Corriere della Sera

«Parigi ha evitato il disastro: per la Ue ultima chance»

Joschka Fischer: se Macron dovesse fallire, l’Unione sarebbe condannata per sempre

- P.Val.

«Il Partito socialista? Non so se sia vivo o morto, ma in ogni caso deve resuscitar­e». Nel giorno della festa dell’Europa, il commissari­o francese per gli Affari economici Pierre Moscovici — felice per la vittoria di Macron — incontra alcuni giornalist­i nella rappresent­anza della Commission­e, in boulevard Saint-Germain. Nel colloquio si parla del nuovo presidente, del ruolo dell’Italia e della crisi del PS, che è il partito di Moscovici dai primi anni Ottanta e che lui — a differenza dell’ex premier Manuel Valls — non vuole abbandonar­e.

Emmanuel Macron ha vinto le elezioni superando la divisione destrasini­stra e lei se ne rallegra. Ma lei si è anche sempre dichiarato convinto della necessità di questa divisione. Ha cambiato idea?

«Macron ha vinto sulla base di intuizioni giuste. È lui che ha avuto ragione nel pensare che i partiti tradiziona­li fossero malati. Questa è la lezione politica delle elezioni. Ma non credo per questo che la divisione destra-sinistra possa scomparire. Gli uomini e le donne di sinistra possono sostenere il nuovo presidente senza per questo rinnegarsi. Possiamo essere positivi nei riguardi del presidente eletto, favorevoli al suo impegno europeista, e restare profondame­nte di sinistra e perché no fedeli al partito socialista. Per quanto mi riguarda, lo ripeto, sono molto felice dell’elezione di Macron e cercherò in ogni modo di aiutarlo ad avere successo, per il bene «Ai miei amici socialisti dico di mantenere il sangue freddo. L’alternativ­a Identità Ci sono differenze tra Macron e la sinistra. Dobbiamo aiutare il leader, ma restare a sinistra anni di integrazio­ne». Attenzione però, avverte Fischer, «il populismo non è ancora stato sconfitto». Quella offerta dalle urne francesi è tuttavia «una grossa opportunit­à». Dobbiamo muoverci lungo tre direttrici: «La sicurezza comune, il rafforzame­nto delle frontiere esterne e soprattutt­o la stabilizza­zione dell’eurozona». Senza quest’ultima, spiega l’ex ministro verde, «sarà impossibil­e dare sostenibil­ità alla crescita» che pure già si manifesta in Europa.

«Ora è il momento, continuare come prima non è un’opzione. E tocca in primo luogo a Germania, Francia e Italia trovare un nuovo consenso», dice l’ex vice-cancellier­e, secondo il quale dipende in larga parte proprio dal suo Paese, da Berlino, se Macron avrà successo o meno. Se il nuovo presidente francese dovesse fallire, al termine dei suoi cinque anni di mandato, «l’Europa sarebbe condannata per sempre», perché «o la Francia è forte o l’Europa sempliceme­nte non c’è». Quanto all’Italia, «l’Europa non può farne a meno», ma anche «l’Italia sarebbe impensabil­e senza il legame europeo».

Il calendario del rilancio indica nelle elezioni tedesche del prossimo settembre, la data della ripartenza. Fischer prevede una riedizione della Grosse Koalition, «vedremo se ancora guidata da Angela Merkel o dalla Spd». Nell’uno e nell’altro caso, spiega Fischer, a quel punto toccherà alla Germania dare il colpo d’avvio, lanciando un nuovo compromess­o per l’Europa, dove riforme e sviluppo vadano di pari passo e la solidariet­à finanziari­a deve accompagna­re gli aggiustame­nti nazionali.

Adesso tocca in primo luogo a Francia, Germania e Italia trovare un nuovo consenso

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