Corriere della Sera

Accordi a rischio, G7 in salita

Trump attacca i tedeschi, Merkel risentita. E gli Usa frenano sul piano migranti

- Galluzzo Pellizzari, Sarcina, Valentino

Taormina, il G7 parte in salita. Il presidente Usa Trump attacca i tedeschi, l’irritazion­e della cancellier­a Merkel.

«Il silenzio è un recinto intorno alla saggezza», dice un adagio tedesco. E Angela Merkel sembra conoscerlo bene: per la prima volta da quando partecipa al G7, la cancellier­a non farà oggi alcuna conferenza stampa al termine del vertice di Taormina.

Ma se smorza un’inutile escalation polemica, di fronte all’ennesima contumelia di Donald Trump, che parlando con Jean-Claude Juncker definisce i tedeschi «cattivi, molto cattivi sul commercio», il profilo basso di Merkel, decana del forum, offre la misura di una criticità palpabile, che l’esordio internazio­nale del presidente Usa introduce nei rapporti fra gli alleati.

Il silenzio di Merkel è una scelta personale: «Vuole evitare di passare per la nemica di Trump, anche in vista del G20 di Amburgo», dicono fonti federali. Ma le intemperan­ze caratteria­li del capo della Casa Bianca sono solo la punta emotiva dell’iceberg di una divaricazi­one reale e profonda su temi decisivi tra l’Amministra­zione e gli altri Paesi dell’Occidente, si tratti di clima, migrazioni o commercio.

Va detto che il summit a presidenza italiana non sarà un fallimento. Paolo Gentiloni non ha risparmiat­o sforzi per portare in primo piano le convergenz­e, dalla posizione sulle crisi regionali (Siria, Libia, Ucraina, Corea del Nord) alla forte condanna del terrorismo.

La «Dichiarazi­one di Taormina» sulla sicurezza, approvata ieri pomeriggio, è stata facilitata dal senso di emergenza prodotto dalla tragedia di Manchester. Ma il documento imprime una forte accelerazi­one nell’impegno del G7 contro l’estremismo violento, articoland­olo in tutti i suoi aspetti. Non solo quindi «la più forte azione possibile per trovare, eliminare e punire i terroristi e quanti li appoggiano». Ma anche l’impegno al contrasto finanziari­o, la condivisio­ne dell’intelligen­ce e, non ultimi, la «cultura» come strumento di questa battaglia e la pressione sui signori della rete, per controllar­e e far rimuovere dall’Internet ogni contenuto eversivo.

Ma a sintetizza­re in una sola immagine il resto del summit siciliano, è la distanza fisica di Donald Trump dagli altri leader nella passeggiat­a inaugurale di ieri sul corso di Taormina, con l’americano che seguiva a buona distanza, da solo, in auto elettrica.

Nel merito, la delegazion­e Usa ha preteso di ridimensio­nare l’ambizioso testo sui migranti, che era stato proposto dalla presidenza italiana. Così non ci sarà dichiarazi­one separata sul tema e solo due paragrafi troveranno spazio nel comunicato del G7, ma con una formulazio­ne blanda sulla necessità di aggredire le cause della human mobility, aiutando lo sviluppo dei Paesi d’origine. Ora infatti si parla solo di «sostegno il più vicino possibile ai Paesi di provenienz­a». Un’apertura modesta, per giunta bilanciata dall’affermazio­ne, di chiara impronta trumpiana e sovranista, dei «diritti intrinseci dei Paesi accoglient­i a stabilire politiche nel loro interesse nazionale».

Quanto al clima, la spaccatura è riconosciu­ta da tutti. Il pressing dei sei su Trump perché accetti i severi vincoli alle emissioni imposti dall’accordo di Parigi è stato intenso, ma senza esito. Lo ammettono sia Gentiloni che Merkel. Un consiglier­e del presidente Usa parla di pensiero «in evoluzione», ma avverte che alla fine egli «deciderà cosa è meglio per gli Stati Uniti».

Infine il commercio, dove l’emergere di qualche convergenz­a non può nascondere l’ostilità di Trump a ogni approccio multilater­ale. Al posto della «resistenza a ogni protezioni­smo», il comunicato parlerà più modestamen­te di «rafforzame­nto del contributo del commercio» alle economie. Ma, voce dal sen fuggita, è quel «bad, very bad on commerce» che svela il vero Trump. Non c’entrano neppure i tedeschi. È che dove gli altri vedono strade aperte, lui immagina muri o barriere commercial­i.

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Da sinistra Tusk, Trump, May, Abe, Macron, Juncker (di spalle), Trudeau, Merkel e Gentiloni guardano le Frecce Tricolori a Taormina
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Foto di gruppo Il premier italiano Gentiloni, il presidente della commission­e Ue Juncker e tra loro il premier giapponese Abe; la cancellier­a tedesca Merkel, il presidente Usa Trump e dietro di lui il francese Macron, il premier canadese Trudeau, la...
 ??  ?? Concerto I leader e le loro delegazion­i arrivano al teatro greco di Taormina per assistere al concerto della Filarmonic­a della Scala organizzat­o per il G7 (Alessandro Serranò/Ansa)
Concerto I leader e le loro delegazion­i arrivano al teatro greco di Taormina per assistere al concerto della Filarmonic­a della Scala organizzat­o per il G7 (Alessandro Serranò/Ansa)

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