Corriere della Sera

La Rete mondiale di Sushma Swaraj

- Di Paolo Lepri

Ha oltre otto milioni di follower su Twitter. L’India ci ha abituato a ragionare su numeri iperbolici, ma Sushma Swaraj, 65 anni, ministra degli Esteri del governo Modi, sembra aver trovato la formula per sfruttare la potenza caotica dei social media. È diventata infatti un punto di riferiment­o per i suoi connaziona­li nel mondo.

Chi ha bisogno di qualcosa si rivolge a lei. Meghna Basu, studentess­a all’università di Groninga, viene investita da un’automobile e si frattura una gamba? Con un tweet il padre Bhaskar chiede aiuto alla ministra che attiva l’ambasciata indiana in Olanda. Forse sarebbe successo comunque, ma adesso siamo oltre otto milioni a saperlo . Di casi simili — sciagure, aggression­i, richieste urgenti di visti — ne accadono tanti e c’è sempre la ministra che dispone, pianifica, sollecita, intercede. È chiaro che dietro a tutto questo agisce uno staff efficiente, allenato ad agire nell’epoca della post-verità.

La storia di questa politica scaltra, esponente di punta del Bharatya Janata Party (il partito indiano conservato­re avversario di quello del Congresso), poco conosciuta in Italia nonostante l’antipatica vicenda dei due marò, ci insegna che nel ventunesim­o secolo la proiezione esterna di un Paese è legata anche alla difesa dei suoi cittadini. Salvare i naufraghi della globalizza­zione, proteggere chi è lontano diventa sempre più importante in questo universo senza centro che una scrittrice come Jhumpa Lahiri ha raccontato in maniera ammirevole.

La Rete non è un’arma per tentare di sopraffare i troppi nemici che ci inventiamo ogni giorno. Perfino Bhaskar Basu è stato attaccato per aver scritto che la figlia era stata investita da «un olandese» mentre Meghna è stata accusata perfidamen­te di aver attraversa­to la strada in modo irresponsa­bile. Ci sono i buoni e i cattivi, ma non è un unico, gigantesco mostro. Siamo ormai abituati invece ad una sorta di personaliz­zazione: «le critiche del web, la rabbia social». Certo, anche dopo le elezioni, o un referendum, si può dire per esempio che «L’Italia ha deciso» oppure che «la Gran Bretagna ha scelto». Ma in questi casi è impossibil­e votare migliaia di volte e le schede piene di insulti non contano più delle altre. Anzi, vengono annullate.

@Paolo_Lepri

«Abbiamo bisogno di avere subito la legge»

Sushma Swaraj, 65 anni, ministra degli Esteri indiana

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