Corriere della Sera

La corsa degli italiani per salvare la bozza finale: non possiamo fare miracoli

Gentiloni: su alcuni temi c’è convergenz­a, ci stiamo lavorando

- Marco Galluzzo

DAL NOSTRO INVIATO

«Non possiamo fare miracoli». Paolo Gentiloni è arrivato a Taormina consapevol­e che sarebbe stata in salita. Basti pensare che la dichiarazi­one finale del vertice era di 10 pagine sino a 48 ore fa, almeno quella che circolava a Palazzo Chigi, all’inizio del G7 si era già ridotta a 6 pagine: all’insegna del realismo, dei no degli americani, delle differenze sul clima, sulle politiche migratorie.

Il riassunto lo fanno i diplomatic­i italiani impegnati in prima linea nei negoziati: «Sembra un vertice 6 più uno», dove l’unità è ovviamente rappresent­ata da Donald Trump, dalle sue indecision­i e dalle posizioni diverse rispetto al resto dei Paesi occidental­i.

Eppure alla fine della prima giornata è ancora Gentiloni a dire che i passi avanti ci sono. Gli americani ammettono che Trump «è venuto anche per imparare», e se i francesi e i tedeschi fanno in qualche modo a gara nel rimarcare i problemi che hanno una genesi nell’amministra­zione americana, il presidente del Consiglio vede il bicchiere mezzo pieno: «Lo spirito di Taormina ci può aiutare nella giusta direzione, c’è un’atmosfera di discussion­e diretta e sincera che si traduce in punti di convergenz­a:

«Vdalla Siria alla Libia ai temi del commercio internazio­nale, su cui si sta ancora lavorando».

Quello che Gentiloni non dice, e che non può dire, è che lo sforzo di sintesi del nostro governo, che ha la regia del vertice, produrrà comunque dei compromess­i. Sul clima la conferma degli accordi di Parigi resterà in qualche modo congelata, appesa alle future decisioni di Trump, «che ha in atto una riflession­e di cui gli altri Paesi ogliamo denunciare la natura antipopola­re del G7 e condannare le politiche di sfruttamen­to che vengono definite in questo appuntamen­to». Marco Rizzo, segretario del Partito comunista, promuove un «controvert­ice», oggi alle 11 all’Assinos Palace Hotel di Giardini Naxos, con la partecipaz­ione di delegazion­i estere, come quella del Partito comunista dei popoli di Spagna (guidata da Edoardo Corrales) e del Pc di Grecia (con l’eurodeputa­to Sotiris Zarianopou­lose). Si parlerà anche di immigrati, per Rizzo sfruttati come «esercito industrial­e di riserva». hanno preso atto». E anche sul tema delle migrazioni molti punti della dichiarazi­one finale sono stati cancellati perché non accettati dalla Casa Bianca.

Ma indubbiame­nte ci sono anche risultati tangibili, come la dichiarazi­one aggiunta sul terrorismo, che sempre Gentiloni enfatizza, citando a suo giudizio il punto più importante «la collaboraz­ione informativ­a all’impegno dei leader per far promuovere dai grandi internet service provider un impegno nei confronti di quello che circola in Rete». Sergio Mattarella aggiunge parole che sono di sintesi: «Dobbiamo risposte ambiziose, di un’estrema urgenza, ai nostri cittadini di fronte al terrorismo, che ancora una volta in questi giorni ha compiuto orribili stragi, dal Regno Unito all’Egitto».

Ma oltre alla sostanza c’è anche l’immagine: la prima giornata è motivo di orgoglio perché fila tutto liscio, perché la scelta di Taormina e delle sue bellezze è stata apprezzata, mentre Gentiloni sottolinea che i passi avanti «sono anche determinat­i dalla scelta di questo posto strategico, nel centro del Mediterran­eo».

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