Il Flower show ha un debole per le erbacce
Meno allestimenti sontuosi e più ambienti spontanei nella kermesse londinese che soffre già la Brexit
Come ogni anno la penultima settimana di maggio vede il giardino del Royal Hospital Chelsea, a Londra, fervere per la più nota kermesse dei pollici verdi, il Chelsea Flower Show. I viali sono fiancheggiati dagli stand di prodotti del settore, al centro del parco si erge il Great Pavilion, un’enorme struttura coperta che ospita perlopiù vivai specializzati e poi, chiaramente, ci sono i giardini espositivi. Questi giardini temporanei si dividono in quattro categorie, in ordine crescente, non solo per quel che riguarda le dimensioni: i piccoli Artisan Gardens, i Feel Good Gardens, incentrati sulla risposta conscia o inconscia provocata dal verde, gli innovativi Fresh Gardens e poi i grandi Show Gardens. Per dare un’idea ai non addetti ai lavori, uno Show Garden al Chelsea, pur avendo vita solo per sei giorni (senza contare i mesi di preparazione e le settimane di costruzione) ha un budget che mediamente si aggira sulle 200 mila sterline, ma può arrivare a sfiorare il milione.
Negli anni si sono visti ricostruire piantato con una serie di endemismi che ci si sente in dovere di ammirare in cotanta cornice, ma distrattamente mal distinguibili da un poco eccitante gruppo di erbacce. E questa (per noi inspiegabile) passione degli inglesi, d’investire cosi tanto per ricreare spazi seminaturali, quest’anno è particolarmente forte, diversi giardini sono quasi completamente verdi. Visto l’annunciato abbandono dello sponsor della manifestazione — M&G — questo «Chelsea al verde» si spera non sia una premonizione del letteralmente intraducibile modo di dire italiano.