Rimedi omeopatici «Più chiarezza e nomi in italiano»
Il Comitato di bioetica: basta etichette in latino
Che l’Italia dal punto di vista istituzionale non fosse particolarmente amica dell’omeopatia era noto. Un nuovo altolà viene stavolta da un organismo super partes, il Comitato nazionale di Bioetica presieduto dall’avvocato Lorenzo d’Avack. Valutazioni scientifiche e morali hanno
Le reazioni Boiron: «Posizione ideologica». Il centro di Lucca: «Si vuole alimentare il sospetto»
spinto i saggi a raccomandare, con una mozione in uscita oggi sul sito web, una stretta sull’etichettatura che «non sembra sufficiente ad assicurare la necessaria trasparenza informativa e il rigore, requisito essenziale per la commercializzazione di ogni farmaco».
Tre i punti. Il termine medicinale sia sostituito da «preparato», la frase «senza indicazione terapeutiche approvate» sia cambiata con «di efficacia non convalidata scientificamente e senza indicazioni terapeutiche approvate». C’è un terzo punto sul quale ha insistito Riccardo Di Segni, già rabbino capo della comunità ebraica romana. Il Comitato «auspica che la denominazione scientifica del ceppo o dei ceppi omeopatici sia accompagnata dalla traduzione italiana» anziché fermarsi al latino. Perché non scrivere cipolla o anemone, insomma? La mozione è stata approvata all’unanimità, unico astenuto Maurizio Benato, rappresentante degli Ordini dei medici.
D’Avack chiarisce: «Niente di ideologico. Il paziente nel rapporto di cura deve avere le idee chiare e la situazione attuale non lo permette. Abbiamo ritenuto di farci carico del problema di un’informazione confusa».
Lo spunto è la recente presa di posizione della Federal Trade Commission americana, agenzia non governativa per la tutela dei consumatori. Raccomanda che i prodotti omeopatici da banco vadano considerati «non ingannevoli» solo se muniti di etichetta esplicita. Fa una distinzione Cinzia Caporale, biologa nel Cnb: «Noi non mettiamo in dubbio l’omeopata, quasi sempre ottimo medico capace di ascolto e attenzione speciali. I rimedi omeopatici, basati sul concetto della diluizione del principio attivo, nonostante i tentativi non sono sostenuti da evidenze scientifiche sufficienti».
L’intervento dei bioeticisti arriva a due mesi scarsi dalla scadenza del 30 giugno, quando le aziende dovranno presentare i dossier dei prodotti per rinnovare l’autorizzazione al commercio.
Silvia Nencioni, ad di Boiron, leader in Europa, si dice «allibita»: «È una nuova posizione ideologica priva di argomentazioni. Le imprese italiane sono obbligate a rispettare nell’etichetta le indicazioni della legge Ue del 2006. Quelli omeopatici sono farmaci a tutti gli effetti dal momento che l’agenzia Aifa richiede la stessa procedura adottata nel farmaceutico. Boiron è pronta con i dossier da consegnare».
«I soliti pregiudizi — bolla la mozione Elio Rossi, capo del centro di riferimento pubblico per l’omeopatia di Lucca —. Ora se la prendono con i nomi dei ceppi che esistono da centinaia di anni. Il tutto finalizzato ad alimentare il sospetto».