Otranto, stop al Twiga. Briatore: in Italia non si può lavorare
Sequestrato il cantiere per abuso edilizio. L’imprenditore: non sto costruendo io, ritiro il marchio
A quindici giorni dall’inaugurazione, col Salento ma anche tutta la Puglia in fermento e maxi cartelloni 6x6 piazzati ovunque, lungo i vialoni degli aeroporti di Bari e Brindisi, con la faccia di Flavio Briatore in evidenza e l’annuncio dello sbarco ormai imminente del Twiga a Otranto, dopo Dubai e Montecarlo, ecco la doccia fredda. Ieri mattina, nel cantiere dello stabilimento balneare, sono arrivati i carabinieri forestali e la polizia provinciale con in mano l’ordinanza di sequestro probatorio firmata da Antonio Negro, sostituto procuratore di Lecce. Il provvedimento parla di presunti abusi edilizi in zona soggetta a vincolo paesaggistico e presunta abusiva occupazione del Demanio Marittimo.
Insomma, per ora si ferma tutto e l’inaugurazione dello stabilimento da sogno (piscina, solarium, ristorante e concerti dal vivo di artisti famosi come Bob Sinclar) è rinviata a data da destinarsi.
E Flavio Briatore? La sua prima reazione è stata quella di sospendere la licenza del marchio Twiga: «Finché non si chiarirà tutto con la magistratura — dice al telefono — nessuno potrà usare il marchio. La licenza è annullata. Anche perché io non c’entro nulla con la società che sta costruendo l’opera né col suo capitale». Ostenta calma, il fondatore del Billionaire, ma poi si concede uno sfogo amaro: «Certo che in Italia non puoi proprio lavorare eh? Per quanto mi riguarda, ho finito...». Forse solo una frase dettata L’ingegnere indagato Pierpaolo Cariddi è candidato sindaco e fratello dell’attuale primo cittadino dalla rabbia. Anche perché l’operazione Twiga a Otranto gli era piaciuta sin dall’inizio. Per questo, aveva concesso il suo marchio: «Noi stiamo portando strutture capaci di attirare il turismo internazionale, cioè quelle persone che fanno fatica a venire in Italia perché non trovano il life style a cui sono abituate», spiegava. «Ci disse che non potevamo più puntare sulla pensione Mariuccia — ricorda il sindaco di Otranto, Luciano Cariddi —. Ma noi abbiamo già masserie extralusso e hotel a 5 stelle...».
Anche Cariddi, però, ieri non ha passato una mattinata tranquilla. Nell’inchiesta, infatti, figurano due indagati: l’imprenditore che sta realizzando il progetto, Raffaele (detto Mimmo) De Santis, rappresentante legale della società «Cerra srl» e poi l’ingegnere responsabile dei lavori, Pierpaolo Cariddi, fratello del sindaco di Otranto. Oltretutto, l’ingegnere sarà candidato sindaco alle prossime elezioni dell’11 giugno. Conflitto d’interessi? «Macché — s’indigna il sindaco in carica —. Mio fratello per quasi 10 anni, cioè da quando io governo, si è tenuto lontano da tutte le opere pubbliche. Adesso potrà pur lavorare per un progetto privato come il Twiga, oltretutto su un terreno privato che non c’entra nulla col demanio marittimo, che invece è e resterà libero». La Cerra srl, dal canto suo, giura di aver «ottenuto una concessione edilizia corredata da ben 11 pareri favorevoli» e si augura, inoltre, che «le dovute verifiche» della Procura «siano espletate in tempi brevi». Già, perché intanto ha subito sospeso i 60 pre-contratti di lavoro stipulati con il personale e interrotto ogni rapporto coi fornitori. Un brutto guaio, per l’economia locale.