Corriere della Sera

La rivoluzion­e d’amore Il libro di un padre che ha perso il figlio

Il dolore, la rabbia, le lettere postate su Facebook e condivise da migliaia di persone Ora Andrea Pilotta racconta di come le parole siano il suo contatto tra universi paralleli «Quando ti lascia un bambino se ne va per sempre un pezzo di te. Ma insieme

- di Elisabetta Soglio

«Vivere il dolore in solitudine, senza inventarsi nulla, distrugge la qualità umana delle persone. Attraversa­re il dolore giocando, facendo finta che si possa andare oltre, fa crescere la qualità di tutto il genere umano».

Ecco: bisognava inventarsi qualcosa. Andrea Pilotta, dopo che suo figlio Jacopo, per tutti Papo, a soli 10 anni è «volato dall’altra parte dell’Infinito» ha cominciato a scrivergli. Tante lettere, una ogni notte in mezzo al silenzio della sua casa. Lettere che sono diventate una pagina Facebook e un caso sui social: perché in queste migliaia di righe ci sono tutta la sofferenza e la rabbia che un evento così innaturale provoca in un padre. Ma c’è anche tanto amore che ha generato altro amore, in quelle forme straordina­rie e inaspettat­e che i grandi sentimenti ti regalano, e ha dato forza ad altri genitori passati nello stesso tunnel: «Ora la mia missione è far sapere al mondo quanto era meraviglio­samente incredibil­e mio figlio Papo», spiega Pilotta.

Quelle lettere hanno ispirato un libro. Ma in realtà La rivoluzion­e d’amore (che ha una toccante introduzio­ne di Jacopo Fo: sua la frase che apre questo articolo), non parla del piccolo Papo. Non solo, insomma. Pare piuttosto, leggendo d’un fiato, di percorrere con Andrea il suo cammino catartico che comincia da quella diagnosi: una mutazione genetica che accompagna Jacopo dalla nascita e che gli concede al massimo 99 battuti al minuto. Forzare di più il cuore significa rischiare la vita e allora Papo vive come tutti gli altri bambini, giochi, scuola, vacanze, sport ma evitando troppe corse. La «Famiglia Vaniglia» (si erano scelti questo soprannome perché con mamma Nik e Carlotta detta Totta parevano proprio quattro cuori di panna), si organizza intorno a questa esigenza e non si fa mancare nulla. «Realizzo ora — confessa Pilotta nel libro — che abbiamo vissuto proprio da illusi, ci eravamo illusi che la tua forza, sia d’animo che fisica, e tutta la protezione che avevi addosso tra medicine e icd (un dispositiv­o salvavita che viene impiantato dopo la prima grossa crisi, ndr) ti rendessero immune».

Anche perché Papo, un Brad Pitt in miniatura dicono i suoi, dimostra fin da subito doti straordina­rie: compone canzoni, scrive pensieri profondi e più maturi della sua età, fa battute a ripetizion­e e si gode tantissimo la vita con la spensierat­ezza di ogni bambino. Il 22 agosto 2016 Papo è in vacanza al mare, fa una bella colazione al bar con i nonni, prende la bicicletta per tornare al suo camper dove papà Andrea stava sistemando dei panni baPapo gnati e gli sorride: «Devo fare la cacca». Poi cade a terra e anche il cuore di Andrea pare fermarsi con quello del figlio: la corsa disperata a cercare aiuto, l’ospedale, due giorni in rianimazio­ne («Voleva abituarci poco alla volta al fatto che se ne sarebbe andato», ripete mamma Nik) e poi, dopo dieci anni «di incommensu­rabile felicità», è la fine di questo capitolo.

Andrea Pilotta non dice mai che Papo è morto. Dice che è «dall’altra parte dell’Infinito a correre, saltare e divertirsi». Lo pensa così e continua a scrivergli, a parlargli, a raccoglier­e piumette bianche che gli fa trovare per dirgli che non li ha abbandonat­i, a seguire da vicino Totta che è rimasta senza un fratello e non può fare a meno dei suoi genitori, a ricostruir­e con Nik un’esistenza dove nulla sarà più come prima.

Questo libro è la storia di un genitore che non si rassegna, che ogni tanto apparecchi­a ancora per quattro, che fa di tutto per tenere in vita suo figlio (ogni capitolo del libro si chiude con una delle battute di Papo che Andrea aveva cominciato a raccoglier­e fin da quando suo figlio aveva 3 anni), lo fa diventare il suo Supereroe, «divertente, irriverent­e, strafotten­te, dissacrant­e, eroico e senza paura della morte, perché mica si muore veramente». Un papà che cerca «un punto tangente in cui le orbite dei nostri due mondi si possano intersecar­e». Un papà che non vuole rassegnars­i a essere triste e che si aggrappa ai ricordi, «una valanga di cose di te e di noi e sono tutti ricordi piacevoli, positivi e forti». Certo, i momenti di buio sono tantissimi: «Non abbiamo ancora realizzato in pieno la tua assenza». E poi, ancora: «È troppo dura vivere senza orizzonti... quando ti muore un figlio qualcosa di te, grande o piccolo, per quanto tu lo riesca ad arginare, è morto per sempre insieme a lui».

Così viene voglia di cambiare tutto, «il camper, la macchina, il lavoro, le abitudini». Intanto, in attesa che qualcosa accada, la famiglia Vaniglia continua a vivere con intorno un’allegra banda di parenti e amici ancora più uniti ora che Papo non è più lì a tavola a chiedere il bis di lasagne. Il percorso di Andrea non finisce con questo libro, che gli consente di mostrare tutto il suo talento narrativo e la facilità a usare le parole per descrivere e trasmetter­e emozioni. Andrea, e anche Nik, Totta e tutti i genitori che vivono questo dolore straziante, devono ogni giorno cercare nuovo coraggio e volontà: «La cosa più importante è non arrendersi e fare un immenso casino d’amore». Appunto. Una rivoluzion­e d’amore.

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 ??  ?? Insieme Andrea Pilotta con il figlio Jacopo, per tutti Papo. Nel libro La rivoluzion­e d’amore. La storia di Papo Superhero, il bambino più coraggioso della paura, racconta di come solo l’amore permette di non arrendersi al dolore
Insieme Andrea Pilotta con il figlio Jacopo, per tutti Papo. Nel libro La rivoluzion­e d’amore. La storia di Papo Superhero, il bambino più coraggioso della paura, racconta di come solo l’amore permette di non arrendersi al dolore
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Sorriso Papo in vacanza al mare: andare a pesca e disegnare erano le sue grandi passioni

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