La Roma mette in riga i cinesi Il Milan viaggia a marcia indietro
Striscione rossonero di omaggio a Totti, che però non viene schierato da Spalletti
David Han Li con l’ad Fassone e il ds Mirabelli, attoniti, assistono alla seconda sconfitta della loro gestione. Allo stadio si rivedono i due ex ad, Barbara Berlusconi e Adriano Galliani: il Milan, sesto, è ancora in corsa per l’Europa League ma con l’Atalanta sabato servirà un cambio di passo. Ieri è stato annichilito da Dzeko: «Abbiamo giocato 90’ perfetti. Il mio futuro? Ho altri tre anni di contratto con la Roma» svia il discorso il bosniaco. Spalletti è diviso fra gioie e polemiche. «Serviva
Dopo l’Inter (3-1 il 26 febbraio), il Milan (4-1 ieri sera). La Roma certifica con la seconda vittoria stagionale a San Siro che i cinesi avranno tanto da fare per riportare Milano dove era abituata a stare.
È la cronaca di una partita mai nata. È la Spoon River delle buone intenzioni di Vincenzo Montella, che nel girone di andata ha fatto più del dovuto, ma adesso è in frenata prolungata: due punti nelle ultime quattro partite e il sesto posto mantenuto in classifica solo perché la volata per l’Europa League è la corsa dei gamberi. È invece una tappa fondamentale nella rincorsa della Roma al secondo posto, che porta qualificazione diretta alla Champions e almeno 30 milioni di euro nelle casse.
Luciano Spalletti, quando si concentra solo sulla preparazione delle partite e non nella caccia ai fantasmi, resta un signor allenatore. Il problema è che spreca quintali di energie nelle sue guerre personali: ieri è riuscito nell’impresa di far entrare Bruno Peres e non Totti negli ultimi minuti, a partita decisa, e il settore romanista ha cantato «C’è solo un capitano», trascinando nell’applauso anche il resto dello stadio. Dove è arrivata la curva rossonera (uno striscione: la Sud rende omaggio al rivale Francesco Totti) non arriva l’allenatore della squadra a cui Totti ha dedicato tutta la vita.
L’avvicinamento tattico alla gara, però, è stato perfetto, con un Milan stritolato fisicamente e tecnicamente. La differenza è evidente fin dall’inizio. Il Milan non ha un solo centrocampista capace di contenere l’avversario diretto e sia Suso che Deulofeu restano sempre «alti» e non aiutano i terzini. È come il combattimento di un peso massimo contro un piuma. L’assenza di Kucka si fa sentire molto più Raddoppio Minuto 28, cross di Paredes da corner, Dzeko svetta più in alto di tutti e trova il gol con un preciso colpo di testa (Getty Images) una reazione, la squadra è stata compatta e corta. Il mancato ingresso di Totti? Basta mettersi d’accordo e la formazione si fa in cooperativa così facciamo giocare la squadra che vogliono tutti. Ho inserito El Shaarawy perché mi sembrava che la squadra stesse rincorrendo e mi serviva un gol. Del resto, quando metto Francesco negli ultimi 5’ mi dite che lo prendo per il c ... Quando sono arrivato ho detto che non volevo la gestione della storia di Totti ma solo del calciatore». Chiusura shock: «Se tornassi indietro non verrei mai ad allenare la Roma». Più sereno il doposconfitta di Montella: «La Roma ci è stata superiore sia per giocatori sia per l’allenatore. Siamo in linea con i nostri obiettivi, ci giocheremo tutto con l’Atalanta. La prossima formazione la faranno i giocatori con il furore che mostreranno in allenamento. Serve un sigillo a una stagione decorosa». sicuro di Perotti e Nainggolan. Nella ripresa Montella migliora un po’ la squadra con Bertolacci e Ocampos, che serve a Pasalic l’assist per il gol dell’illusione. Il 2-1 dura due minuti, perché El Shaarawy colpisce ancora da ex e non esulta. Finisce 4-1 con il rigore di De Rossi (espulso Paletta).
Questo Milan rischia di uscire dall’Europa, questa Roma può giocarsela contro la Juve almeno nello scontro diretto di domenica. Il problema sono Perotti, Nainggolan e Dzeko, usciti acciaccati e da valutare nelle prossime ore. E un problema è anche che Spalletti umili regolarmente Totti ogni volta che è possibile farlo. Quasi impossibile immaginarli uno sulla panchina della Roma e uno dirigente l’anno prossimo. Ma questo è un altro discorso.