«Puntiamo sull’Italia, imprese familiari forti come le tedesche»
Il gestore francese Oddo: gli asset migliori? Le azioni
C’è una finanza europea che marcia in controtendenza rispetto alla Brexit. E che al contrario di chi vuole accentuare l’autonomia nazionale ha per obiettivo la creazione di gruppi transnazionali sempre più integrati. Il caso del gruppo Oddo, società di gestione del risparmio indipendente e non quotata di matrice transalpina, che nel marzo del 2016 ha acquistato l’istituto bancario tedesco BHF Bank, modificando il proprio marchio in Oddo BHF, è un esempio di questa tendenza. Il gruppo Oddo, una lontana ascendenza genovese che risale al XVIII secolo, è oggi una società di asset management specializzata nel private banking e nel risparmio gestito che amministra una ricchezza superiore ai cento miliardi di euro.
Philippe Oddo, ad della società, di passaggio a Milano, fa il punto sui mercati e si dichiara tranquillo in merito alla politica monetaria della Bce. «Il quantitative easing, l’acquisto di titoli da parte di Francoforte, tende ad avviarsi alla conclusione ma non penso che ci siano particolari motivi di allarme per i risparmiatori. I tassi di interesse rimarranno bassi molto a lungo, soprattutto a causa dell’impatto del cambiamento tecnologico che ha un effetto deflazionistico sull’economia. Inoltre in Europa la denatalità non favorisce certamente la ripresa dei prezzi e della domanda».
In questo scenario, in apparenza poco mosso, secondo Oddo «la classe di attivi più interessante nei prossimi anni saranno le azioni, in particolare i titoli delle imprese più dinamiche e capaci di innovare». Mentre nel reddito fisso le occasioni si concentrano nel segmento delle obbligazioni high yield, il cui rischio scende quando la situazione economica generale migliora.
«In termini di rendimento mi aspetto circa il 4% per le obbligazioni high yield e a una performance in linea con le medie storiche di lungo periodo per le azioni, vale a dire intorno al 7% annuo», sottolinea. Risultati raggiungibili per mezzo di gestioni «attive» molto sofisticate, che puntano su settori in crescita strutturale e sulle mid cap di qualità.
Quali i progetti di sviluppo? «L’Italia è un mercato ricco di imprese familiari ad alto potenziale con una struttura economica per certi versi simile a quella della Germania sotto il profilo della forza e dell’importanza del capitalismo familiare. Attualmente nella Penisola amministriamo circa 1,3 miliardi di euro e puntiamo a espanderci quando se ne presenterà l’occasione. l’Europa continentale è al centro del nostro interesse». Quanto al futuro «non vedo rischi particolari sotto il profilo dell’andamento dell’economia, mentre sono più elevati i rischi politici. Inoltre non è da sottovalutare la minaccia di una stagnazione demografica, molto accentuata in Italia, che rappresenta la vera incognita di lungo termine per la prosperità dell’Europa», conclude.