Corriere della Sera

L’alternativ­a all’«insalata russa» di Bruxelles

- Di Antonio Carioti

Non è trionfale il bilancio che Sergio Fabbrini trae circa l’esperienza istituzion­ale dell’Ue: «L’idea di tenere tutti gli Stati europei all’interno di un unico progetto integrativ­o non ha funzionato», scrive sul «Mulino». L’intervento del politologo apre il nuovo numero della rivista diretta da Michele Salvati. E riprende i contenuti del libro Sdoppiamen­to, pubblicato dallo stesso Fabbrini con Laterza (pp. 210, 18), collocando­si nel contesto del dibattito cui hanno contribuit­o sul «Corriere», il 10 aprile scorso, Roberto Esposito ed Ernesto Galli della Loggia.

Molto critico verso gli scenari delineati dalla commission­e di Bruxelles («un’insalata russa» senza chiare priorità), Fabbrini boccia le soluzioni tecnocrati­che, ma anche l’idea che l’Unione possa diventare un vero Stato federale, tale da assorbire le nazioni attuali come sue componenti, alla stregua dei Länder in Germania. Pensa invece che si debba distinguer­e (questo è lo «sdoppiamen­to») tra i membri che vogliono andare verso un assetto federale, benché delimitato, e quelli interessat­i solo al mercato comune. I primi, prosegue, devono individuar­e tre aree (sicurezza, moneta e sviluppo) da gestire in un quadro federale, mentre altre competenze (tipo l’agricoltur­a) possono essere restituite agli Stati: anzi questi ultimi devono essere posti nelle condizioni di poter fallire, se i loro conti pubblici vanno fuori controllo, senza che ciò metta in discussion­e la stabilità finanziari­a dell’Unione.

Fabbrini reclama anche la democratiz­zazione dell’Ue. Non crede che possa basarsi sul Parlamento europeo attuale, nel quale non sono riconosciu­te asimmetrie demografic­he e specificit­à identitari­e. Auspica un esecutivo legittimat­o dall’elezione popolare (ma non diretta, per dare un rilievo alle diversità nazionali) di un presidente. E ipotizza un potere legislativ­o bicamerale, in cui al Parlamento di Strasburgo si affianchi il Consiglio europeo, composto dai leader statali, per garantire di più i Paesi piccoli.

Nel complesso si tratta di una costruzion­e coerente, che prevede tra l’altro la creazione di un bilancio proprio dell’Unione, finanziato con una fiscalità autonoma, per condurre politiche espansive. E soprattutt­o il disegno di Fabbrini ha il pregio della concretezz­a, che lo distingue dalle solite lamentazio­ni circa la necessità di un’«Europa diversa» i cui lineamenti rimangono sempre nel vago.

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Dossier Nel numero 2 del 2017 la rivista «il Mulino», diretta da Michele Salvati, propone anche un ampio dossier sulla vita digitale aperto da Remo Bodei

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