Corriere della Sera

«Vogliono colpire il dialogo Ma il messaggio del Papa resiste»

- di Gian Guido Vecchi

CITTÀ DEL VATICANO «Siamo inorriditi da questa barbarie assurda. E vicini, nel cuore, a papa Tawadros II e a tutti i nostri fratelli della chiesa copto-ortodossa». Il cardinale argentino Leonardo Sandri, 73 anni, prefetto della Congregazi­one per le Chiese orientali, ha accompagna­to Francesco nel viaggio al Cairo del mese scorso. L’incontro ad Al Azhar, l’appello all’«alleanza» delle fedi contro il fanatismo. Ora sospira: «Ammiriamo questa procession­e di martiri che cammina verso la gloria del Risorto, il loro esempio di fede. Ma insieme lamentiamo che i nostri fratelli cristiani siano così esposti, e auspichiam­o siano più protetti».

Cosa resta della visita di Francesco, eminenza?

«Vede, il Papa parla come un profeta. Annuncia un mondo nuovo e chiama tutti a viverlo. Ma la Parola, spesso, si fa strada in questo mondo come la voce di San Giovanni Battista che grida nel deserto. Non è che, siccome Francesco ha compiuto questo viaggio, si potesse pensare che le cose sarebbero cambiate dall’oggi al domani».

C’è chi dirà: vi illudete che possano mai cambiare.

«Le persone che compiono queste atrocità sono strumenti del male. Come negli attentati alle chiese copte nei mesi passati, come a Manchester. Vogliono colpire il dialogo, la convivenza. Ma il male non prevarrà. Non è questione di illusione, ma di speranza. Nulla potrà arrestare la forza di pace e amore che viene da Dio e pervade le religioni monoteisti­che. E conoscendo tanti egiziani musulmani, la loro sensibilit­à e apertura al bene, sono sicuro che si possa costruire un futuro di speranza».

Che si può fare, ora?

«Tutte le voci che hanno il senso della dignità umana non possono che condannare questi atti barbari. E questo è un bene. Poi, però, bisogna prendere misure concrete per assicurare protezione ai cristiani che continuano ad essere perseguita­ti e uccisi».

L’imam di Al Azhar parla di «terrorismo brutale».

«Credo che anche loro soffrano per quelli che uccidono in nome di una interpreta­zione assurda della fede».

C’è anche un problema di educazione dei giovani, notava il Papa, no?

«Tutto dipende dall’educazione. Per questo è importante che ad Al Azhar si dicano aperti alla comprensio­ne tra fedi. Nel catechismo noi insegniamo l’amore, la convivenza. Se ci fosse una bella e buona educazione per tutti, non ci sarebbe bisogno di tanta polizia».

Quale immagine l’ha più colpita nel viaggio in Egitto?

«Mi sono emozionato nel vedere una coppia di giovani sposi che portava i doni all’altare mentre il Papa celebrava la messa. Un’immagine di speranza. Il mondo potrà vincere le forze del male».

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