Un gesto umano per la sua famiglia
Caro Aldo, in merito a quanto postato su Facebook da Antonio Conte, fresco campione d’Inghilterra con il Chelsea, «Grazie a Betta e Vittoria (moglie e figlia) per i sacrifici fatti in questo anno, per cercare di farmi sentire a casa nonostante la lontananza», non pensa che la suddetta frase, sia — a dir poco — indelicata nei confronti di coloro che sono costretti ad allontanarsi lasciando a casa i propri cari e non certo per un contratto di lavoro, paragonabile a quello dell’ex commissario tecnico della nostra Nazionale. Natalino Piras,
Alghero No. penso sia un gesto umano, fatto da un grande allenatore che come uomo aveva suscitato più di una perplessità.
DOCENTE ESIGENTE
«Non sono un alieno» Sono il docente pugliese protagonista della storia raccontata qualche settimana fa sul Corriere e oggetto della lettera, con la sua risposta, «Professori esigenti nell’interesse degli alunni». Quella storia rappresenta solo la punta di un iceberg di soprusi e vessazioni subite in molti anni da tanti presidi e colleghi con il beneplacito dell’Amministrazione scolastica fino ai più alti vertici. Sempre per gli stessi motivi e sempre prescindendo dalla qualità del mio insegnamento. Tanto da quasi convincermi di essere io l’alieno. Non so come abbia potuto resistere in questo ambiente per tanti anni, ma le sue parole mi hanno dato oggi una ragione in più per continuare.
STATUE
S. C., Lecce
«Togliere la corona alla Madonna» Ieri, anche sul Corriere, c’era la fotografia di papa Francesco davanti alla statua della Madonna di Fatima con in testa la corona. Maria che apparve ai tre pastorelli non aveva la corona e anche quella che apparve a Lourdes a Bernadette. Come sarebbe bello se nelle chiese e nei santuari Maria ci apparisse di nuovo senza corona! Umile e semplice come l’incontrò l’arcangelo Gabriele.
Giorgio Carlevaro, Roma Le lettere firmate con nome, cognome e città e le foto vanno inviate a «Lo dico al Corriere» Corriere della Sera via Solferino, 28 20121 Milano Fax: 02-62827579
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Aldo Cazzullo - «Lo dico al Corriere» «Lo dico al Corriere» @corriere
Caro Aldo,
a suo avviso, al ballottaggio delle presidenziali francesi per chi avrebbe votato il generale de Gaulle?
Caro Roberto,
CPontedellolio (Pc)
apisco lo spirito con cui lei mi pone una questione impossibile, e mi adeguo volentieri. Charles de Gaulle non avrebbe mai votato per la figlia di un uomo che lo voleva ammazzare, o che comunque simpatizzava per gli irriducibili dell’Algeria francese che tentarono di farlo («come sparano male!» commentò il Generale all’ennesimo attentato fallito). Ma proprio per questo sarebbe lusingato dal fatto che Marine Le Pen l’abbia più volte citato in campagna elettorale, al punto da provocare la reazione stizzita del nipote Yves de Gaulle (che però ce l’aveva soprattutto con Nicolas DupontAignan, ex neogollista che con Marine ha stretto un patto elettorale). Il punto è che la linea sovranista del Front National, ostile alla costruzione di un’Europa federalista e favorevole all’uscita della Francia dal comando integrato della Nato, riecheggia alcune linee della politica gaulliana. In un contesto storico completamente diverso. Eppure la sua lezione resta attuale. Dopo il dibattito tra gli undici candidati al primo turno delle presidenziali, Plantu, il vignettista di Le Monde, ha disegnato un de Gaulle esultante: «Hanno tutti parlato di me!». Il Generale è diventato in effetti il simbolo cui guardano tutti coloro che temono il declino della nazione e rimpiangono una Francia che sapeva parlare al mondo, sia pure al prezzo del silenzio sul regime collaborazionista di Vichy e sul maresciallo Pétain, che de Gaulle venerava come maestro e mentore (non a caso intervenne per evitargli il plotone d’esecuzione, che non fu risparmiato a Pierre Laval).
Quanto a Macron, il Generale non aveva nulla contro i tecnocrati e i banchieri; anche il suo delfino Georges Pompidou — come Macron — lavorò alla Rothschild, di cui fu direttore generale; ma li riteneva subalterni alla leadership, che riservava ovviamente a se stesso. «L’intendance suivra» amava dire nel suo lessico militaresco, per dire che le ragioni dell’economia seguivano quelle della politica e della grandezza della nazione. Ma oggi dominano i mercati e la tecnologia digitale; e la politica segue.