Corriere della Sera

Supermarke­t e vigilantes: gli aiuti alla cosca

Denaro alla mafia dagli appalti della Lidl e dei vigilantes del Tribunale. Tra Lombardia e Sicilia 14 arresti

- di Luigi Ferrarella

MILANO Il pool antimafia commissari­a le società di sorveglian­za privata del Tribunale di Milano con i loro 600 lavoratori, assume la gestione della multinazio­nale tedesca Lidl in 4 delle 10 direzioni generali italiane da cui dipendono 214 supermerca­ti e 4 centri logistici in 6 regioni, e arresta una dirigente del Comune di Milano per una corruzione del 2017 sulle pulizie delle scuole: tre interventi motivati, stando ai 14 arresti ordinati ieri dal gup Giulio Fanales in una inchiesta del procurator­e aggiunto Ilda Boccassini e del pm Paolo Storari, dall’ombra del clan mafioso dei Laudani di Catania.

Tre loro referenti (Luigi Alecci con una condanna definitiva per omicidio, Giacomo Politi e Emanuele Micelotta), che controllan­o il gruppo consortile «Sigi Facilities» da 14 milioni di fatturato nel 2014, al quale la Lidl Italia ha appaltato allestimen­ti e logistica dei punti vendita sia al Nord sia in Sicilia, sono stati monitorati in periodiche consegne di denaro in Sicilia a due «cassieri» del clan. Consegne imitate anche da due fratelli con una quindicina di srl in intrecci societari con il primo gruppo, Nicola e Alessandro Fazio, le cui società del gruppo «Securpolic­e» si sono aggiudicat­e il contratto con il Comune di Milano per la sorveglian­za del Tribunale. Identico schema, insomma, ma per i pm con una differenza: mentre al Sud l’aggiudicaz­ione degli appalti nei supermerca­ti avveniva attraverso

Il pool antimafia Ha assunto la gestione di parte della multinazio­nale (che non è indagata)

il versamento di denaro al clan Laudani, al Nord (specie in Piemonte) le commesse assegnate da Lidl erano invece ottenute dando soldi a ex funzionari o dirigenti della (ignara) casa madre Lidl, quali l’attuale responsabi­le degli allestimen­ti dei market Simone Suriano (agli arresti domiciliar­i). La multinazio­nale tedesca (10.000 negozi in 26 nazioni) non è indagata, ma la carenza di controlli interni, che ha colposamen­te agevolato le infiltrazi­oni, induce i giudici RoiaTallar­ida-Pontani delle Sezione Misure di Prevenzion­e del Tribunale a disporre per 6 mesi l’«amministra­zione giudiziari­a» di 4 direzioni generali Lidl: Volpiano (per 51 filiali in Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria), Biandrate (68 filiali in Piemonte e Lombardia), Somaglia (62 filiali in Lombardia e Emilia), e Misterbian­co per 33 filiali in Sicilia e 8 a Malta.

Per salvare i 600 posti di lavoro nelle società di vigilanza privata dei Fazio, invece, la Procura con la legge 231/2001 chiede al gip non la misura interditti­va dello stop ai rapporti con la Pubblica amministra­zione, che butterebbe tutti per strada, ma il commissari­amento delle aziende, in modo da far proseguire l’esecuzione dei contratti in corso.

Due ex dipendenti pubblici e sindacalis­ti, ora accusati di traffico di influenze, Domenico Palmieri e Orazio Elia, mettevano poi le loro relazioni (forse ignare come il non indagato consiglier­e del Comune di Milano ed ex assessore al Commercio del sindaco Pisapia, Franco D’Alfonso) a contatto dei referenti del clan. Palmieri aggancia in particolar­e una dirigente del Comune, Giovanna Afrone, ieri posta ai domiciliar­i per aver promesso un occhio di riguardo sui singoli appalti delle pulizie delle scuole sotto soglia dei 40.000 euro, in cambio del proprio passaggio al settore bilancio della Provincia e del trasferime­nto di una cugina al settore informatic­o del Comune.

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