In chador per Raisi, il populista di Teheran
Venerdì l’Iran va alle elezioni: contro il presidente uscente, il riformista Rouhani (favorito), emerge l’ultraconservatore che piace ai religiosi. E a Khamenei
Selfie Supporter del candidato Ebrahim Raisi, principale contendente del presidente Rouhani nelle elezioni di venerdì, si scattano foto a un comizio a Teheran(Foto Epa) DALLA NOSTRA INVIATA
Una valanga di chador neri, paramilitari basiji e turbanti bianchi si riversa sulla Musalla, un luogo di preghiera più capiente di uno stadio dove spesso si tiene la preghiera del venerdì a Teheran. Ma il rito che si celebra stavolta è un altro: i comizi pre-elettorali. Come ogni quattro anni, questo venerdì gli iraniani tornano a eleggere il presidente. Una scelta limitata: su 1.629 candidati All’inizio la conferma di Rouhani, che concluse l’accordo sul nucleare, pareva scontata «Rouhani, questo weekend te ne vai!». I basiji — che il regime usa contro i dissidenti — superano tutti, saltando con le moto sui marciapiedi.
Il favorito resta Rouhani, che ha concluso l’accordo sul nucleare con l’Occidente. Ma la campagna elettorale, centrata sull’economia, è stata più dura del previsto per via del malcontento: l’inflazione si è ridotta, ma la disoccupazione è aumentata (quella giovanile è al 30%); la crescita del 6,6% riguarda solo il settore petrolifero; le sanzioni bancarie Usa restano in vigore e i miliardi di investimenti stranieri non si sono materializzati, anche in attesa delle mosse di Trump.
Non che Raisi sia un esperto di economia. Da trent’anni in magistratura, è noto più che altro perché nel 1988 sarebbe stato uno dei quattro membri della cosiddetta «Commissione della Morte», che fece giustiziare migliaia di prigionieri politici. I Pasdaran portano in pullman la gente ai suoi comizi, perché sperano rafforzi quell’isolamento sul quale hanno costruito un impero economico.
Lo stesso Khamenei, pur non dandogli l’endorsement, lo ha aiutato: un anno fa lo ha messo a capo del più grosso santuario sciita dell’Iran e della sua ricca fondazione. Di recente, ha criticato Rouhani per aver ignorato i poveri e cercato di costruire ponti con l’America. E c’è chi crede che veda in Raisi il possibile successore (alla propria morte) per la poltrona di Guida Suprema.
Per persuadere gli iraniani più pii e i più poveri, Raisi racconta di essere orfano come Maometto e si presenta come uno del popolo: promette 6 milioni di posti di lavoro (pur non spiegando come li otterrebbe) e più sovvenzioni mensili al 30% della popolazione (anche se gli economisti avvertono che farebbe decollare l’inflazione). La carta populista funziona su alcuni: «Sono laureata in farmacia ma non ho lavoro — dice
Il nucleare Magistrato
Nel 1988 Raisi avrebbe fatto parte della «Commissione della Morte»