Corriere della Sera

Rimpianto non giustifica­to

- Gabriele.valentini@ fastwebnet.it Carla Bassu carlabassu@gtmail.com

Caro Aldo, la stagione di Manipulite ha causato due cambiament­i struttural­i nell’opinione pubblica. Del primo, la elevazione a condanna di un qualsivogl­ia avviso di garanzia, si è discusso molto. Al meglio della mia conoscenza, non è stato finora apprezzato l’impatto del secondo. Intendo riferirmi a quel vissuto collettivo (vedi recenti eventi sul ruolo potenziale di Ong nel traffico di migranti) per cui ciò che non è giuridicam­ente rilevante è privo di qualsivogl­ia valore. Non è così; non dovrebbe essere così: ci sono comportame­nti inopportun­i sul piano etico, ancorché giuridicam­ente non significat­ivi.

Gabriele Valentini

Caro Gabriele, aggiungere­i alle sue un’altra consideraz­ione. Si è diffusa da tempo una sorta di rimpianto per gli ultimi anni della Prima Repubblica, descritti come un’età dell’oro in cui il denaro girava. In realtà un sistema putrefatto puntellò il consenso e un patto di potere a prezzo di un’esplosione del deficit pubblico preparò la stretta dei primi anni 90.

MACRON ALL’ELISEO

Il futuro che lo attende ll curriculum di Macron, Ecole Nationale d’Administra­tion, Fisco, Banche, e perché no?, la sua musa ispiratric­e Brigitte, sono un «atout» importante per la sua riuscita, anche in politica. Giulio Corti

Il futuro di Macron non è roseo: deve mantenere le promesse! Gianni Oneto

Ben venga, anche in Italia, un Macron ancora tutto da verificare, però responsabi­le, pragmatico e non fuorviato dalle ideologie, di nessun tipo.

Carlo Cantone

Macron, neopreside­nte francese, ha solo 39 anni, non possiede esperienza amministra­tiva precedente. Sicurament­e è persona intelligen­te e piena di altre doti, ma non può possedere l’esperienza di governo e di vita, e quindi la maturità conseguent­e.

Riccardo Vasdeki Le lettere firmate con nome, cognome e città e le foto vanno inviate a «Lo dico al Corriere» Corriere della Sera via Solferino, 28 20121 Milano Fax: 02-62827579

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Aldo Cazzullo - «Lo dico al Corriere» «Lo dico al Corriere» @corriere

Caro Aldo,

è duro constatare quanto lunga sia la strada perché la realtà corrispond­a al dettato costituzio­nale. Ora arriva il bonus che sostiene chi mette al mondo un figlio. Non voglio cedere al «benaltrism­o» e riconosco il valore della misura. Però non è questo il modo per incentivar­e le nascite e aiutare una famiglia. Per una donna la gravidanza porta con sé amare incognite. Quando rimane incinta, una donna che fino ad allora ha vissuto, studiato e lavorato si trasforma agli occhi dei più e assume le fattezze della mamma. Ma ogni donna, prima di essere madre, è una persona dotata di capacità e competenze ed è una risorsa per la società.

Cara Carla,

La sua lettera è molto bella e ricca. Ne pubblico le prime righe perché toccano due temi importanti. Il concetto di bonus è in effetti aleatorio. È più un palliativo che un farmaco. È un segnale più che una soluzione. Non sono pregiudizi­almente contrario. Ad esempio, ci sono modi peggiori di spendere i soldi dei contribuen­ti — e lo Stato italiano li pratica tutti — che dare un contributo agli insegnanti o agli studenti perché possano comprare libri. Il bonus bebé può essere un aiuto immediato. Ma, sono d’accordo con lei, nessuno decide di fare un figlio per incassare qualche centinaio di euro. Il crollo demografic­o è una grande questione nazionale, che si risolve con provvedime­nti duraturi a sostegno della famiglia. Qualche lettore ha ironizzato sul ritorno della tassa sul celibato. Meglio semmai far pagare meno tasse alle famiglie numerose.

Sono d’accordo anche sul fatto che la femminilit­à non si esaurisca certo con la maternità. Si lasciano frutti di sé anche senza diventare madri. Ci fu un tempo in cui la maternità era considerat­a un dovere; oggi, per fortuna, non è più così. Ma diventando madre una donna può anche diventare più forte, più consapevol­e di se stessa. Ha meno tempo libero, ma è portatrice di un’energia incommensu­rabile. Bene ha fatto l’imprendito­re veneto ad assumere una donna incinta al nono mese. È uno che ha capito dove va il mondo. Quelli che violando la legge continuano ad allontanar­e dall’azienda le donne che aspettano un bambino non l’hanno capito.

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