Il commissario Kim Rossi Stuart, un modello di fiction civile
Siamo nel 1976 (nelle stanze della Questura è appeso il quadro del presidente Giovanni Leone) e il commissario Maltese (Kim Rossi Stuart) torna a Trapani dopo 20 anni di assenza per il matrimonio di un suo carissimo amico d’infanzia, il commissario Gianni Peralta. Ha lasciato la città perché non sopportava il ricordo del padre trovato impiccato e anche la sua vita coniugale è naufragata in fretta.
Il lieto evento dell’amico però non si terrà, perché Gianni e la futura moglie vengono brutalmente assassinati davanti agli occhi del commissario, il giorno prima della cerimonia. Maltese si trasferisce così a Trapani per indagare attivamente su quello che sembra a tutte le evidenze un omicidio di stampo mafioso. Ma la mafia nel 1976 era «qualcosa che non esisteva», come sottolinea il questore di Trapani.
Maltese – Il romanzo del Commissario è una miniserie in quattro puntate prodotta da Palomar (la casa di produzione di Montalbano), scritta da Leonardo Fasoli e Maddalena Ravagli e diretta da Gianluca Tavarelli. Per quanto ben girata e imperniata su temi importanti (il commissario integerrimo che vive la lotta alla criminalità organizzata come una vera e propria missione), la fiction ripropone temi e modelli già trattati in passato dal cinema e dalla stessa tv. L’abilità di Rai Fiction è duplice: da una parte esprime una costante e sicura attitudine a sapersi sintonizzare sul pubblico di Rai 1 (il racconto è sempre al limite del didascalico, lascia poco spazio a soluzioni linguistiche che creino ambiguità o spessore); dall’altra, invece, è andata a occupare quello spazio «civile» lasciato scoperto da Canale 5.
Le serie spagnole o le fiction di Alberto Tarallo e Teodosio Losito (caratterizzate da una dismisura narrativa molto trash) hanno permesso a Rai 1 di impadronirsi di quelle tematiche civili, poliziesche e di lotta alla mafia che erano state una delle caratteristiche portanti di Mediaset.