Corriere della Sera

«Assurdo coinvolger­mi, non so neanche chi sia Per me parlano gli atti»

Il ministro: non c’è il reato di fotografia, altri le hanno fatte

- F. Sar.

Il tono è rabbioso perché «il giochino della foto è durato lo spazio di un paio d’ore e se pensavano che sarebbe bastato questo a giustifica­re il loro attacco si sbagliano di grosso». Così il ministro degli Esteri Angelino Alfano risponde alla richiesta di dimissioni che arriva dal Movimento 5 Stelle.

«Io questo signor Sacco non l’ho mai visto, non so chi sia. E quindi le loro accuse gratuite mi fanno soltanto sorridere. Io non mi curo di chi è guidato da un condannato, dovrebbero avere rispetto per gli incensurat­i. Vorrà dire che vincerò un’altra querela».

In realtà sotto accusa non c’è il suo rapporto con il gestore del Centro di accoglienz­a di Isola di Capo Rizzuto, ma la sua politica in materia di immigrazio­ne quando era il titolare del Viminale. Anche tenendo conto della precedente inchiesta sul Cara di Mineo e le accuse all’ex sottosegre­tario Castiglion­e che sin da subito ha seguito Alfano nel Nuovo centrodest­ra. Ma proprio su questo parte il contrattac­co del titolare della Farnesina: «Gli appalti non li fa il ministro. Il formaggio sono i finanziame­nti pubblici, il topo sono quelli che vogliono rubare».

Ancora una volta si ripropone il problema delle ditte che gestiscono i servizi all’interno dei centri di accoglienz­a, ma questa volta la situazione appare ben più grave perché l’infiltrazi­one mafiosa — secondo la Procura di Catanzaro — aveva raggiunto il vertice della società di gestione, le ruberie sarebbero state compiute direttamen­te da coloro che ricevevano i finanziame­nti dal Viminale.

Alfano si infervora: «Sono stato proprio io, da ministro dell’Interno, a potenziare i controlli preventivi in tutte le strutture. Sono stato io ad offrire ai magistrati di Catanzaro — nel corso di un comitato per l’ordine e la sicurezza che si è tenuto in Calabria nel gennaio 2016 — tutto quanto era necessario per rafforzare le verifiche. Per me parlano gli atti, le circolari che ho diramato. Le mie disposizio­ni sono sempre state esplicite: bisognava verificare ditta per ditta coloro che si occupavano della sistemazio­ne dei migranti, la correttezz­a delle procedure e la trasparenz­a delle assegnazio­ni».

E poi arriva l’attestato di stima per il procurator­e di Catanzaro Nicola Gratteri che ha coordinato l’inchiesta: «Quando non bastano i controlli c’è la magistratu­ra che interviene, come in questo caso, e noi sosteniamo con forza l’inchiesta del procurator­e Gratteri perché chi ruba sull’accoglienz­a ruba due volte. Se ci sono state complicità o coperture sono il primo a chiedere che si vada fino in fondo e per questo mi appello alla magistratu­ra».

Le indiscrezi­oni assicurava­no che Alfano fosse amico di Sacco, ma anche che il gestore della Confratern­ita avesse rapporti

Le abitudini «La verità è che chi fa politica ha migliaia di foto. E io non mi sottraggo mai» Gli appalti non li fa il Viminale. Ma io avevo potenziato i controlli La magistratu­ra «Sosteniamo Gratteri Se ci sono complicità sono il primo a dire di andare fino in fondo»

con Dorina Bianchi, esponente di Alternativ­a popolare. «L’ho detto e lo ripeto, con questo signore non ho mai avuto alcun rapporto e lo stesso mi assicura Dorina Bianchi. Del resto se davvero bastasse una foto a provare legami saremo tutti rovinati. Ci hanno provato in tutti i modi a coinvolger­mi in questa storia, ma non ci riuscirann­o perché sono una persona per bene».

Su Internet girano foto di Sacco con numerosi esponenti politici e una con papa Francesco. Il titolare della Farnesina conferma: «I miei addetti ai social network mi hanno detto che spulciando il profilo di Facebook di questo qui hanno trovato una galleria fotografic­a con personaggi di altissimo livello e con tutti i principali protagonis­ti della politica italiana e anche di altri ambiti. La verità è che ciascuno, facendo politica, ha migliaia di fotografie, perché per ragioni di carattere non mi sottraggo quando mi chiedono una foto. E non mi pare che sia stato introdotto nell’ordinament­o giuridico italiano il reato di fotografia».

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