Corriere della Sera

BASTA BLUFF, SERVE UN’INTESA SULLA LEGGE ELETTORALE

- Di Antonio Polito

CSEGUE DALLA PRIMA

ome risposta ha avuto l’avvio di un minuetto offensivo della nostra intelligen­za, in realtà finalizzat­o a lasciare tutto com’è. Il partito di maggioranz­a relativa spara sistemi a raffica: una settimana è il Mattarellu­m redivivo (volesse il Cielo, quel sistema tutto sommato funzionava), un’altra è il Consultell­um (il moncherino di cui sopra) rivisto e adattato, un’altra ancora è il «tedesco» ripescato dalle nebbie del passato. È successo persino che un autorevole esponente renziano abbia depositato in commission­e una proposta per il Provincell­um (altra pezza del costume arlecchine­sco per cui in Italia si vota con cinque sistemi diversi tra Regione, Provincia, Comune, Parlamento nazionale, Parlamento europeo) solo per sentirsi dire da Renzi qualche sera dopo in tv che non si sarebbe mai fatto fregare da quel sistema lì. Ieri infine abbiamo letto che il Pd starebbe preparando due proposte, una proporzion­ale diretta a Berlusconi e una maggiorita­ria da presentare a Grillo. À la carte.

Gli altri partiti giocano la stessa melina. Si sono coalizzati per strappare al Pd il presidente della commission­e che deve decidere, ma a che pro se non hanno alcuna idea comune sulla legge?

Tutti dicono che sono pronti, anche domani, anche stasera stessa, a fare la loro parte, ma poi subito aggiungono la loro condizione irrinuncia­bile; purché non sia proporzion­ale, purché non sia maggiorita­rio,

purché il premio sia alla coalizione, o alla lista, purché non si tocchino i capilista bloccati, o purché si sblocchino, eccetera, eccetera. I Cinque Stelle, che si vantano di non aver mai votato una delle precedenti leggi bocciate dalla Consulta, sembrano fermamente intenziona­ti a non votare nemmeno la prossima e anzi ad impedire che chiunque altro ne voti una, secondo il più classico «tanto peggio tanto meglio». Il massimo che graziosame­nte concedereb­bero è abbassare la soglia del premio di maggioranz­a per poterlo prendere loro: perfettame­nte

in linea con la tradizione dei vecchi partiti che hanno legiferato sulla base dei sondaggi del momento. Un comportame­nto che ha fin qui prodotto quattro sistemi diversi in soli 25 anni, l’ultimo dei quali naufragato ancor prima di essere mai stato usato, e quattro governi di seguito non espression­e di maggioranz­e elettorali.

Si sta producendo così un danno letale alla credibilit­à della democrazia rappresent­ativa nel nostro Paese, peggiorato dal fatto che da molti anni non è più consentito agli elettori neanche di scegliersi il proprio rappresent­ante. Chi vuole davvero salvare il sistema parlamenta­re deve mettere fine a questo gioco del cerino, e cercare con umiltà e spirito di servizio un accordo. Questo compito spetta innanzitut­to al partito di maggioranz­a, che non può rifugiarsi in atteggiame­nti pilateschi, come a dire «io ci ho già provato, ora vediamo che sapete fare voi». Non è colpa degli italiani se hanno bocciato la riforma costituzio­nale loro proposta con un referendum. Nè è colpa della Consulta se l’Italicum violava in più punti i principi della Costituzio­ne. Gli altri protagonis­ti della vita politica, a partire da Berlusconi, hanno il dover di favorire un’intesa. La lotta politica non è un pranzo di gala, ma nemmeno una partita a poker. Anche perché prima o poi gli elettori scoprono sempre chi bluffa.

Tutti dicono che sono pronti a fare la loro parte, poi aggiungono condizioni irrinuncia­bili Si tratta delle regole del gioco: i protagonis­ti della politica devono trovare un accordo

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