Salvini avvisa Maroni: decido io gli alleati
«In Lombardia basta alfaniani. Bossi ci aiuti, ma non posso mettergli il guinzaglio»
MILANO L’avvertimento di Matteo Salvini a Roberto Maroni è netto. Tagliente: «A livello locale ho lasciato libertà di scelta. Ma a livello politico nazionale e regionale la scelta passa da me».
Il giorno dopo le primarie che lo hanno incoronato per la seconda volta segretario della Lega, Salvini parla diritto al massimo esponente istituzionale del suo partito, il governatore lombardo. Per dire che «chi sta reggendo il moccolo a Renzi e alla Boschi non può essere alleato della Lega». Non alle politiche e «nemmeno in Lombardia». Perché «non si può fare una cosa a Roma e un’altra qui». Insomma, «a livello politico nazionale e regionale la scelta passa da me, e la Lega non sarà alleata di Alfano».
Il leader leghista usa un tono un po’ liquidatorio anche nei confronti di Umberto Bossi, arci nemico del nuovo corso nazionale impresso al partito che fu suo: «Se Bossi vuole bene alla Lega, legga bene i numeri e ci aiuti nella battaglia. Ma io non posso mettere il guinzaglio a nessuno, ognuno faccia quello che ritiene... » In ogni caso, Salvini dice di non temere scissioni come nel Partito democratico. Anche perché — dice a Un giorno da pecora — «nel Pd a volerla fare c’erano fior di dirigenti, militanti, segretari di sezione che avevano fatto quella scelta. Nella Lega c’è solo Bossi che mi ricopre di insulti. Io mi mordo la lingua e non gli rispondo. Ma è soltanto lui». Salvini dice anche apertamente che occorrerà «tagliare i rami secchi», perché «non ci interessano i militanti da congresso che neanche sanno dove è Pontida».
Roberto Maroni non raccoglie la sfida. Si limita ad osservare che «le prossime elezioni regionali saranno nell’aprile 2018, cioè fra 12 mesi. Il mio orizzonte adesso è di concludere la legislatura e, in particolare, di fare il referendum per l’autonomia». Quello che il presidente lombardo indirà per il 22 ottobre. Quanto allo stop alle alleanze con gli «alfaniani», il governatore ha detto che «farà in modo di convincerlo l’anno prossimo che il modello Lombardia e la maggioranza che c’è funziona e ottiene risultati».
Resta il fatto che la folgore salviniana incendia il clima. Da Alternativa popolare, Maurizio Lupi vuole sapere «se gli interlocutori della Lega si chiamano Toti o Maroni, esperienze di buon governo, oppure la signora Le Pen che non ha nulla a che fare con la nostra storia di governo e neanche con la storia della Lega». Domanda simile da Stefano Parisi che si chiede che cosa pensino «anche Zaia e Toti di dichiarazioni che minano la stabilità del governo della Lombardia».