Corriere della Sera

«Vivi o finiti per sempre? Sbaglia chi rinnega la storia, noi sapremo resuscitar­e»

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della Francia e dell’Europa. Eppure non cambio partito, continuo a pensare che abbiamo bisogno in Francia e in Europa di una sinistra di governo solida. Adesso i partiti tradiziona­li, il PS e i Républicai­ns, devono ritrovare dei fondamenti politici e intellettu­ali più solidi. Ma non penso che il risultato di un’elezione debba portare a rinnegarsi in tutto. Se qualcuno fa questa scelta è un problema suo».

Che cosa si attende dai compagni socialisti? Unirsi al movimento di Macron, come vuole fare Manuel Valls, o andare all’opposizion­e in un gruppo socialista?

tra entrare nella maggioranz­a presidenzi­ale o andare all’opposizion­e è sterile. Opporsi a Emmanuel Macron non ha senso per un uomo della sinistra di governo: è pro Europa, ha delle idee progressis­te e non ha neanche ancora formato il governo, mettersi già all’opposizion­e mi sembra sbagliato. Ci sono differenze tra Macron e la sinistra, il suo è un partito centrista e ha detto con chiarezza che non pensa a coalizioni con il partito socialista. Quindi i socialisti devono aiutare il presidente a riuscire, ma devono restare un partito di sinistra con i suoi valori e la sua identità, senza rinnegarsi. In concreto, bisogna fare una campagna autonoma come partito socialista, cercare di ottenere più seggi possibili, e poi da socialisti aiutare il presidente Macron».

E al di là del breve termine?

«C’è una questione più profonda, ovvero come ricostruir­si come partito politico. C’è da fare un lavoro di rifondazio­ne enorme, ripensare tutto. Il partito socialista in queste elezioni ha conosciuto più o meno la stessa disfatta della SFIO nel 1969. Allora la

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