Un foulard con il leone alato: Venezia si aiuta (anche) così
La collezione in serie limitata di Dolce e Gabbana per l’apertura della nuova boutique. «Finanzierà i restauri»
obiettivo ambizioso è farne «una meta culturale», racconta Eric Carlson, l’architetto statunitense dello Studio parigino Carbondale che ha disegnato la parte moderna della nuova boutique di Dolce e Gabbana a Venezia, a pochi passi dalla chiesa barocca di San Moisè e dal Teatro La Fenice. Un concept innovativo di design nel quale non poteva mancare il vetro di Murano, con i maestosi lampadari e mega-appliques ad opera di Seguso.
Moda a arte. L’inaugurazione della boutique Dolce e Gabbana offre l’occasione al duo di stilisti per stringere i rapporti con Venezia, supportandone il patrimonio storico e artistico. Carpaccio Il restauro dei dipinti del ciclo di Sant’Orsola Da 4 anni collaborano con Save Venice Inc e con Venetian Heritage per riportare agli splendori architetture e chiese, come quella di San Sebastiano, ricca di dipinti del Veronese, nonché le nove tele del ciclo di Sant’Orsola del Carpaccio, alle Gallerie dell’Accademia. Un’edizione limitata di foulards in seta dedicati ai simboli della Serenissima — il Leone Alato, la Basilica, le gondole e le maschere del Carnevale — contribuiranno a finanziare i restauri.
Un’eleganza sobria non convenzionale e animata da vibranti accostamenti cromatici: così la nuova boutique su tre piani negli spazi di Palazzo Torres. L’ottocentesca dimora (nel ‘900 sede di una società alberghiera e poi nel ‘25 adibita a banca) riunisce — nelle architetture esterne ed interne — un mix d’eclettismo: dall’orientaleggiante al gotico, dal rinascimentale al barocco. Ricchi ornati e boiserie decorano i soffitti dell’ingresso coevi al palazzo. Un corridoio di 20 metri — dalle scintillanti pareti rivestite da tessere-mosaico a foglia d’oro 24 k — conduce allo spazio di vendita riservato agli accessori; occhiali dalle montature in pietre colorate in abbinata alle borse. Piano dopo piano, tra una scala e l’altra, si scorgono le pareti impreziosite da tessuti di velluto e seta che riprendono gli antichi disegni settecenteschi dei lampassi «a lavorazione soprarizzo» ad opera della manifattura veneziana Bevilacqua.
«L’idea è trasmettere l’armonia con la storia, da cui tutto nasce, la contemporaneità raccontata attraverso la grande tradizione degli artigiani veneziani», spiegano gli stilisti, che proseguono nella loro filosofia di boutique che «parlino» con la città in cui si trovano. Passata l’epoca del format valido per tutti i luoghi e tutte le stagioni, è una conferma della ricerca — sempre più premiata nel mondo della moda — della «personalizzazione», a partire proprio dai punti vendita.