«Il credito cooperativo saprà superare le divisioni I conti? Sono in ordine»
Dell’Erba (Federcasse): tre realtà, puntiamo a un’unica capogruppo
Trecentodiciassette banche che danno lavoro a 36 mila persone. Con 195 miliardi di raccolta e 133 di impieghi. Questo sono gli istituti di credito cooperativo. La riforma poteva essere l’occasione per convergere tutti sotto un unico gruppo. Il terzo del Paese. La storia sta andando da un’altra parte. I gruppi saranno tre: Iccrea, Cassa centrale banca e cassa centrale Raiffeisen in Alto Adige. A fine maggio il quadro di «chi sta con chi» sarà delineato. Ma già adesso i contorni sono abbastanza definiti: 43 banche con Raiffeisen, 164169 con Iccrea e 105-110 con Ccb. Federcasse — l’associazione delle banche di credito cooperativo — si è schierata con decisione per il gruppo unico. Da gennaio alla guida c’è Augusto Dell’Erba.
La creazione di più gruppi è un danno per la credibilità del modello bancario cooperativo?
«La divisione è causa di debolezza, è innegabile. Come Federcasse ci siamo spesi per la creazione di un unico gruppo. Non è stato possibile. Ma è necessario non arrendersi, costruire gruppi solidi ed efficienti e non smettere di lavorare per creare le condizioni perché l’unità si possa raggiungere. Il modello cooperativo resta credibile. Oggi ricorre il 70esimo anniversario dell’approvazione da parte dell’Assemblea costituente dell’articolo 45 della Costituzione Italiana, dedicato alle cooperative. Crediamo sia straordinariamente moderno e in linea con i bisogni dei cittadini».
Una recente indagine di R&S Mediobanca mette in evidenza come un terzo delle Bcc non abbia i conti a posto.
«I parametri utilizzati non sono sufficienti. La quota di sofferenze medie sugli impieghi alle imprese del nostro mondo è del 17,5% contro il 18,5% della media del settore. Nel credito alle famiglie la quota è del 5,9% a fronte di una media del 7,2%. Le coperture sono adeguate, le garanzie reali più ampie. Il Cet1 medio è al 16,8%. E abbiamo confermato la nostra funzione anticiclica».
La situazione degli istituti in difficoltà va gestita.
«Abbiamo sempre risolto le criticità con mezzi nostri. E così continueremo a fare in futuro. Le dirò di più: la riforma renderà tutto più facile. Con la capogruppo si attiverà un sistema di garanzie incrociate».
In questa fase di tassi negativi le banche affiancano altre attività al credito.
«Si può decidere di fare anche altro per remunerare il capitale o soddisfare esigenze della clientela. Le Bcc saranno ancora più capaci di rispondere alle esigenze degli italiani: consulenza e gestione del risparmio, assicurazioni, previdenza e sanità integrative, mutualità digitale. Non possiamo né vogliamo abbandonare i nostri soci ovvero imprenditori, artigiani, agricoltori, imprese innovative e padri di famiglia perché i margini sono inferiori. La nostra missione mutualistica è sempre più moderna».
Il 2017 potrebbe essere l’anno delle riforme per le direttive europee sul credito, Brrd in testa.
«A giugno i relatori al Parlamento europeo presenteranno i loro rapporti. Come Federcasse, in alcuni casi assieme all’Abi e con le banche cooperative di altri Paesi, abbiamo messo a punto proposte di emendamenti sulle due direttive e sui due regolamenti oggetto di riforma. Occorre lavorare oggi alle regole che saranno in vigore dal 2019».
In quale direzione?
«Riteniamo che all’interno del “Single Rule Book” servano norme adeguate e proporzionate rispetto alle tipologie delle banche destinatarie delle norme stesse. Serve una maggiore flessibilità applicativa della Brrd e delle norme sugli aiuti di Stato. Per finire è necessario completare l’unione bancaria con la garanzia europea sui depositi».
Con la riforma delle Bcc si attiverà un sistema di garanzie incrociate Gli azionisti Non possiamo abbandonare i nostri soci: imprenditori, agricoltori e artigiani