Campo Dall’Orto da Padoan, addio alla Rai E Fico: adesso lascino anche i consiglieri
Ieri il faccia a faccia: mandato rimesso, le dimissioni saranno presentate in cda. Non chiederà buonuscite
«In un incontro molto cordiale, il ministro Padoan ha preso atto della decisione di Antonio Campo Dall’Orto di rimettere il suo mandato di Direttore generale Rai. Lo si legge in una nota di Viale Mazzini». Con queste due scarne righe dattiloscritte, frutto di una intesa Raiministero dell’Economia, è finita ieri, poco dopo le 17, l’era di Antonio Campo Dall’Orto al settimo piano di viale Mazzini, cominciata il 6 agosto 2015.
Pier Carlo Padoan lo ha incontrato alle 15, i due hanno parlato per poco più di un’ora e mezza. Il tempo necessario al direttore generale (che ha, secondo la riforma voluta dal governo Renzi, i poteri da amministratore delegato) di illustrare la situazione del servizio pubblico al ministro dell’Economia, l’azionista della Rai, titolare del 99,9% delle azioni. Padoan ha «preso atto» della decisione perché non può formalmente accogliere né accettare le dimissioni che saranno presentate al Cda (privo già di un pezzo, dopo l’addio del consigliere Paolo Messa) e alla presidente Monica Maggioni, probabilmente la prossima settimana.
Padoan e Campo Dall’Orto hanno concordato un’uscita non traumatica: ancora quindici giorni di permanenza a viale Mazzini per concludere le procedure. Cioè iter delle dimissioni (lettera alla Maggioni e ai Consiglieri), accordi economici Il dg resterà probabilmente altre due settimane per concludere l’iter
sull’uscita (capitolo complesso e delicato), firma degli ultimi atti aziendali. Padoan avrebbe riconosciuto a Campo Dall’Orto i risultati positivi raggiunti sia dal punto di vista economico che dei contenuti del servizio pubblico. Campo Dall’Orto ha fatto sapere di non voler accettare alcuna possibile buonuscita né il pagamento dello stipendio fino a fine 2017. Intende ricevere solo il dovuto fino al suo ultimo giorno di lavoro. E con il suo staff ha poi aggiunto: avrei voluto continuare, ma così non si poteva.
Immediata, e durissima, la reazione della Federazione Nazionale della Stampa e dell’Usigrai, il sindacato interno dei giornalisti Rai: «Antonio Campo Dall’Orto non è l’unico responsabile del fallimento di questi due anni di mandato. Auspichiamo ora che l’azionista agisca con rapidità per restituire con urgenza alla Rai una guida autorevole, sicura e stabile». Anche Roberto Fico, M5S, presidente della commissione parlamentare di Vigilanza, è sulla stessa linea: «Ora non credano di lavarsi le mani. Queste dimissioni costituiscono un fallimento di Matteo Renzi e del Pd, è evidente che dopo le dimissioni di Dall’Orto dovrebbero arrivare anche quelle di tutto il Consiglio di amministrazione, sempre che qualcuno non stia già programmando l’ennesimo inciucio».
Ma da Arturo Diaconale, consigliere di amministrazione di I compensi degli artisti A febbraio il cda fissa un tetto di 240 mila euro ai compensi dei collaboratori. Ad aprile lo stesso cda ha sospeso la delibera per gli artisti (Fabio Fazio minaccia di andarsene) e invitato il dg a presentare un piano con criteri e parametri La bocciatura del cda Lunedì scorso il cda a larga maggioranza (due astensioni), compreso il voto della presidente Monica Maggioni, dice no al piano per le news che il dg Dall’Orto aveva ereditato da Verdelli e voleva portare a compimento Le nomine dei dirigenti Nel 2016 l’Anac di Raffaele Cantone ha contestato le modalità con cui sono stati assunti 21 dirigenti esterni, riscontrando irregolarità, conflitti di interesse e il mancato rispetto delle norme sul job posting interno Il piano per le news A gennaio Carlo Verdelli, direttore editoriale per l’offerta informativa, si dimette dopo che il cda boccia il suo piano per riformare la struttura dell’informazione. Pochi giorni prima aveva lasciato anche Francesco Merlo Dimissionario Antonio Campo Dall’Orto, 52 anni, nominato dg della Rai ad agosto 2015, nei giorni scorsi ha deciso di lasciare area centrodestra, arriva una risposta immediata che svela il clima nel Cda: «Noi dimetterci? Ma che logica è? A questo punto perché non si dimette Fico? Ora in Consiglio si può fare tutto: si possono mettere a punto il regolamento sul tetto ai compensi e i palinsesti, anche in attesa del prossimo direttore generale possiamo operare ugualmente».
I tempi L’attacco di Anzaldi
«È una presa in giro, se vuole dimettersi convochi il consiglio e lo dica alla presidente»
Silenzio dal Pd. Solo Michele Anzaldi, segretario della Vigilanza, precisa che Campo Dall’Orto «se vuole dimettersi deve convocare il Consiglio o inviare una comunicazione urgente alla presidente, quella del direttore generale è una presa in giro». Diretta a far perdere tempo prezioso.
Ma la situazione è difficilissima. Alberto Angela starebbe valutando molto seriamente sia un’ipotesi Sky, con un «suo» canale di divulgazione, che un’offerta Discovery. In quanto a Fabio Fazio, mostra segni di stanchezza crescente per le polemiche della politica sui suoi compensi e potrebbe aprire serie trattative con La7. Si parla anche di approcci di Mediaset con Massimo Giletti.
E poi c’è il nodo Milena Gabanelli, candidata al nuovo portale digitale bocciato (con
Il totonomi
Nel totonomi oltre all’amministratore delegato di Rai cinema, anche Minoli e Orfeo
tutto il piano) dal Cda del 22 maggio. Anche lei se ne andrebbe? Tutti volti che rappresentano l’attuale marchio Rai. Anche la lettera di Bruno Vespa al Consiglio di amministrazione, in cui ricorda che lui è titolare di un contratto di «prestazione artistica», è dimostrazione di un nervosismo molto diffuso pochi giorni prima della presentazione dei palinsesti.
Difficile immaginare che proprio ora la Rai resti senza una guida solida e professionale. Urge qualcuno capace di saltare in corsa sulla tolda di comando.