«Soldi dai clan e conti fasulli» I sigilli al locale delle celebrità
Roma, in cella il titolare di Assunta Madre. I pm: aiutato dai colletti bianchi
ROMA Tra le ragioni che hanno convinto il magistrato a mandarlo in carcere c’è il successo della sua cucina raffinata; quella capace di attrarre clienti famosi e potenti ai quali si sarebbe potuto rivolgere per continuare a gestire le sue presunte attività illecite. «Micalusi — scrive infatti la giudice Annalisa Marzano nel provvedimento d’arresto — può contare sulla diffusa notorietà che gli ha permesso di espandere le proprie relazioni anche con persone addentro le istituzioni che evidentemente potrebbero fornire gli strumenti necessari per aggirare il presidio cautelare. Lo stato detentivo domiciliare non sarebbe certamente idoneo a recidere radicalmente queste relazioni».
Così ieri mattina i poliziotti della Squadra mobile sono andati a prendere il padrone del ristorante Assunta Madre — frequentato da nomi noti dello spettacolo, dello sport e della politica, divenuto in pochi anni il più celebrato ristorante di pesce a Roma, nella centralissima via Giulia, ora sotto sequestro — per portarlo in galera. Ma lui, il 52enne Gianni Micalusi detto «Johnny», s’è sentito male e hanno dovuto accompagnarlo in ospedale. Era appena rientrato da Dubai e stava per ripartire alla volta di Montecarlo, per l’inaugurazione di un locale aperto grazie ai «buoni uffici» di Flavio Briatore (estraneo all’inchiesta, che aveva già portato Assunta Madre dentro al Billionaire di Porto Cervo). L’accusa per «Johnny» è intestazione fittizia dei beni, nei quali avrebbe coinvolto i figli Francesco e Lorenzo (finiti ai domiciliari), accusati pure di riciclaggio. Arrestati anche un funzionario di banca, un presunto prestanome, e un commercialista, sospettati di aver partecipato alla trama.
In passato Micalusi era stato in carcere per usura, concorso in associazione mafiosa e altri reati dai quali fu assolto, con conseguente restituzione dei beni sequestrati. Ma secondo il procuratore aggiunto di Roma Michele Prestipino e il sostituto Francesco Minisci, nel timore di nuove misure di prevenzione e dunque «per eludere le disposizioni di legge», il ristoratore ha finto di trasferire i locali di Roma e Milano, insieme ad altre proprietà, ai figli e a un amico settantenne. «Un ruolo determinante — spiega Prestipino — lo hanno giocato i colletti bianchi», come il funzionario di banca «che ha permesso la movimentazione di cospicue somme di denaro contante e la fittizia intestazione di conti».
Nella ricostruzione degli inquirenti, dopo i primi sequestri del 2007 (revocati dalla corte d’appello di Roma con una decisione che il nuovo giudice definisce «di dubbia fondatezza») Johnny aveva ottenuto prestiti «evidentemente ricorrendo a soggetti appartenenti ad ambienti criminali operanti nella capitale». Risalì la china aprendo Assunta Madre nel cuore della Roma papalina, divenuta meta di attori, calciatori e parlamentari attratti dallo stesso esclusivo (e costoso) menù, per poi espandersi a Londra e Barcellona. Fino ai progetti verso altri continenti, svelati da lui stesso in una telefonata intercettata nell’aprile 2016, dopo un incontro con l’emiro del Qatar Al Thani, che aveva mangiato in via Giulia: «M’ha detto “verrai contattato”, e allora ci ho dato tutte le e-mail, il cellulare mio personale. Ha detto “per iniziare vorremmo fare Four Season a Doha, a Dubai, a New York, dove stiamo ristrutturando tre ristoranti”. C’hanno i migliori alberghi nel mondo e in ogni albergo vogliono mettere Assunta Madre».
Pochi giorni prima, Johnny aveva spedito una fornitura di pesce a Vincenzo Senese chiamato «il nonno», padre di Michele Senese, boss del narcotraffico romano, ora al «carcere duro». Ma nel 2011, Senese jr detto «Michele ‘o pazzo» era agli arresti domiciliari in clinica, dove festeggiò il suo compleanno con una decina di amici, e per l’occasione chiese a Micalusi — in una conversazione registrata dagli investigatori— il pesce freschissimo come quello recapitato la volta precedente. Rimproverandolo scherzosamente: «Io ti penso sempre con simpatia, anche se tu non pensi a me...».
Le intercettazioni Al telefono parla di un progetto per espandersi a Doha, Dubai e New York