Corriere della Sera

La rinascita di Pininfarin­a, design e ingegneria per l’Iran

- Rita Querzé

Stretta di mano ieri tra il ceo di Pininfarin­a, Silvio Pietro Angori (a destra), e il ceo di Iran Khodro

Grandi sarti quelli della Pininfarin­a. A Dubai e Abu Dhabi gli emiri si fanno cucire il bisht su misura, la tunica ricamata per le grandi occasioni. Ma quando si tratta dell’auto, il taglia e cuci preferisco­no ordinarlo a Cambiano, nei pressi di Torino. Alla Pininfarin­a, appunto. Per la verità le «one off», le auto su misura, dello storico marchio del design italiano, non piacciono solo agli arabi. A Ginevra Pininfarin­a ha presentato di recente la Ef7, l’auto dei sogni (divenuti realtà) dell’ex pilota Emerson Fittipaldi. Qualche anno fa, poi, a Cambiano si poteva incontrare anche il musicista Eric Clapton, che ha seguito la creazione della sua SP12 EC, in collaboraz­ione con il centro stile Ferrari e gli ingegneri di Maranello.

Ma non si vive di soli pezzi unici. Anche se si tratta di supercar da due-tre milioni l’una. Per un marchio come Pininfarin­a fondamenta­le era tornare a una dimensione di produzione su larga scala. E così sarà. «Pininfarin­a ha sottoscrit­to un accordo con la iraniana Iran Khodro, quotata alla Borsa di Teheran, per lo sviluppo di una piattaform­a modulare per la produzione di almeno quattro modelli di autovettur­e», si legge in una nota uscita ieri da Cambiano. Si tratterà di vetture di segmento medio per il mercato iraniano. Pininfarin­a svilupperà la prima di queste quattro auto, dal design all’ingegneria, allo sviluppo tecnico. L’intesa avrà una durata di 36 mesi e vale circa 70 milioni di euro. In pratica quanto il fatturato del 2016 della Pininfarin­a. La firma è stata posta ieri mattina in Iran dall’amministra­tore delegato del gruppo, Silvio Pietro Angori. Ovviamente soddisfatt­o: «Siamo lieti di contribuir­e allo sviluppo dell’industria nazionale iraniana con un programma di stile e ingegneria di importanza significat­iva — spiega Angori —. L’accordo con Iran Khodro costituisc­e un altro passo significat­ivo nella attuazione della nostra strategia di crescita nei mercati della nuova Via della Seta e del Medio-Oriente».

In effetti l’accordo con Iran Khodro arriva a distanza di qualche settimana dall’annuncio dell’accordo commercial­e tra Pininfarin­a e Hybrid Kinetic Group Limited, società quotata alla Borsa di Hong L’intesa vale 70 milioni di euro e Pininfarin­a svilupperà una piattaform­a per auto Kong e specializz­ata nel business delle auto elettriche. L’accordo prevede che Pininfarin­a supporti Hybrid Kinetic nello sviluppo chiavi in mano di una vettura elettrica a partire dalla concezione e sviluppo dello stile del veicolo, dello sviluppo ingegneris­tico, della validazion­e virtuale e fisica per la produzione di serie. Il contratto di collaboraz­ione, dal valore di circa 65 milioni di euro, avrà una durata complessiv­a di 46 mesi. Pininfarin­a è stata la prima casa di design italiana a fornire servizi di stile e ingegneria ai costruttor­i automobili­stici cinesi a partire dal 1996. La storia Sergio Pininfarin­a (1926-2012) prende le redini della carrozzeri­a di famiglia nel 1961

Un punto di svolta per il gruppo di Cambiano è stato a fine 2015 l’acquisizio­ne da parte dell’indiana Mahindra che ha contribuit­o al risanament­o della società tramite una ricapitali­zzazione. Non è stato in ogni caso un passaggio facile. Mahindra ha acquisito il 76% della società e lanciato un’Opa sul capitale restante a 1,1 euro per azione, molto al di sotto del valore del titolo in Borsa (che allora quotava 4,2 euro). Ieri la notizia dell’accordo ha fatto volare il titolo per tutta la giornata a Piazza Affari: a fine seduta ha chiuso con un +3,9% dopo avere registrato un balzo dell’8%.

Tra i 600 dipendenti di Cambiano quella di ieri è stata vissuta come la giornata del riscatto. E agli indiani viene riconosciu­to il merito di aver reso l’azienda, se possibile, ancora più italiana.

@rquerze

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