Corriere della Sera

«La violenza è un boomerang» L’appello di un padre dallo scranno più alto del Senato

- Di Giovanni Bianconi

Walter Rossi, militante di Lotta continua, aveva vent’anni quando fu ucciso dai neofascist­i durante uno scontro di piazza nel 1977. L’immagine di suo padre Francesco, oggi quasi novantenne, che a quarant’anni dal delitto entra nell’aula del Senato, sale sullo scranno più alto e ammonisce i giovani di oggi a ripudiare la violenza «perché è come un boomerang, lo lanci e ritorna indietro allontanan­do la pacificazi­one e la riconcilia­zione», è forse la più emblematic­a della Giornata della memoria celebrata ieri a palazzo Madama. Perché unisce tre generazion­i e ricorda ciò che avvenne nell’Italia degli anni Settanta: la violenza politica contribuì ad alimentare il terrorismo, l’assassino di Walter Rossi è rimasto ignoto ma fra coloro che quel giorno spararono contro di lui e i suoi compagni c’erano alcuni futuri componenti dei Nuclei armati rivoluzion­ari. E perché rende omaggio a una delle tante vittime di quella stagione dai nomi poco illustri. Come la Guardia di pubblica sicurezza Claudio Graziosi, ammazzato nello stesso, drammatico ’77 dai Nuclei armati proletari, formazione dell’estrema sinistra «cugina» delle Brigate rosse. Graziosi aveva 21 anni, sei mesi dopo il suo omicidio nacque il figlio che porta il suo nome e ieri era seduto nell’aula del Senato, insieme alla vedova Silvana che ha rievocato il marito. Presenze e parole che segnano simbolicam­ente il riscatto di tutti i caduti degli «anni di piombo», in una sede istituzion­ale dove il presidente Pietro Grasso rinnova l’impegno a «illuminare la notte della Repubblica con la luce della verità, senza calcoli di convenienz­a».

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(Ansa/Claudio Peri) Il saluto L’ex capo dello Stato Giorgio Napolitano, a sinistra, con Francesco Rossi, il padre di Walter, ucciso dai neofascist­i nel 1977

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