Leo che ha fermato il film anti vaccini Lorenzin lo chiama
Treviglio, l’ha chiamato la ministra Lorenzin. «Onorato, ma ora a scuola ridono di me»
Leonardo Papini ama il cinema e la ricerca. Non ama la stupidità. Dalle equazioni semplici nascono le cose grandi e così è successo per lui, studente quasi 19enne, in procinto di affrontare la Maturità classica: «E meno male che siamo alla fine perché non ce la faccio più». Sarà anche vero, la media, però, è dell’8. Secchione? «Macché, vado ragionevolmente bene».
Passando ai raggi X la programmazione del multisala della sua città, Treviglio, Leonardo ha scoperto che il 21 giugno era stata fissata la proiezione di Vaxxed, il documentario anti-vaccini sulla vita del britannico Andrew Wakefield, medico radiato perché, tra l’altro, nel 1998 azzardò un legame con l’autismo. «Io queste cose non le posso vedere», esclama il ra- gazzo, che ha scritto prima alla direttrice dell’Asst Bergamo Ovest. Poi, visto che il titolo seguitava a rimanere lì, accanto alla data prevista, a sindaco, capogruppo dell’opposizione e rispettivi partiti: Lega e Pd.
Hanno risposto dal centrosinistra, ma intanto la battaglia, portata avanti anche su Facebook, che lui usa «per parlare di questioni sociali e politiche, dei fatti miei non mi piace», ha scatenato una bufera niente affatto virtuale contro l’Ariston.
Film ritirato e appendice di domenica: dopo che la notizia è rimbalzata sul Corriere, nell’appartamento dove ora Leonardo ha appena finito di pranzare col fratello minore, bermuda e cucina pulita, lo zaino posato all’ingresso e la mamma ancora in banca al lavoro, è arrivata la telefonata del ministro della Salute. «Sono stato onoratissimo, ovviamente — racconta —. All’inizio mi sono un po’ preoccupato perché mi ha chiamato la polizia. Temevo problemi per la storia del film». Un’ora dopo: «Ciao, sono il ministro Beatrice Lorenzin». «Si è voluta congratulare — spiega Leonardo —. Le ho detto come la penso. Francamente non riesco a capire come possano esserci persone che mettono in discussione evidenze scientifiche inoppugnabili».
Le stesse che ora (vedi la bacheca di Vaxxed Italia) gli danno dell’imbecille. Lui se ne cura poco e i messaggi di sostegno sono stati una valanga. Mamma e nonni «felicissimi», a scuola poche reazioni: la sua ragazza che ha commentato «Wow», qualche presa in giro dei compagni, la frecciata della prof di matematica («Non è che se ti telefona il ministro sei esentato dal prendere appunti»).
A settembre, tenterà il test di Medicina: lo affascinano endocrinologia e immunologia. «Ma poi si vedrà, a me interessa tutto. Anche fisica o chimica. L’importante è fare la scelta giusta». Niente materie umanistiche, grazie. Però gli piace pure il greco e per l’interrogazione spera in un passo dall’«Ippolito», la tragedia di Euripide.
Beve un succo e spazia dalle citazioni dei suoi medici di riferimento, come Roberto Burioni, virologo del San Raffaele di Milano (il cui motto è «il vaccino non è un’opinione») all’elenco dei registi preferiti (primo della lista, l’ungherese Béla Tarr, a dir poco di nicchia) fino ai programmi per l’estate: vacanza con mamma, interrail in Olanda con gli amici e no, purtroppo a settembre niente Festival del cinema a Venezia. «Sarò in ballo coi test dell’università». La prima volta ai seggi è stata per il referendum. Ha scelto il Sì, ma l’equazione stavolta salta: «Renzi non lo voterei. Mi sono letto tutta la riforma, un malloppo indicibile, e ho seguito i dibattiti. Alla fine mi è parsa la posizione più logica e convincente. E se una cosa ha senso, tanto vale sostenerla».
Non capisco come possano esserci persone che mettono in discussione evidenze scientifiche inoppugnabili