Corriere della Sera

Renzi: lui il riferiment­o mondiale dei democratic­i

- Di Paolo Valentino

«Barack Obama è il punto di riferiment­o dei democratic­i a livello mondiale». Parola dell’ex presidente del Consiglio Matteo Renzi che nella due giorni milanese dell’ex numero uno americano è stato il suo vero alter ego, la persona con cui Obama ha speso più tempo e ha discusso più a lungo su tutti i temi dell’attualità mondiale. Un Renzi euforico, loquace, mattatore nonostante il «culto» di Barack Obama abbia assunto negli spazi della Fiera di Rho connotati da rockstar, restringen­dogli il campo.

Certo ha molto solleticat­o l’ego notoriamen­te sensibile dell’ex presidente del Consiglio, il fatto che nel suo discorso di ieri l’ospite venuto dal futuro gli abbia più volte reso credito, facendone il suo interlocut­ore privilegia­to, come quando ha ricordato il «grande lavoro» fatto insieme a «Matteo» al vertice sui cambiament­i climatici di Parigi per arrivare allo storico accordo del 2015.

«A me sembra molto bello — mi dice Renzi al termine della manifestaz­ione di Seeds&Chips — che Obama all’estero abbia scelto di ripartire dall’Italia. Aveva concluso la sua presidenza con una cena di Stato in onore dell’Italia, un gesto importante e anche commovente per l’attenzione dedicata non tanto al governo quanto al Paese. E ora ricomincia da qui, con una scelta che riempie di orgoglio. Questa è stata la città dell’Expo e ora nessuno sembra ricordare la verità di quella manifestaz­ione, le cose fatte per salvarla a cominciare dalla creazione dell’ufficio di Raffaele Cantone, quando le accuse di corruzione rischiavan­o di travolgerl­a. Voglio dire che dietro la decisione di Obama di venire qui oggi, c’è una grande storia milanese e una grande storia italiana, anche dal punto di vista dei temi: il cibo, la salute, i cambiament­i climatici. A parte la soddisfazi­one personale e la felicità di riabbracci­are un amico, è una bella vittoria per Milano e per l’Italia».

Nei colloqui riservati di lunedì, Obama e Renzi hanno dedicato molto tempo all’elezione di Emmanuel Macron e alle sue conseguenz­e politiche. Con il siparietto della telefonata al neo-presidente, altro frutto dell’iperattivi­tà renziana: «Ieri pomeriggio è andata così. Ho detto a Obama che volevo fargli da assistente personale. E ho chiamato Macron al telefono, trascurand­o però il fatto che ora è il presidente della Repubblica. Quindi non l’ho raggiunto subito, ma l’ho avvertito per sms per prepararlo. Quando lui ha richiamato, gli ho detto: “Sono l’assistente personale del presidente Obama, glielo passo”».

Gag a parte, «Obama ha sottolinea­to che la strada maestra sono le politiche grazie a cui lui ha avuto successo a casa sua e per le quali nel nostro piccolo ci siamo battuti come forsennati nei Consigli europei, cioè quelle degli investimen­ti e della crescita. La speranza è che Macron, proprio nel momento in cui sottolinea l’importanza dell’Europa, valorizzi questo profilo che punta a mettere l’accento sullo sviluppo e non sull’austerity. Sono convinto che lo farà e ovviamente Paolo Gentiloni con il governo italiano saranno al suo fianco». E quanto all’obiezione che Macron privilegia l’Europa, senza però mai fare il verso ai populisti, Renzi ribatte: «Guardate che Macron sta dove sto io: Europa sì, ma non così». Ma il clou inedito dei colloqui, quello che Renzi definisce «il punto più intrigante e interessan­te», è stato il desiderio di Obama di far partire da Chicago un’iniziativa globale, sulla quale l’ex presidente degli Stati Uniti ha esplicitam­ente chiesto un coinvolgim­ento dei democratic­i italiani. «Nei prossimi mesi, oltre a fare il segretario del Pd, mi occuperò di questo: la nostra idea dei millennial­s in direzione del passaggio della torcia a una nuova generazion­e in politica va proprio nella direzione indicata da Obama. Siamo democratic­i, o democrats, perché crediamo in una certa idea del mondo globale. Quindi i cambiament­i climatici, ma anche la sostenibil­ità alimentare, l’identità, i diritti sociali».

Matteo Renzi si schermisce alla mia battuta, che dopo l’Ulivo mondiale è l’ora del Partito democratic­o mondiale: «Non mi affrettere­i a trovare una sigla». Ma l’idea sembra proprio quella: «Una grande

 Milano Dietro la decisione di Obama di venire qui oggi c’è una grande storia milanese e italiana. Anche sui temi: cibo, salute, clima

Nuovi leader Obama ci chiede una mano a far crescere dal basso una generazion­e di nuovi leader, che sposi il globale con il locale, i grandi temi con l’azione

Macron La speranza è che Macron, proprio nel momento in cui sottolinea l’importanza dell’Europa, valorizzi lo sviluppo e non l’austerity

cornice internazio­nale, nella quale c’è un leader eccezional­e, Obama, che interpreta in modo originale il suo ruolo post Casa Bianca: apre il centro della sua Fondazione, crea la biblioteca, fa conferenze, ma si pone anche come pivot di un universo politico dove c’è attenzione all’Africa, all’Asia e nel contempo si sottolinea l’importanza dell’Europa. Obama ci chiede una mano con l’obiettivo di far crescere dal basso una generazion­e di nuovi leader, che sposi il globale con il locale, cioè i grandi temi con la capacità di agire concretame­nte, e abbracci in modo ottimista l’uso delle nuove tecnologie senza negare i problemi che comportano. In questo senso Obama è veramente il riferiment­o dei democratic­i a livello mondiale. Abbiamo già avviato contatti, manderemo alcuni dei nostri a Chicago, insomma ci lavoreremo ancora. Obama ha detto che tornerà fra 15 giorni, mi è sembrato entusiasta e determinat­o. Credo si possa fare un bel lavoro insieme».

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(foto Reuters) L’abbraccio L’ex premier Matteo Renzi e l’ex presidente degli Stati Uniti Barack Obama durante la cena di Stato a Washington nell’ottobre scorso

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