L’industrializzazione intelligente (e di precisione)
Lo sport, dominante dell’impatto perché è in ogni pezzo e accessorio, ma quello della strada e dei giovani, ribelle, senza medaglie o cronometri o classifiche: le tute in acetato colorato, le ciabatte da piscina, i giubbotti delle squadre americane, certi scolli olimpionici e certe impunture anatomiche. Il blocco ispirato dalle civiltà precolombiana che permette allo stilista di dare sfogo ai ricami colorati e alle stampe fantastiche (oltre alle nuove floreali in collaborazione con Zandra Rhodes) che si accendono in parka e abiti allo stesso modo, senza mai tradire il principio cui sopra di mescolare per trovare nuove identità e, nel caso, rendere urbani i codici delle etnie. Di conseguenza il terzo blocco, romantico, del Valentino di un tempo con le camicie bianche e gli jabot e i pantaloni scivolati e precisi o i piccoli short molto Capri o i trench alleggeriti perché tagliati e riassemblati. Poi lo street legato all’hip-hop che è l’ispirazione dominante tanto quanto lo sport, come è nella realtà. L’over size, il jeans, gli accessori, la stratificazione, i colori, l’attitudine, senza mai recitare una parte che non sia quella in stile Valentino e dunque perfettamente in armonia (addirittura) con il Quattrocento da sempre ispirazione nel lavoro di Piccioli.
Così i lunghi, svasati, particolarmente scollati e colorati ma sempre eterei. Anche gli accessori subiscono il melting pot culturale e il rock diventa funny, borchie e pelle si tingono di rosa, bianco, verde, tela jeans e militare.
Ai piedi ciabatte da piscina, flip flop, sandali ma con il calzino e non ci sono i soliti suggerimenti: «Sono le ultime generazioni — riflette Piccioli — che stanno sperimentando altre forme, attraverso il trucco o scegliendo di indossare i tacchi in modo diverso, per esempio di giorno anziché la sera, stabilendo un nuovo ordine. Scomporre per ricomporre, dunque non è detto che i concetti siano sconosciuti, semplicemente usati in modo diverso». Personalità è quindi la chiave di lettura, memorie individuali che diventano collettive. E c’è nel board d’ispirazione che sta nel back stage della sfilata, fra atleti e madonne, farfalle e graffiti una frase di Calvino: «Ogni volta è un’enciclopedia, una biblioteca, un inventario di oggetti, un campionario di stili, dove tutto può essere continuamente rimescolato e riordinato in tutti i modi possibili».
Il dettaglio della borsa da portare a mano e degli anelli della collezione Resort di Valentino che ha sfilato nei giorni scorsi a New York
Le lavorazioni preziose dei capi, che richiamano i disegni e le suggestioni delle civiltà precolombiane
Un look di Valentino in cui spiccano due dettagli sportivi: la felpa con cappuccio, indossata sopra l’abito in chiffon, e le ciabatte da piscina ai piedi
La prima fila della sfilata: da sinistra a destra Marisa Tomei, Christina Ricci, Maggie Gyllenhaal, Helena Christensen e Giancarlo Giammetti