La Rete mondiale di Sushma Swaraj
Ha oltre otto milioni di follower su Twitter. L’India ci ha abituato a ragionare su numeri iperbolici, ma Sushma Swaraj, 65 anni, ministra degli Esteri del governo Modi, sembra aver trovato la formula per sfruttare la potenza caotica dei social media. È diventata infatti un punto di riferimento per i suoi connazionali nel mondo.
Chi ha bisogno di qualcosa si rivolge a lei. Meghna Basu, studentessa all’università di Groninga, viene investita da un’automobile e si frattura una gamba? Con un tweet il padre Bhaskar chiede aiuto alla ministra che attiva l’ambasciata indiana in Olanda. Forse sarebbe successo comunque, ma adesso siamo oltre otto milioni a saperlo . Di casi simili — sciagure, aggressioni, richieste urgenti di visti — ne accadono tanti e c’è sempre la ministra che dispone, pianifica, sollecita, intercede. È chiaro che dietro a tutto questo agisce uno staff efficiente, allenato ad agire nell’epoca della post-verità.
La storia di questa politica scaltra, esponente di punta del Bharatya Janata Party (il partito indiano conservatore avversario di quello del Congresso), poco conosciuta in Italia nonostante l’antipatica vicenda dei due marò, ci insegna che nel ventunesimo secolo la proiezione esterna di un Paese è legata anche alla difesa dei suoi cittadini. Salvare i naufraghi della globalizzazione, proteggere chi è lontano diventa sempre più importante in questo universo senza centro che una scrittrice come Jhumpa Lahiri ha raccontato in maniera ammirevole.
La Rete non è un’arma per tentare di sopraffare i troppi nemici che ci inventiamo ogni giorno. Perfino Bhaskar Basu è stato attaccato per aver scritto che la figlia era stata investita da «un olandese» mentre Meghna è stata accusata perfidamente di aver attraversato la strada in modo irresponsabile. Ci sono i buoni e i cattivi, ma non è un unico, gigantesco mostro. Siamo ormai abituati invece ad una sorta di personalizzazione: «le critiche del web, la rabbia social». Certo, anche dopo le elezioni, o un referendum, si può dire per esempio che «L’Italia ha deciso» oppure che «la Gran Bretagna ha scelto». Ma in questi casi è impossibile votare migliaia di volte e le schede piene di insulti non contano più delle altre. Anzi, vengono annullate.
@Paolo_Lepri
«Abbiamo bisogno di avere subito la legge»
Sushma Swaraj, 65 anni, ministra degli Esteri indiana