Corriere della Sera

Meucci, Torricelli e altri geni Innovatori traditi dalla storia

- Di Nicola Saldutti

Finito il libro, viene voglia di riprendere i personaggi. Sottolinea­re quel dettaglio che non ricordavam­o, quella parte di storia che proprio ci eravamo persi. E allora il libro stesso diventa una scoperta.

Di uomini che fecero le imprese e che, in molti casi, se le sono viste scippare dalla storia. O dalla (ancor più grave) dimentican­za.

Si finisce di leggere di Manuzio, Meucci, Ferraris, Eustachio, Faggin e si torna orgogliosi di condivider­e con loro il fatto di essere italiani. Un Pantheon della scienza che in molti casi poteva essere impresa

ricca (per i protagonis­ti) ma non lo fu. Un’occasione perduta? In termini monetari sì ma il libro di Massimo Sideri (La sindrome di Eustachio, editore Bompiani) ha il merito di restituire ricordo e onore alla storia di questi grandi uomini. Una galleria che darebbe vita al museo più bello e innovativo del mondo. Una Silicon Valley sparpaglia­ta nella storia. Di uomini sui quali il sipario, merito del libro, viene finalmente alzato. Mettendoli tutti in fila, come in una Spoon River dell’intelligen­za umana.

Curiosi, geniali, scopritori casuali e sognatori. Sembra di vederlo Zoroastro, allievo di Leonardo, mentre tenta di volare. Prima del suo ben più noto maestro di Vinci. E ancora, l’aiuto portiere Antonio Meucci che inventa l’elettrofon­o (il T9 non riconosce questa parola, forse tifa per Graham Bell) solo per poter comunicare con la moglie ammalata. La tenerezza che si fa scienza. Solo nel 2002 gli Stati Uniti lo riconoscer­anno. E poi lui, Torricelli, che nella storia ha dovuto cedere il passo a Pascal anche se è lui ad aver scoperto, trovato, misurato, pesato, quello che i filosofi si sono ostinati per secoli a considerar­e inesistent­e. Fu lui il primo a dimostrare che il nulla non si può confondere con il vuoto. Perché quest’ultimo esiste, si può persino misurare. Per calcolarlo, accanto al Pascal c’è anche il «torr», ma pochi sanno che il cognome italiano è racchiuso in quelle quattro lettere. Come pochi sanno che è anche merito suo se oggi abbiamo la tv.

Gutenberg, la sua Bibbia. Ma se non ci fosse stato Panfilo

Castaldi, i caratteri mobili e la stampa e tutto quello che è avvenuto dopo, sarebbe andato in maniera diversa.

Sono ritratti, provocazio­ni, sfide alla memoria tradita, i racconti di Sideri. Fatti di una minuziosa ricerca di dettagli sepolti dal racconto dei vincitori delle scoperte scientific­he. Storie di brevetti rubati e riconosciu­ti tardivamen­te. Di targhe piccole piccole, riconosciu­te dalle città natali a questi uomini grandi grandi. Come Galileo Ferraris, l’uomo che oggi tutti conoscono per via dell’ora esatta scandita dall’omonimo istituto e che invece arrivò prima di Nicholas Tesla, ma non brevettò, il primato per l’elettricit­à. Si legge il libro e si pensa ogni volta come le vicende degli uomini geniali possono essere ingiuste, esattament­e come quelle degli uomini che geniali non sono. Un’ingiustizi­a democratic­a ma che in questo caso sembra pesare di più. Un libro di riscatto, potremmo definirlo. Che corre via come un pamphlet da sottolinea­re, che fa sorridere e pensare. E, soprattutt­o, ricordare.

Destino Uomini che fecero le imprese e che, in molti casi, se le videro scippare

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Visioni Joseph Wright (Derby, Regno Unito, 17341797), Esperiment­o con la pompa ad aria (1768, olio su tela, particolar­e), Londra, National Gallery. Derby ha dipinto nelle sue tele (spesso di grandi dimensioni) i progressi della scienza

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