Palermo, caos nei 5 Stelle sul candidato L’attacco: faceva affari con Addiopizzo
La registrazione di un anno fa negli uffici del gruppo alla Camera: Forello vuole scalarci
Bisognava attraversare le sale del gruppo parlamentare dei Cinque Stelle in Regione ieri pomeriggio per capire l’imbarazzo che attraversa questo movimento in overdose di sondaggi, ma adesso in Sicilia scosso da veleni clamorosamente esplosi ai margini dell’inchiesta sulle cosiddette «firme false». Sembrano tutti in fuga i 14 parlamentari fra le sale di re e viceré del Palazzo dei Normanni. Nessuno commenta l’ultimo tuono che rimbalza direttamente da Montecitorio, dagli uffici del movimento, anzi dall’apparato della Comunicazione dove con altri dieci collaboratori lavora Andrea Cottone, un palermitano affacciatosi alla vita pubblica con «Addiopizzo» ed ora nella tempesta perché già un anno fa, nel luglio 2016, avrebbe messo in guardia i tre deputati finiti sotto inchiesta a Palermo a guardarsi le spalle da Ugo Forello, ad ostacolarne l’ascesa «perché si vogliono iscrivere tutti da noi e scalare il movimento».
Si parla proprio dell’attuale candidato dei Cinque Stelle. Promosso con le primarie via blog dopo la bufera delle firme sospette, dopo l’inchiesta abbattutasi soprattutto su Riccardo Nuti, Giulia Di Vita e Claudia Mannino. Tre dei parlamentari presenti alla riunione di luglio. Quando qualcuno registrò l’allarme lanciato da Cottone contro Forello, giovane avvocato, famiglia di albergatori e assicuratori, fondatore di «Addiopizzo», mai un sospetto.
E invece Cottone, compagno della prima ora nell’associazione antiracket, per ragioni non chiare si scatena con insinuazioni ieri sfociate nella reazione e nella denuncia dei vertici dell’organizzazione che diffidano chiunque dal diffondere l’audio. A cominciare da Daniele Marannano, il leader del gruppo, un ex ragazzo inserito come accadde a Forello nella commissione ministeriale
Il deputato Riccardo Nuti è stato il candidato sindaco M5S a Palermo nel 2012. Per la questione firme false è stato sospeso dal M5S ed è passato al gruppo misto. In passato ha attaccato Forello
Andrea Cottone fa parte del gruppo comunicazione M5S. Ha lavorato per Addiopizzo. In una registrazione del 2016 con i deputati sospesi M5S lamenta la possibilità di una scalata di Addiopizzo al M5S di Palermo per l’assegnazione dei risarcimenti a commercianti e imprenditori decisi a collaborare con lo Stato.
Inquietante l’effetto «mascariamento» determinato dall’audio che gira sul web. Anche perché i tre deputati, pur non dicendo come lo hanno ottenuto, attraverso il loro avvocato Domenico Monteleone, hanno già depositato la registrazione in tribunale dove approdano così le allusioni su una presunta allegra gestione della materia, un vero e proprio business secondo Cottone. Anche grazie ad un contestato incoraggiamento del padre nobile dell’antiracket, Tano Grasso. A sua volta sorpreso, intervistato dalla Adnkronos: «Li ho aiutati ad avere rapporti con prefetti e questori e con i magistrati. E questo mi fa onore e mi riempie di orgoglio...».
L’audio, diventando «atto giudiziario», pone però un problema di competenza territoriale perché Cottone, raccontando della sua esperienza all’interno del gruppo, azzarda: «I magistrati insistevano perché noi di Addiopizzo ci candidassimo, dicendo “Ci sono praterie...”. Ma alla riunione di luglio nessuno chiese chi fossero quei magistrati. Altre bordate riguardano l’assegnazione di beni confiscati alla mafia e l’uso dei cosiddetti “Fondi Pon” “privi di rendicontazione fiscale». Falsità, per Forello, Marannano e gli altri attivisti.
Durissima la polemica politica. Alimentata da esponenti Pd come David Ermini: «Dossieraggio, veleni, coltellate alle spalle, fango e monnezza, in senso figurato e non, sono il biglietto da visita dei grillini... E sì Beppe sono proprio ragazzi meravigliosi, di un partito sano e trasparente». E la senatrice Magda Zanoni, con altrettanta ironia: «È tornato lo streaming
La polemica
Un fascicolo in Procura Il Pd: tra loro veleni, dossier e coltellate Altro che trasparenti
a 5 stelle, si spiano a vicenda ma poi negano tutto».
Vano cercare un commento fra i deputati regionali. Compresa Claudia La Rocca, la «pentita» delle firme false, indicata come vicinissima a Forello, additata dal gruppo Nuti come pedina del candidato in corsa contro Leoluca Orlando. Ed è questa corsa che finisce per essere intercettata dai veleni. Con vantaggio per i concorrenti del giovane avvocato di «Addiopizzo».