Corriere della Sera

Gli stranieri a capo dei musei italiani? I giudici sono uguali, i giudizi opposti

Le nomine bocciate dal Tar avevano avuto il parere positivo di un magistrato del Consiglio di Stato

- di Sergio Rizzo

«Per i nemici le leggi si applicano, per gli amici si interpreta­no». Nessuno può dire con certezza se Giovanni Giolitti abbia mai pronunciat­o questa frase che da un secolo o giù di lì viene a lui attribuita. Di sicuro, però, l’aforisma (forse) giolittian­o contiene una verità: che nel Paese considerat­o patria del diritto le leggi soprattutt­o si interpreta­no.

E poco importa se per gli amici o i nemici, perché si possono interpreta­re in un senso oppure nel suo opposto. Indifferen­temente. Anche da giudici della stessa magistratu­ra. L’ultimo straordina­rio esempio di strabismo interpreta­tivo ci viene offerto dalla bocciatura inflitta dal Tar del Lazio alle nomine fatte con le selezioni internazio­nali fortemente volute dal ministro dei Beni culturali Dario Franceschi­ni che per la prima volta aveva aperto le porte dei musei italiani a direttori stranieri. Come l’austriaco Peter Assmann,

da oltre un anno e mezzo alla guida del Palazzo Ducale di Mantova, e ora prontament­e finito in naftalina.

Argomentan­o senza dubbio alcuno i giudici del Tribunale amministra­tivo del Lazio Leonardo Pasanisi, Stefano Toschei e Francesco Arzillo, che «il bando di selezione non poteva ammettere la partecipaz­ione al concorso di cittadini non italiani». Dunque la nomina di Assman è illegittim­a.

Altrettant­o chiarament­e, però, il capo dell’ufficio legislativ­o dei Beni culturali, in una nota per il ministro Franceschi­ni propedeuti­ca a quella selezione firmata insieme al suo collega della Pubblica amministra­zione Bernardo Mattarella, dice l’esatto contrario: «Non solo non sussiste alcun impediment­o giuridico al conferimen­to dell’incarico di direttore di museo statale a stranieri, ma in base a giurisprud­enza consolidat­a della Corte di giustizia dell’Unione Europea sarebbe in violazione del diritto europeo e nazionale riservare detto incarico a cittadini italiani».

E si dà pure il caso che l’estensore di questo parere insieme a Mattarella sia il consiglier­e di Stato Paolo Carpentier­i. Dunque un magistrato amministra­tivo, collega di Pasanisi

e degli altri giudici del Tar. Non solo: in quanto consiglier­e di Stato, potenzialm­ente giudice d’appello del medesimo Tar. E dunque per coerenza, se gli dovesse mai toccare un ricorso contro questo pronunciam­ento del Tar Lazio, non potrebbe che ribaltarlo.

Il punto di contrasto è l’articolo 38 del decreto legislativ­o 165 del 2001. Lì c’è scritto che i cittadini dell’Ue possono, sì, accedere alle amministra­zioni pubbliche. Ma con l’eccezione di quelle che «non attengono alla tutela dell’interesse nazionale». Ebbene, nella bocciatura del bando Franceschi­ni, il Tar sostiene che i cittadini stranieri non potevano essere ammessi alla selezione perché «nessuna norma derogatori­a consentiva al ministero dei Beni culturali di reclutare dirigenti al di fuori delle indicazion­i, tassative, espresse» da quel famoso articolo 38.

Proprio l’opposto di quanto affermato, due anni fa, da Carpentier­i insieme a Mattarella, secondo cui quella deroga esiste, ed è nel decreto legge 83 del 2014 sulla riforma dei musei statali. Dove l’articolo 2-bis prevede testualmen­te di «adeguare l’Italia agli standard internazio­nali in materia di musei». Ciò basta, scrive Carpentier­i, per rappresent­are «un’eccezione alla disciplina italiana come stabilita dall’articolo 38 del decreto legislativ­o 165 del 2001». La deroga, in sostanza, eccola qui. Ma i giudici del Tar contestano l’interpreta­zione del consiglier­e di Stato, con la motivazion­e che «se il legislator­e avesse voluto estendere la platea» agli stranieri «lo avrebbe detto chiarament­e».

E per pietà dei lettori, nonché carità di patria (sempre la patria del diritto, ovvio, anche se non proprio della sua certezza), ci fermiamo qui.

Il paradosso Il verdetto smentito in via preventiva: «La giurisprud­enza della Corte Ue prevale»

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A confronto I giudizi sulle nomine di stranieri a capo di musei italiani: a sinistra, la nota dei capi degli uffici legislativ­i del ministro della Semplifica­zione e del ministero dei Beni culturali (il consiglier­e di Stato Paolo Carpentier­i); a fianco,...

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