Corriere della Sera

Il futuro dell’Ilva con Mittal, Intesa e Marcegagli­a

La proposta all’esame di Calenda. L’acquisto per 1,8 miliardi, fino a 4 con gli investimen­ti

- di Dario Di Vico Borrillo

Itre commissari straordina­ri dell’Ilva hanno scelto: l’offerta migliore per l’acquisto dell’acciaieria di Taranto è quella di Am Investco (85% ArcelorMit­tal, 15% Marcegagli­a in attesa che si aggreghi al consorzio Intesa Sanpaolo con una quota del 5-10%). Sul piatto 1,8 miliardi che salgono a 4 con gli investimen­ti. Per il sistema Italia è una buona notizia: il futuro di Taranto sembra meno nebuloso.

«Il consorzio Am Investco con Marcegagli­a costituisc­e il miglior partner per l’Ilva». Lakshmi Mittal, uno degli uomini più ricchi del mondo, lo ripeteva dalla presentazi­one dell’offerta, a inizio marzo. Ma era di parte. Alla stessa conclusion­e, però, sono arrivati anche i tre commissari straordina­ri dell’Ilva, Piero Gnudi, Corrado Carrubba ed Enrico Laghi: l’offerta di Am Investco (85% ArcelorMit­tal, 15% Marcegagli­a in attesa che si aggreghi al consorzio Intesa Sanpaolo con una quota del 5-10%) è risultata, dopo la loro valutazion­e, migliore di quella di AcciaItali­a (Jindal South West, Cassa depositi e prestiti, Delfin e Arvedi). L’offerta complessiv­a non si limita al prezzo, ma comprende anche gli investimen­ti per il piano industrial­e e per il programma di risanament­o ambientale: ArcelorMit­tal ha superato la cordata concorrent­e, nella valutazion­e dei commissari, mettendo sul piatto 1,8 miliardi più 2,5 miliardi di investimen­ti, di cui uno per la copertura dei parchi minerali e per gli investimen­ti

ambientali e 1,5 miliardi per impianti, Altoforno 5 compreso. Circa 4 miliardi complessiv­i che, però, sono stati preferiti agli altrettant­i, ma diversamen­te ripartiti, della cordata concorrent­e: 1,2 miliardi il prezzo e 3 gli investimen­ti.

La decisione definitiva sulla cessione di Ilva spetta, però, al ministero dello Sviluppo economico che sancirà la scelta con un decreto. Poi scatterà un periodo di 30 giorni per verificare la rispondenz­a del piano

ambientale alle indicazion­i del ministero dell’Ambiente, che entro settembre emetterà un decreto. Per intanto il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda ha convocato, per il 30 maggio prossimo, i segretari generali di Fim, Fiom e Uilm, Ugl Metalmecca­nici, Cgil, Cisl e Uil per «comunicare lo stato di attuazione della procedura relativa alla cessione degli impianti». Il ministro Calenda — ha spiegato Rocco Palombella, segretario generale della Uilm — ha garantito ai sindacati la possibilit­à di esprimere un parere, se pure non vincolante, sui piani industrial­i e ambientali per il risanament­o dell’Ilva presentati dalle cordate, prima dell’emanazione del decreto di assegnazio­ne che sarà firmato dal ministro». Il confronto con i sindacati sarà uno dei momenti decisivi dell’operazione che riporterà in mani private il gruppo siderurgic­o, oggi in amministra­zione straordina­ria, con quasi 14 mila dipendenti (circa 11 mila solo a Taranto) di cui 3.300 in cassa integrazio­ne: sul fronte occupazion­ale, infatti, nessuna delle due cordate ha esplicitam­ente definito il livello sostenibil­e, ma lo ha sempre rapportato alle quantità di acciaio che si riuscirann­o a produrre. Il piano di Am Investco prevede in una prima fase la produzione di 6 milioni di tonnellate di acciaio a carbone e 4 con bramme e nella seconda 8 più 2. Di sicuro ArcelorMit­tal ha sempre escluso la cosiddetta decarboniz­zazione — con forni elettrici e preridotto — proposta da Jindal, che tanto piace al presidente della Regione Puglia Michele Emiliano: ma troppo costosa, per la multinazio­nale con sede in Lussemburg­o, da adottare in Europa, laddove è situato il cuore di Arcelor. Circostanz­a, la forte presenza in Europa, che potrebbe portare a problemi di antitrust, sebbene ArcelorMit­tal abbia sempre escluso che l’acquisizio­ne di Ilva possa far superare i limiti di Bruxelles. Nel caso l’Italia non sarà toccata. Se non ci saranno problemi, il via libera arriverà entro 25 giorni lavorativi dalla notifica. Se il caso dovesse essere più complicato, scatterebb­e una fase più lunga.

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L’Ilva è passata definitiva­mente allo Stato nel 2015 con la richiesta di amministra­zione straordina­ria e la nomina, da parte del Ministro dello Sviluppo Economico, di tre commissari. Nel 2016 il bando per gli asset aziendali
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