Torna Hanna Schygulla: nostalgia di Fassbinder ma lui vive dentro di me
L’attrice recita per Castellitto. «Mi ricorda Ferreri»
Sono misure di sicurezza straordinarie quelle messe in atto per la 70esima edizione del festival, la prima dopo la strage sul lungomare di Nizza di dieci mesi fa. Ovunque ci sono barriere antisfondamento in cemento e metal detector anche per gli accrediti (è la prima volta). Oltre alla polizia locale, con pistola calibro nove alla cintura e nuove tute antiproiettile (foto), sono stati aggiunti altri 500 poliziotti, anche in borghese. Più di seicento telecamere invece controllano la città 24 ore su 24. mi conoscono che ancora esisto! Giorni fa vedevo in tv un ritratto di Jean Gabin. Una grande star a cui a un certo punto nessuno propose più nulla. Si mise a fare l’agricoltore, si prese cura degli animali. Sono misteri. Ma al cinema le cose possono cambiare da un momento all’altro».
Tante attrici della sua età sono rinate nelle serie tv.
«So che sono belle, ma non le vedo, non ho niente contro. La gente ama la continuità sullo schermo forse perché non riesce ad averla nella propria vita affettiva».
In questi anni...
«Dopo Ferreri ho avuto un lungo stop perché volevo occuparmi dei miei genitori. Sono stati vent’anni difficili. Mio padre era stato prigioniero di guerra, tornò in Germania come uno straniero. Ma il punto era che non aveva passato una bella gioventù. Ho cercato di dargli amore in vecchiaia».
Lei amava cantare.
«Ho fatto installazioni al MoMa e ho lavorato nella musica, su testi di Baudelaire, Rimbaud, Heiner Muller, Borges. Una sorta di autoanalisi esistenziale in cui immagino anche ciò che Brecht direbbe del mondo odierno».
E cosa direbbe?
«Parlerebbe di alienazione e repressione, del divario sempre più largo tra ricchi e poveri, di fratellanza, delle banche che esplodono e dei cambi climatici che potrebbero essere la scintilla con cui il mondo si autodistruggerà».
Lei dove vive?
«Tra Parigi e Berlino. Non so ancora dove andrò a abitare stabilmente». Lotte di Fortunata è una vagabonda dell’anima, un po’ come Hanna.