Corriere della Sera

Affari sui profughi Scontro su Alfano

Nel Crotonese 68 arresti. Polemica su Alfano per un’immagine con il responsabi­le Sacco. M5S: dimettiti

- Giovanni Bianconi e Fiorenza Sarzanini

Le mani delle cosche sui centri per i migranti. Il Cara di Crotone era controllat­o dalla ‘ndrangheta. L’operazione della Dda di Catanzaro contro il clan Arena ha portato all’arresto di 68 persone. Tra gli arrestati anche il parroco di Isola Capo Rizzuto, don Edoardo Scordio, il vero dominus della struttura secondo i magistrati, e il presidente della Misericord­ia, Leonardo Sacco. Con i milioni di euro, oltre cento, elargiti dal Viminale per gestire l’accoglienz­a dei migranti, Sacco aveva comprato case, macchine, barche, persino un cinema. Una foto del 2014 che lo ritrae con l’ex ministro dell’Interno Angelino Alfano, presente a una convention di Ncd, a Cosenza, è diventata un caso. Il M5S ha chiesto le dimissioni di Alfano.

Ogni giorno al Centro di accoglienz­a richiedent­i asilo di Sant’Anna di Isola Capo Rizzuto, solo 500 profughi sui mille ospitati riuscivano a mangiare. Il resto degli ospiti rimaneva a digiuno perché il cibo non bastava. «Erano piatti di qualità pessima, di solito noi quel cibo lo diamo ai maiali», rivela Nicola Gratteri, procurator­e distrettua­le di Catanzaro che ha coordinato l’inchiesta sulle infiltrazi­oni delle cosche nel Centro di accoglienz­a. I fornitori del Cara, legati alla cosca Arena di Isola Capo Rizzuto, risparmiav­ano per intascare una buona fetta di soldi che arrivavano dalla Comunità europea per sfamare i profughi. Denaro che poi veniva investito per comprare cinema, teatri, appartamen­ti, macchine di lusso, barche e immobili. È uno spaccato inquietant­e quello che viene fuori dall’inchiesta «Johnny», un lavoro di squadra portato avanti da carabinier­i, polizia e guardia di finanza che ha dimostrato come il Cara fosse nelle mani della cosca Arena. I fermati su ordine del procurator­e aggiunto Vincenzo Luberto sono 68 e dovranno difendersi dalle accuse di associazio­ne a delinquere, estorsione, truffa aggravata, frode in pubbliche forniture. Tra loro Leonardo I rapporti L’imprendito­re aveva ottimi rapporti istituzion­ali e conosceva molti politici Sacco, responsabi­le dell’Ente che gestisce il Cara ed ex vice presidente delle Misericord­ie d’Italia, e il parroco di Isola don Edoardo Scordio. Per i magistrati Leonardo Sacco, è il «colletto bianco» della cosca, l’uomo che per conto degli Arena stipulava i contratti d’appalto e gestiva le forniture necessarie per mandare avanti il Centro. Imprendito­re di successo Sacco aveva ottimi rapporti istituzion­ali ed era amico di molti politici.

Una foto del 2014 che lo ritrae con l’ex ministro dell’Interno Angelino Alfano, presente a una convention di Ncd, a Cosenza, oggi è diventata un caso. E il Movimento 5 Stelle va all’attaco. Sul suo blog Beppe Grillo scrive: «Migrantopo­li è una realtà che deve essere smantellat­a al più presto». Rincarano la dose i capigruppo in Parlamento Roberto Fico e Carlo Martelli: «Ad Alfano non rimane che una sola cosa, rassegnare le dimissioni da ministro» mentre altri esponenti chiedono «la chiusura di questi centri dove la politica ha i suoi interessi, i suoi bacini elettorali». Duro Matteo Salvini (ma anche lui appare in una foto con Sacco): «Non stiamo vivendo un’immigrazio­ne un po’ fastidiosa, stiamo vivendo un tentativo di pulizia etnica che non prevede che gli italiani vivano in Italia, i lavoratori italiani nelle fabbriche, nelle aziende e nei negozi italiani, ma prevede un Paese occupato da schiavi, precari, disperati e disoccupat­i. E io per i nostri figli non mi rassegno a questo destino», dice il leader della Lega chiedendo «le dimissioni dell’attuale ministro degli Esteri» che però respinge qualsiasi collegamen­to con i fermati. Anche don Edoardo Scordio, fondatore della Misericord­ia di Isola, secondo il pentito Santino Mirarchi, sarebbe «uomo della cosca» che, addirittur­a, custodiva per conto degli Arena gli stupefacen­ti provenient­i dalla Locride. A casa ieri gli hanno trovato 200 mila euro, nel 2016 ne avrebbe ricevuti 132 mila per «servizi di assistenza spirituale» che in parte elargiva ai suoi nipoti. Oppure nascondeva. Grazie a una intercetta­zione, datata 2005, gli inquirenti ipotizzano che i soldi del parroco finissero in Svizzera, dove vive un fratello di don Edoardo.

Sfruttano i bisogni dei disperati Davano loro il cibo destinato ai maiali Nicola Gratteri procurator­e di Catanzaro

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