L’alternativa all’«insalata russa» di Bruxelles
Non è trionfale il bilancio che Sergio Fabbrini trae circa l’esperienza istituzionale dell’Ue: «L’idea di tenere tutti gli Stati europei all’interno di un unico progetto integrativo non ha funzionato», scrive sul «Mulino». L’intervento del politologo apre il nuovo numero della rivista diretta da Michele Salvati. E riprende i contenuti del libro Sdoppiamento, pubblicato dallo stesso Fabbrini con Laterza (pp. 210, 18), collocandosi nel contesto del dibattito cui hanno contribuito sul «Corriere», il 10 aprile scorso, Roberto Esposito ed Ernesto Galli della Loggia.
Molto critico verso gli scenari delineati dalla commissione di Bruxelles («un’insalata russa» senza chiare priorità), Fabbrini boccia le soluzioni tecnocratiche, ma anche l’idea che l’Unione possa diventare un vero Stato federale, tale da assorbire le nazioni attuali come sue componenti, alla stregua dei Länder in Germania. Pensa invece che si debba distinguere (questo è lo «sdoppiamento») tra i membri che vogliono andare verso un assetto federale, benché delimitato, e quelli interessati solo al mercato comune. I primi, prosegue, devono individuare tre aree (sicurezza, moneta e sviluppo) da gestire in un quadro federale, mentre altre competenze (tipo l’agricoltura) possono essere restituite agli Stati: anzi questi ultimi devono essere posti nelle condizioni di poter fallire, se i loro conti pubblici vanno fuori controllo, senza che ciò metta in discussione la stabilità finanziaria dell’Unione.
Fabbrini reclama anche la democratizzazione dell’Ue. Non crede che possa basarsi sul Parlamento europeo attuale, nel quale non sono riconosciute asimmetrie demografiche e specificità identitarie. Auspica un esecutivo legittimato dall’elezione popolare (ma non diretta, per dare un rilievo alle diversità nazionali) di un presidente. E ipotizza un potere legislativo bicamerale, in cui al Parlamento di Strasburgo si affianchi il Consiglio europeo, composto dai leader statali, per garantire di più i Paesi piccoli.
Nel complesso si tratta di una costruzione coerente, che prevede tra l’altro la creazione di un bilancio proprio dell’Unione, finanziato con una fiscalità autonoma, per condurre politiche espansive. E soprattutto il disegno di Fabbrini ha il pregio della concretezza, che lo distingue dalle solite lamentazioni circa la necessità di un’«Europa diversa» i cui lineamenti rimangono sempre nel vago.