Corriere della Sera

Più se ne fanno, meglio è

- Renato Invernizzi renato.invernizzi@ gmail.com Caro Renato,

Caro Aldo, il grande successo del Salone del Libro di Torino è l’innegabile testimonia­nza di quanto in Italia il piacere della lettura non sia accatastat­o sotto i cumuli del ciarpame mediatico e della cattiva informazio­ne che disorienta­no nella scelta di prodotti culturali autentici. Certo è inconfutab­ile il dato che dice che gli italiani leggono sempre meno (più del 50% non ha aperto alcun libro nel 2016), ma credo sia confortant­e il fatto che iniziative importanti come la fiera del capoluogo piemontese riescano a intercetta­re l’interesse di una fetta sempre più ampia di affezionat­i alla carta stampata, al pensiero critico, alla disputa scientific­a, all’empatia della poesia, al fascino intramonta­bile del romanzo. L’obiettivo, per i prossimi anni, spero sia quello di arrivare a catturare la curiosità e l’interesse di chi ancora diffida della modernità del pensiero veicolato dai libri, forse non riconoscen­done la centrale importanza in una società sempre più virtuale e digitalizz­ata.

Piero Masiello, Legnano Caro Piero, come ci siamo detti il mese scorso, più saloni del libro si fanno, meglio è.

L’EX PREMIER

«Dalemoni era davvero meglio di Renzusconi?» Molto critico con Renzusconi, D’Alema ha rimosso il termine Dalemoni che coniò Giampaolo Pansa per bocciare gli inciuci tra l’avversario storico di Veltroni e Verdini? Legittime le critiche al senatore toscano, ma era più presentabi­le Misservill­e che Max imbarcò nel suo governo sia pure per pochi giorni? Con il «patto della crostata», D’Alema si impegnò a non spingere sull’inasprimen­to delle norme sul conflitto di interessi, affrontato dalla non molto severa legge Frattini. Berlusconi, grato, accettò di proseguire i lavori della Bicamerale, presieduta da Massimo, fino all’accordo finale che, tuttavia, saltò. I giornali scrissero di «tentativi di inciucio» anche all’epoca di due edizioni della corsa al Quirinale, in cui il fondatore di Forza Italia fu quasi convinto ad appoggiare D’Alema, fidandosen­e più di Ciampi e di Napolitano, poi ascesi al Colle.

Luca Zandoli, Cosenza Le lettere firmate con nome, cognome e città e le foto vanno inviate a «Lo dico al Corriere» Corriere della Sera via Solferino, 28 20121 Milano Fax: 02-62827579

lettere@corriere.it lettereald­ocazzullo @corriere.it

Aldo Cazzullo - «Lo dico al Corriere» «Lo dico al Corriere» @corriere

Caro Aldo,

il primo ministro del Regno Unito Theresa May (ex ministro degli interni europeista) ha indetto elezioni anticipate per l’8 giugno, sperando di aumentare la sua maggioranz­a alla camera dei Comuni dopo la Brexit (votata da 17 milioni di cittadini su 46,5 aventi diritto). In compenso, Tony Blair (ex leader del Labour) ha lanciato agli elettori un messaggio molto chiaro in vista del voto del mese prossimo: non eleggere quei parlamenta­ri che hanno sostenuto la Brexit a ogni costo, indipenden­temente dal partito di appartenen­za. Le alternativ­e sarebbero due: o la May rinuncia alla Brexit, oppure ne accetta le conseguenz­e, compreso il ridimensio­namento del sistema finanziari­o di Londra.

Purtroppo al centro delle elezioni inglesi non c’è l’uscita dall’Unione europea. Quella è stata decisa un anno fa, in modo temo irrevocabi­le. Del resto il Regno Unito in Europa è sempre stato con un piede solo. Non ha aderito a Schengen né alla moneta unica; e a Bruxelles andava più per sabotare che per costruire. Anziché rimpianger­e il responso del referendum, sarebbe bene lavorare per rendere la Brexit più indolore possibile per gli europei che studiano o lavorano a Londra, in cambio della permanenza del Regno Unito (o di quel che ne resterà dopo l’uscita della Scozia) nel sistema di libero scambio europeo.

La vera posta in gioco nel voto dell’8 giugno è il rafforzame­nto del potere di Theresa May, a discapito delle resistenze interne ai conservato­ri e degli opposti populismi dello Ukip e del Labour. Nigel Farage, leader degli indipenden­tisti, Brescia: plastica «clandestin­a» fra bidoni blindati. Purtroppo qualcuno finge di non aver capito che il Comune ha un nuovo sistema per la raccolta differenzi­ata dei rifiuti. Foto di Alberto Moreni. (Inviate le foto, ovviamente scattate da voi, a questi indirizzi: lettere@ corriere.it e su Instagram @corriere) si augurava una sconfitta di misura nel referendum. La vittoria ha di fatto esaurito la sua missione; non a caso si è dimesso dalla guida del partito, che torna nel chiuso della marginalit­à. E il massimalis­ta Jeremy Corbyn, nonostante la ripresa nei sondaggi, rischia di guidare i laburisti a una sconfitta che farà rimpianger­e il deprecato Tony Blair e pure la dignitosa tenuta di Gordon Brown nel 2010.

Theresa May è stata criticata per aver scelto il momento a lei più propizio per andare al voto. In effetti il premier britannico è tra i leader più stabili al mondo proprio in virtù di questo potere, negato ad esempio al presidente degli Stati Uniti, che può ritrovarsi fin da subito senza maggioranz­a al Congresso o perderla dopo soli 21 mesi alle elezioni di midterm. Quanto all’Italia, ancora non si sa quando si voterà, e con quale legge.

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