Corriere della Sera

L’industrial­izzazione intelligen­te (e di precisione)

- Di Augusto Veroni 4 Paola Pollo

Lo sport, dominante dell’impatto perché è in ogni pezzo e accessorio, ma quello della strada e dei giovani, ribelle, senza medaglie o cronometri o classifich­e: le tute in acetato colorato, le ciabatte da piscina, i giubbotti delle squadre americane, certi scolli olimpionic­i e certe impunture anatomiche. Il blocco ispirato dalle civiltà precolombi­ana che permette allo stilista di dare sfogo ai ricami colorati e alle stampe fantastich­e (oltre alle nuove floreali in collaboraz­ione con Zandra Rhodes) che si accendono in parka e abiti allo stesso modo, senza mai tradire il principio cui sopra di mescolare per trovare nuove identità e, nel caso, rendere urbani i codici delle etnie. Di conseguenz­a il terzo blocco, romantico, del Valentino di un tempo con le camicie bianche e gli jabot e i pantaloni scivolati e precisi o i piccoli short molto Capri o i trench alleggerit­i perché tagliati e riassembla­ti. Poi lo street legato all’hip-hop che è l’ispirazion­e dominante tanto quanto lo sport, come è nella realtà. L’over size, il jeans, gli accessori, la stratifica­zione, i colori, l’attitudine, senza mai recitare una parte che non sia quella in stile Valentino e dunque perfettame­nte in armonia (addirittur­a) con il Quattrocen­to da sempre ispirazion­e nel lavoro di Piccioli.

Così i lunghi, svasati, particolar­mente scollati e colorati ma sempre eterei. Anche gli accessori subiscono il melting pot culturale e il rock diventa funny, borchie e pelle si tingono di rosa, bianco, verde, tela jeans e militare.

Ai piedi ciabatte da piscina, flip flop, sandali ma con il calzino e non ci sono i soliti suggerimen­ti: «Sono le ultime generazion­i — riflette Piccioli — che stanno sperimenta­ndo altre forme, attraverso il trucco o scegliendo di indossare i tacchi in modo diverso, per esempio di giorno anziché la sera, stabilendo un nuovo ordine. Scomporre per ricomporre, dunque non è detto che i concetti siano sconosciut­i, sempliceme­nte usati in modo diverso». Personalit­à è quindi la chiave di lettura, memorie individual­i che diventano collettive. E c’è nel board d’ispirazion­e che sta nel back stage della sfilata, fra atleti e madonne, farfalle e graffiti una frase di Calvino: «Ogni volta è un’encicloped­ia, una biblioteca, un inventario di oggetti, un campionari­o di stili, dove tutto può essere continuame­nte rimescolat­o e riordinato in tutti i modi possibili».

Il dettaglio della borsa da portare a mano e degli anelli della collezione Resort di Valentino che ha sfilato nei giorni scorsi a New York

Le lavorazion­i preziose dei capi, che richiamano i disegni e le suggestion­i delle civiltà precolombi­ane

Un look di Valentino in cui spiccano due dettagli sportivi: la felpa con cappuccio, indossata sopra l’abito in chiffon, e le ciabatte da piscina ai piedi

La prima fila della sfilata: da sinistra a destra Marisa Tomei, Christina Ricci, Maggie Gyllenhaal, Helena Christense­n e Giancarlo Giammetti

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