Corriere della Sera

Moscovici e i socialisti: non finiremo macroniani

Il segretario del partito En marche!: «Vuole venire con noi? Presenti la candidatur­a come tutti»

- Di Stefano Montefiori Coppola, Taino

«Sono molto felice dell’elezione di Emmanuel Macron. Eppure non cambio partito, continuo a pensare che abbiamo bisogno in Francia e in Europa di una sinistra di governo solida». Pierre Moscovici, commissari­o europeo per gli Affari economici, ribadisce la fedeltà al Partito socialista.

L’ex primo ministro socialista Manuel Valls, che avrebbe voluto incarnare il rinnovamen­to del sistema politico francese, ha deciso di schierarsi con l’uomo che è riuscito nell’impresa, il nuovo presidente della Repubblica e suo ex ministro dell’Economia, Emmanuel Macron.

«Questo partito socialista è morto, è ormai dietro di noi — ha detto ieri mattina Valls alla radio RTL —. La storia e i valori restano, ma il partito deve ormai superare se stesso».

Valls ha annunciato di volere passare al movimento di Emmanuel Macron, «La République En Marche», e di candidarsi con quell’etichetta alle legislativ­e dell’11 e 18 giugno. «La mia non è un’imboscata, io voglio il successo di Emmanuel Macron. Sarò quindi candidato della maggioranz­a presidenzi­ale».

Il segretario del PS, JeanChrist­ophe Cambadélis, sta però cercando di frenare l’emorragia di esponenti socialisti che vogliono lasciare il partito di rue de Solférino per associarsi a Macron, e chiarisce: «Chi vuole candidarsi per Macron dovrà uscire dal partito e si troverà come avversario un candidato del PS».

Valls porta a compimento un addio cominciato dopo le primarie, alle quali partecipò promettend­o — come tutti — di appoggiare poi il vincitore chiunque fosse stato. Battuto da Benoît Hamon, Valls non ha mantenuto l’impegno e ha dichiarato di votare per Macron — e non per Hamon — già al primo turno dell’elezione presidenzi­ale.

L’ex primo ministro porta un duro colpo a un partito nel quale entrò nel 1980, a 17 anni, nella corrente più moderna di Michel Rocard. I vertici del PS reagiscono con durezza, ma soprattutt­o quelli de La République En Marche non sembrano aspettarlo a braccia aperte.

«Forse la sua domanda di candidatur­a mi è sfuggita ma non credo, temo non l’abbia ancora presentata — ha detto con ironia gelida Benjamin Griveaux, portavoce del movimento —. Valls ha ancora 24 ore per presentarl­a, la procedura è la stessa per tutti, ex primi ministri compresi. Scopriamo dei nuovi amici ogni giorno». E il deputato Christophe Castaner: «Valls sbaglia a dichiarars­i candidato per noi, deve prima fare domanda alla commission­e di investitur­a, come tutti. La Repubblica dei privilegi è finita». E la commission­e di investitur­a che ne pensa? «La République En Marche ha già un candidato nella circoscriz­ione di Valls (Evry, ndr)», ha detto il presidente Jean-Paul Delevoye.

Quando Valls e Macron erano entrambi al governo la rivalità scoppiò subito. E il giorno in cui Macron si dimise per cominciare il suo cammino verso l’Eliseo, Valls pronunciò parole poco affettuose: «Non si può disertare, ai francesi si deve lealtà, non ci si improvvisa candidati alle presidenzi­ali». Il giudizio di Macron su Valls non è migliore: «Se c’è uno che ha tradito Hollande, quello è Valls».

Ora l’ex premier si adatterebb­e a lavorare per il suo ex ministro diventato presidente. Valls ha lasciato la vecchia famiglia, solo che la nuova fatica ad accoglierl­o.

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Il neopreside­nte francese Emmanuel Macron posa per un selfie con una donna all’uscita dal barbiere a Parigi
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