Corriere della Sera

C’era una volta Bob Wilson a Villa Panza (e il lupo fece uno scherzetto alla volpe)

L’artista interpreta una favola raccolta da Croce e Calvino che sarà un’installazi­one permanente

- dalla nostra inviata Annachiara Sacchi

Il lupo tradisce il patto stretto con la volpe: uccide e mangia un agnello per conto suo, senza dividerlo con la comare. La volpe se ne accorge e si vendica, spietata. È una favola antica. Specchio delle colpe e delle paure umane, quadro impietoso di un’esistenza difficile e feroce. Si chiama Comare Volpe e Compare Lupo, è inclusa nelle Fiabe italiane di Italo Calvino, anno 1956. E Robert Wilson ne ha fatto un’installazi­one con tre video: in scena il lupo con il muso insanguina­to, la volpe che tiene le orecchie tese e si guarda intorno, l’agnellino che sembra sorridere. E bela. Scende la neve. Intorno, risuona un brano ipnotico. Sembra un sogno lungo sette minuti e 57 secondi, in realtà è A Winter Fable, straordina­rio esempio di visual art nelle rimesse delle carrozze di Villa Panza a Varese, bene del Fai. E destinato a far parte della collezione permanente della dimora.

Animali veri, ripresi in studio per ore, negli Stati Uniti. E poi «lavorati», «vestiti» da attori come per una rappresent­azione teatrale, trasformat­i in simboli. In maschere. Robert Wilson, regista e maestro dell’arte contempora­nea, ne ha fatto degli archetipi, ispirato dalla fiaba della tradizione napoletana che per la prima volta fu raccolta (al Vomero) e trascritta in italiano da un giovanissi­mo Benedetto Croce, quindi ripresa da Calvino. «Le favole sono universali perché ci parlano della natura umana», ha spiegato ieri l’artista che per la Villa ha già realizzato un’altra installazi­one permanente: A house for Giuseppe Panza, casetta in stile Shaker nel giardino dell’abitazione per celebrare Panza, «che moltissimo ha fatto per gli artisti americani».

Un texano a Varese. Che con la sua arte ha reso viva una favola antica sottolinea­ndone alcuni aspetti: violazione, vendetta, manipolazi­one, inganno. Lo spettatore percepisce subito la forza della narrazione, diventando il quarto personaggi­o dell’installazi­one: davanti a sé ha il lupo (il cui ululato in realtà è quello dello stesso Wilson), a sinistra la volpe, a destra l’agnellino; il rumore del vento si alterna alla la musica del duo americano Coco Rosie che è una filastrocc­a inquietant­e intitolata Bloody Face. L’immersione nella fiaba pone questioni primordial­i: «Chi sono io? La volpe? Il lupo? L’agnellino?».

Interrogat­ivi universali di cui si è parlato ieri durante la presentazi­one dell’installazi­one inedita che entra a far parte della mostra di Wilson Tales, nelle sale di Villa Panza fino al prossimo 15 ottobre (i video portrait, ritratti «in movimento» di Robert Downey Jr., Lady Gaga, Roberto Bolle, Brad Pitt). A partire da Domenico Scarpa, del Centro internazio­nale di studi Primo Levi di Torino, che ha citato Calvino: «Riteneva che le fiabe fossero vere, un catalogo di destini che ogni uomo e donna ha a disposizio­ne». Il concetto diventa lampante di fronte ai tre animali nella neve.

Spunti e suggestion­i. L’obiettivo è raggiunto, anche se ieri Wilson, controllan­do l’opera, ha chiesto (e ottenuto) di fare alcune modifiche: la mostra sarà a questo punto in progress e le due pareti con volpe e agnello si avvicinera­nno, saranno aggiunti alcuni brani recitati dall’artista stesso, che prima pensava a parlati di Isabella Rossellini e della figlia di Calvino, Giovanna. «L’editing è stato macchinoso, come sovrapporr­e suono naturale e artificial­e, facendolo passare da un video all’altro in maniera circolare», ha spiegato Noah Khoshbin, curatore della mostra Tales con Anna Bernardini. «I video portrait — ha aggiunto — sono una sfida, la forma d’arte più vicina al teatro. L’evoluzione è continua. Ma quando si lavora con gli animali c’è sempre qualcosa di speciale».

Dopo i ritocchi e le verifiche, ieri mattina Wilson si è preso una pausa per meditare nel giardino di Villa Panza. Poi via alla presentazi­one, ai ringraziam­enti (a Jti che ha reso possibile il progetto e che dal 2012 affianca il Fai), agli impegni (tra questi «Bene Fai per tutti», iniziativa nata con Jti per rendere la villa accessibil­e a persone con disabilità cognitive). Saluti e sorrisi. Infine, parola all’artista, che dopo due minuti di silenzio e di concentraz­ione ha cominciato: «Il paradiso non ci sarebbe senza l’inferno, questo ci dicono le favole. Che non è vero che siano senza tempo, anzi, ne sono piene. Il genio? È l’infanzia richiamata, ritrovata. Essere bambini vuol dire scoprire quello che già si sa. Dicono che faccio avanguardi­a ma avanguardi­a è riscoprire i classici». E giocare con il cambiament­o, «l’unica vera costante».

Bob Wilson, l’americano che ama Villa Panza: «Qui c’è spazio», ama ripetere. «E senza saperlo — rivela Marco Magnifico, vicepresid­ente esecutivo del Fai — cita Giuseppe Panza, che usava proprio le stesse parole per descrivere questo luogo».

Una mostra, due installazi­oni permanenti. Wilson e la sua riconoscen­za, commossa, nei confronti del grande collezioni­sta Giuseppe Panza, scomparso nel 2010, e della moglie, Giovanna Magnifico Panza, che ieri ha abbracciat­o. «Volevo fare qualcosa di italiano», ha detto ancora l’artista. «Questa fiaba ha tanti significat­i. Non solo nella trama ma anche nei protagonis­ti, che non a caso sono tre, un numero simbolico, religioso. Ma penso anche alle Tre sorelle di Cechov».

Sono semplici suggestion­i. Che invitano ciascuno a dare la propria versione di quella che è un’esperienza sensoriale. Liberament­e. Senza griglie. «Spesso le persone — ha continuato Wilson — mi chiedono quali idee stiano dietro alle mie immagini. Io rispondo che non interpreto il mio lavoro. Le favole sono una fonte di ispirazion­e, dare un significat­o a questo progetto ne limita la poesia e la possibilit­à di far nascere altre idee». Wilson conclude così il suo lavoro a Villa Panza, composto dall’installazi­one permanente in giardino (la casa ha al suo interno un tableau vivant accompagna­to dalla registrazi­one sonora di alcuni versi di Rilke), dalle Tales, e dalla Winter Fable che da subito entra a far parte del percorso espositivo. Con il pelo insanguina­to del lupo che pagherà per la sua colpa, lo sguardo innocente e ignaro dell’agnellino, la malevola concentraz­ione della volpe.

 ??  ?? Qui sopra: le immagini con i tre protagonis­ti dell’installazi­one A Winter Fable di Robert Wilson a Villa Panza, a Varese (foto Rw Work). A destra: l’artista visivo e teatrale Robert Wilson (Waco, Texas, 1941)
Qui sopra: le immagini con i tre protagonis­ti dell’installazi­one A Winter Fable di Robert Wilson a Villa Panza, a Varese (foto Rw Work). A destra: l’artista visivo e teatrale Robert Wilson (Waco, Texas, 1941)
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