LA SCUOLA DI CAVEZZO A 5 ANNI DAL TERREMOTO: GENEROSITÀ E MANCANZE
Noi con Cavezzo avevamo un impegno: restituire speranza a una comunità. Cinque anni dopo il terremoto un polo scolastico creato dal nulla disegna un futuro sull’onda della solidarietà. Fare qualcosa di utile per chi in un minuto ha visto crollare mattoni, muri e certezze, ha pianto i morti e ha passato l’inverno in tende e prefabbricati, non è stata un’impresa, è stato un dovere sollecitato dalle lettere e dalla generosità di migliaia di lettori del Corriere e telespettatori del TgLa7. E adesso che la scuola è finita, inaugurata, consegnata definitivamente al Comune, possiamo dire che è una scuola diversa, circondata dal verde, con un giardino interno, un cortile coperto, una grande palestra, un bosco tutt’attorno: è un presidio di sostenibilità. Nato dalla collaborazione tra pubblico e privato, tra la regione Emilia Romagna e «Un aiuto subito», dall’idea di grande architetto come Renzo Piano e da un concorso tra giovani progettisti, completato in due anni superando burocrazie e difficoltà. Un’avventura che ha coinvolto architetti, sindaci, funzionari, Protezione civile, assessorati e dirigenti regionali, tecnici, impiegati, ingegneri e operai: tutti hanno dato una mano e hanno fatto diventare «Un aiuto subito» qualcosa di speciale per Cavezzo, un amico in più tra i tanti che si sono impegnati per la ricostruzione. Cinque anni dopo quelle terribili scosse, le scuole in Emilia sono il simbolo di una ricostruzione riuscita che verrà ricordata lunedì dal presidente della Repubblica Mattarella. Della scuola di Cavezzo si parlerà per raccontare la straordinaria alleanza tra un giornale, una tv e le istituzioni locali e regionali. Ma si dovrà dire anche della mancata generosità del governo nazionale che non ha voluto rinunciare all’introito dell’Iva su oltre tre milioni di spesa: quattrocentomila euro di costi aggiuntivi. Al silenzio di Roma, ha fatto da contrappunto la generosità di Banca Intesa San Paolo, della Fondazione Cariplo e della Regione. Impegno mantenuto, ma il governo non c’è.