Corriere della Sera

I PROFUGHI E LE OMBRE DI TROPPO

- Di Pierluigi Battista

Èsconforta­nte la scoperta delle malefatte che si sarebbero consumate nel centro di accoglienz­a dei migranti in Calabria. Gli imbrogli sulla pelle dei profughi, una banda di parassiti che si è impossessa­ta dei fondi della solidariet­à per riempirsi le tasche di denaro che serviva a sfamare i disperati, le infiltrazi­oni mafiose: un incubo civile. Approfitta­ndo di una tragedia umana della povertà e della discrimina­zione, si è imbastito un turpe business dei migranti che rischia prima di tutto di oscurare l’impegno umanitario di chi salva vite e dignità umana e poi di generare nell’opinione pubblica la terribile sensazione che dietro le parole dell’accoglienz­a e della solidariet­à si nasconda un losco giro di affari. Ma è lo stesso fronte dell’accoglienz­a che ha ora il compito di evitare questo rischio, di separare con nettezza e con intransige­nza ciò che è buono e che l’intera comunità nazionale deve continuare a sostenere dai pericoli dell’affarismo e dei delinquent­i che speculano sulla vita degli esseri umani. Il «fronte dell’accoglienz­a», chiamiamol­o così quel vasto e variegato arcipelago umano e culturale che comprende una sinistra più sensibile al dramma dell’immigrazio­ne, il mondo cattolico che fornisce rifugio e sostegno ai reietti della terra, il volontaria­to che si spende senza tregua per salvare chi sta affogando e scappa dalla disperazio­ne e dalla guerra.

Tutto questo fronte deve però evitare di offrire un’immagine di imbarazzo, deve smetterla di mettersi in difesa, di rinchiuder­si in una fortezza assediata con il timore che nella guerra giudiziari­a ma anche politica al business dei migranti alla fine vengano travolte anche le iniziative buone, generose, senza scopo di lucro. Il fronte dell’accoglienz­a dovrebbe essere il primo a chiedere che gli approfitta­tori siano messi in condizione di non nuocere. Non deve dare l’impression­e di nascondere qualcosa se non intende darla vinta al fronte opposto, quello che sul flusso migratorio vuole alzare solo muri e che oggi dice: ecco, vedete cosa si nasconde dietro il buonismo, ecco vedete l’ipocrisia di chi si riempie la bocca con la retorica dell’accoglienz­a. No, il fronte dell’accoglienz­a deve essere più coraggioso, rompere lo schema, augurarsi che tutte le malefatte vengano a galla, spezzare il fronte dell’omertà e dell’imbarazzo. È una questione vitale, anche urgente.

Questa è la terza volta che l’immagine dell’accoglienz­a ai profughi viene sporcata dal business dei migranti. È accaduto nell’ambito dell’inchiesta denominata «Mafia Capitale» dove comunque il giro di denaro attorno ai centri di accoglienz­a è sembrato un’occasione per accumulare denaro e potere: e anche in questo caso il fronte umanitario è sembrato silente, imbarazzat­o, animato dalla speranza che

prima o poi il fastidioso polverone si sarebbe diradato. È successo con le polemiche attorno all’azione nel Mediterran­eo delle Ong, le organizzaz­ioni non governativ­e che con le loro navi si incaricano di salvare i naufraghi e le imbarcazio­ni fragili e sovraccari­che partite dalla Libia. Qui il «fronte dell’accoglienz­a» è apparso ancora più in imbarazzo. Si è subito chiuso a testuggine come se l’eventuale cattivo operato di alcune Ong fosse il modo per delegittim­are tutte le Ong. Ma è stata una scelta sbagliata, proprio perché le Ong «buone», la cui attività merita il sostegno e la gratitudin­e di tutta la comunità nazionale e anche di quella europea, dovrebbero essere le prime a voler isolare chi eventualme­nte si fosse macchiato di una condotta illegale e immorale. Al di là delle responsabi­lità giudiziari­e, tutte da

dimostrare e che comunque non dovrebbero sottostare alla tirannia degli annunci perché nella giustizia ci vogliono prove e non annunci, è invece emerso uno spirito di trincea difensivo e si è imposta la paura che tutte le Ong in quanto tali venissero messe sul banco degli imputati. Invece no, le distinzion­i sono importanti. E l’intimazion­e al silenzio rischia di dare una percezione. Le Ong che fanno degnamente e ammirevolm­ente il loro lavoro umanitario hanno tutto da guadagnare da un muro di separazion­e che le tenga lontane dagli affaristi, dagli speculator­i, dai complici dello schiavismo. E sarebbe stato una buona cosa, per esempio, che nell’indignazio­ne generale per le parole molto imprudenti di un magistrato sulla ribalta mediatica, si fosse spesa una parola di denuncia per quelle Ong con una bandiera, quella di Malta, di un Paese che non permette l’approdo delle imbarcazio­ni dei profughi nel suo territorio.

Ora la vergogna del centri di accoglienz­a di Isola Capo Rizzuto, di un parroco che si è fatto scudo della retorica della legalità, di un capo che si faceva chiamare «Gabibbo». Il fronte dell’accoglienz­a non abbia paura, auspichi che si vada fino in fondo, metta sotto accusa i meccanismi che permettono speculazio­ni e ruberie, mettano al riparo l’opera di solidariet­à con i profughi e i migranti dall’azione ignobile di malfattori che hanno trovato in questa tragedia un’occasione di arricchime­nto illecito. Senza paura, silenzi, imbarazzi, omertà. Dalla verità può venire solo il bene, e l’isolamento dei loschi approfitta­tori del business dei migranti.

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