Boldrini tra i profughi in Nigeria: uniamo le forze contro i terroristi
La presidente della Camera: «Investire qui è nel nostro interesse»
72 anni dopo I sistemi di difesa anti missile nei colori mimetici adattati all’Artico durante la parata del 9 maggio, che in Russia celebra la vittoria nella Seconda guerra mondiale: questo era il 72esimo anniversario (Afp) promettendo lotta alla corruzione. Nel rispetto reciproco, pur conoscendo i problemi, cerchiamo insieme strategie condivise». Questo è un Paese che fra qualche decennio avrà mezzo miliardo d’abitanti, come ne gestiremo uno sviluppo sostenibile? «Se noi europei veniamo a investire qui, non è per un gesto di magnanimità. Stabilizzare queste popolazioni, significa trarne anche un vantaggio. Dire stop alle migrazioni. Altrimenti saremo noi a essere destabilizzati». Si toccano temi veri. Le vittime della tratta a Benin City: in un tugurio buio e soffocante, Boldrini ascolta il racconto di Chisom che sognava di fare la parrucchiera in Germania ed è finita per giorni a fare la schiava in una baracca del Mali. In un centro di Abuja, come si cura e si riabilita un ex jihadista. C’è la promessa di un sostegno al governatore di Edo, uno dei tanti stati nigeriani, ma in cambio dell’abolizione della Incontro Boldrini con le sfollate a Abuja
pena di morte. Il profilo è della missione internazionale — in autunno si farà un convegno a Montecitorio sulla tratta delle nigeriane —, ma c’è l’urgenza di programmare un futuro politico e qualche messaggio non manca, dall’iniziativa di vaccinare di persona i bambini di Lagos alla difesa delle Ong italiane. «Non so da voi — ironizza quando incontra il presidente del Parlamento di Abuja, donandogli una campanella d’argento — ma in Italia, per rimettere l’ordine, serve scampanellare...». Non è un Paese dei campanelli: a Kuchingoro, campo profughi vicino alla capitale, la presidente si ritrova nel mezzo d’un triste show a uso governativo, bambini tenuti calmi a bacchettate e soldati armati fino ai denti. «Welcome welcome!», fingono di gioire i rifugiati. L’esperienza di vent’anni tra le baraccopoli, Laura Boldrini forza un po’ il cerimoniale e va oltre i cordoni dei guardiani. Matthew, 33 anni, cristiano, è uno dei due milioni di scappati da Boko Haram. Faceva il contadino, gli hanno ucciso la moglie e bruciato la casa, ha camminato 8 mesi coi tre figli per arrivare in questo nulla di polvere: «Qui non c’è nemmeno l’acqua...». La delegazione italiana promette una pompa idraulica. No more excuses, no more delay.