La corsa degli italiani per salvare la bozza finale: non possiamo fare miracoli
Gentiloni: su alcuni temi c’è convergenza, ci stiamo lavorando
DAL NOSTRO INVIATO
«Non possiamo fare miracoli». Paolo Gentiloni è arrivato a Taormina consapevole che sarebbe stata in salita. Basti pensare che la dichiarazione finale del vertice era di 10 pagine sino a 48 ore fa, almeno quella che circolava a Palazzo Chigi, all’inizio del G7 si era già ridotta a 6 pagine: all’insegna del realismo, dei no degli americani, delle differenze sul clima, sulle politiche migratorie.
Il riassunto lo fanno i diplomatici italiani impegnati in prima linea nei negoziati: «Sembra un vertice 6 più uno», dove l’unità è ovviamente rappresentata da Donald Trump, dalle sue indecisioni e dalle posizioni diverse rispetto al resto dei Paesi occidentali.
Eppure alla fine della prima giornata è ancora Gentiloni a dire che i passi avanti ci sono. Gli americani ammettono che Trump «è venuto anche per imparare», e se i francesi e i tedeschi fanno in qualche modo a gara nel rimarcare i problemi che hanno una genesi nell’amministrazione americana, il presidente del Consiglio vede il bicchiere mezzo pieno: «Lo spirito di Taormina ci può aiutare nella giusta direzione, c’è un’atmosfera di discussione diretta e sincera che si traduce in punti di convergenza:
«Vdalla Siria alla Libia ai temi del commercio internazionale, su cui si sta ancora lavorando».
Quello che Gentiloni non dice, e che non può dire, è che lo sforzo di sintesi del nostro governo, che ha la regia del vertice, produrrà comunque dei compromessi. Sul clima la conferma degli accordi di Parigi resterà in qualche modo congelata, appesa alle future decisioni di Trump, «che ha in atto una riflessione di cui gli altri Paesi ogliamo denunciare la natura antipopolare del G7 e condannare le politiche di sfruttamento che vengono definite in questo appuntamento». Marco Rizzo, segretario del Partito comunista, promuove un «controvertice», oggi alle 11 all’Assinos Palace Hotel di Giardini Naxos, con la partecipazione di delegazioni estere, come quella del Partito comunista dei popoli di Spagna (guidata da Edoardo Corrales) e del Pc di Grecia (con l’eurodeputato Sotiris Zarianopoulose). Si parlerà anche di immigrati, per Rizzo sfruttati come «esercito industriale di riserva». hanno preso atto». E anche sul tema delle migrazioni molti punti della dichiarazione finale sono stati cancellati perché non accettati dalla Casa Bianca.
Ma indubbiamente ci sono anche risultati tangibili, come la dichiarazione aggiunta sul terrorismo, che sempre Gentiloni enfatizza, citando a suo giudizio il punto più importante «la collaborazione informativa all’impegno dei leader per far promuovere dai grandi internet service provider un impegno nei confronti di quello che circola in Rete». Sergio Mattarella aggiunge parole che sono di sintesi: «Dobbiamo risposte ambiziose, di un’estrema urgenza, ai nostri cittadini di fronte al terrorismo, che ancora una volta in questi giorni ha compiuto orribili stragi, dal Regno Unito all’Egitto».
Ma oltre alla sostanza c’è anche l’immagine: la prima giornata è motivo di orgoglio perché fila tutto liscio, perché la scelta di Taormina e delle sue bellezze è stata apprezzata, mentre Gentiloni sottolinea che i passi avanti «sono anche determinati dalla scelta di questo posto strategico, nel centro del Mediterraneo».