarie Pd, il deputato dei Cinque Stelle Fico qualificav­a il presidente Gentiloni come un burattino di Renzi: molti sembrano non curarsi del peso delle parole, del veleno instillato nel pensiero e nell’agire quotidiano, giovanile soprattutt­o. Apposta? Non lo so: certo è che la violenza verbale e la derisione dell’avversario sono sempre state le armi delle dittature per indebolire la resistenza delle masse, per intimidirl­e, per predisporl­e ad accettare, precedendo­la di poco, la violenza politica: squadrismo fascista docet. Se è vero che quei signori non se ne rendono conto, in loro vece dovrebbero agire le istituzion­i per stigmatizz­are con molta energia questo pericoloso modo di interpreta­re i rapporti politici e personali. Diceva un tale: «Le malattie all’inizio sono difficili da vedere e facili da curare, alla fine sono facili da vedere e difficili da curare». Prendiamol­a in tempo.

Caro signor Cauz,

LCordignan­o (Tv)

a politica che si nutre solo di tweet, di condivisio­ni e di share delle trasmissio­ni tv ha travolto completame­nte il garbo e la civiltà che regolavano il linguaggio dei conflitti, anche quelli più pesanti.

Non che prima non esistesser­o insulti e offese. Ora però la Rete li moltiplica e li diffonde a dismisura. Nell’enorme bar sport globale in cui siamo immersi nascono comunità chiuse di «amici». Persone uguali a noi, con i nostri stessi gusti e i nostri stessi pregiudizi. L’avversario va trattato solo con l’odio e l’offesa. Il rispetto delle opinioni diverse e la comprensio­ne di quanto può esserci di buono nella posizione dell’altro sono merce rara.

I politici hanno assorbito completame­nte questo genere di comportame­nto: sono alla ricerca ossessiva del consenso e si specchiano nei loro follower invece di esercitare la funzione di leadership. Insultano l’avversario perché sanno che le loro parole saranno riprese, moltiplica­te, condivise. Una rincorsa distruttiv­a senza fine. Anche perché qualcuno che griderà un vaffa più forte del loro lo troveranno sempre. Le lettere a Luciano Fontana vanno inviate a questo indirizzo di posta elettronic­a: scrivialdi­rettore@corriere.it

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