Corriere della Sera

L’Atletico promette battaglia al Real Ramos: «Non siamo nati a Beverly Hills...»

- Juventus Monaco 2 1

«Forse qualcuno pensa che qui siamo cresciuti tutti a Beverly Hills, invece anche nel Real c’è gente cresciuta in strada, nel barrio»: guai a farsi intimorire, Sergio Ramos (foto) detta la linea e il Real si prepara senza paura alla battaglia. Perché battaglia sarà. Lo hanno annunciato i giocatori dell’Atletico, che nell’ultima partita europea del Vicente Calderon, stadio che il 28 maggio andrà definitiva­mente in pensione, cercherann­o quella remuntada che da queste parti va tanto di moda. I gol subiti dalla Juventus in 12 partite di Champions, 1 nella fase a eliminazio­ne diretta vittorie su 12 partite in Champions per la Juventus; 3 i pareggi, 19 i gol fatti, 3 quelli subiti materassai del Cholo Simeone devono ribaltare lo 0-3 del Bernabeu e l’impresa sembra disperata: il Real ha perso solo 4 volte in questa stagione e mai con più di un gol di scarto, ma questo non ferma gli atletici: «Vogliamo rendere l’ultima partita al Calderon speciale» annuncia Gabi. «Faremo una gara di forza, sentendola anche emotivamen­te» proclama Simeone. Ramos alza le spalle: «C’è un arbitro a dirigere, vediamo chi gioca meglio». Sarà una serata intensa...

Marione che non ride mai, neanche quando la butta dentro, e tutti lo adorano. Dani che ride sempre, figurarsi quando la butta dentro, e adesso tutti adorano anche lui. Mandzukic che sgobba come un facchino, che ricorda ogni giorno di più l’Eto’o terzino del triplete interista del 2010, Alves che ogni palla è un assist assassino, addirittur­a tre consecutiv­i nelle ultime due ordalìe di Champions. Marione che dopo il gol corre dentro la curva dei tifosi, ma proprio dentro, nel senso che viene sommerso dalla sua gente che lo abbraccia, lo coccola, lo inghiotte. Alves che dopo il suo, di gol, il secondo, quello che mette le cose a posto, quello che chiude una nottata iniziata così così, comincia a correre come una trottola in giro per il campo, impazzito di gioia, quasi a disegnare un ghirigoro sul terreno verde, roba da creativi. Il croato che ha il musone eterno, anche se adesso si capisce che è un po’ anche un gioco. Il brasiliano pieno di tatuaggi che suona la chitarra e a volte si veste come Arlecchino. Il primo che si esprime solo per monosillab­i, o quasi, l’altro che sforna un tweet ogni mezz’ora, o quasi.

Così diversi eppure così simili, quei due, così decisivi, così cruciali, in comune il carisma di chi ci è passato già, di chi sa come si fa, di chi conosce la strada, di chi forse davvero ha la pozione magica. Mandzo di Champions ne ha vinta una, nel 2013, col Bayern Monaco, e fin dal primo giorno alla Juve ha messo in chiaro di esser qui per riprovare quell’emozione. Con i fatti, non solo con i gol, come quando difende Higuain, urlando in faccia

Dybala La finale era il nostro obiettivo di stagione, è una giornata bellissima, un sogno. Lo ricorderò per sempre Bonucci Non è finita, adesso dobbiamo andare a Cardiff per giocare la partita più bella nella storia della Juventus

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