La villa «stregata» di Fiorani? Al signore siberiano del carbone
Il russo Bukhtoyarov ha acquistato la residenza in Costa Azzurra che fu dell’ex banchiere
intelligente. Un investimento complessivo di 150 milioni di euro per rafforzare la competitività dell’industria automobilistica del nostro Paese che, nel 2016, ha registrato una crescita di produzione superiore al 9%, equivalente a 1.103.000 vetture costruite, di cui 716.000 esportate. Un’iniziativa coerente con la politica industriale del Piano nazionale industria 4.0, varato dal governo italiano, per supportare la quarta rivoluzione industriale simbolo di una grandeur rubata e spazzata via dalle inchieste sulle scalate bancarie del 2005. «Stregata», un po’ per le vicissitudini amministrative-fiscali, molto per l’aspetto spettrale. Una costruzione mai finita, abbandonata, come il suo parco, le sue piscine abbozzate, le strutture al grezzo, i topi padroni. Eppure immersa in un lembo meridionale di Francia popolato da ville favolose. E in una posizione unica, proprio sulla punta del promontorio, a guardare lontano nel mare: Mentone a sinistra, Montecarlo a destra. Difficile immaginare che fosse il legittimo investimento di un pensionato di Lodi, ex impiegato.
E infatti non ci è voluto Sherlock Holmes a capire che il pensionato era più uomo da prosecchino e briscole al bar del paese piuttosto che aragoste e champagne su una veranda in Costa Azzurra. Per conto di un Fiorani al top della carriera, fece da prestanome intestandosi la villa e avviandone la faraonica ricostruzione. Tre piani da 250 metri ciascuno, 6.300 metri quadrati di parco, 14 mila euro solo per la siepe e 200 mila euro per l’ascensore «panoramico, oleodinamico con pistone telescopico — diceva la fattura — pareti e tetto La firma al Mise Da sinistra Alfredo Altavilla, Sergio Chiamparino, Carlo Calenda in cristallo». I soldi erano quelli della «cassa nera» e delle speculazioni in danno della banca.
Ci sono voluti poi dieci anni al Banco Popolare (in cui è confluita la Lodi) per risolvere tutti i nodi finanziari, amministrativi e societari. Per esempio, la piscina principale (c’era La villa Villa Stella Maris, sull’esclusivo promontorio di Cap Martin, che fu di proprietà del banchiere Gianpiero Fiorani anche una seconda e più modesta vasca per 15-20 persone), totalmente fuorilegge, è stata demolita. A un certo punto la quota residua di Fiorani nella villa era intestata a un italiano venditore di auto di lusso a Montecarlo, inseguito da cartelle esattoriali per 20 milioni e poi arrestato per bancarotta. Dieci anni per sanare gli abusi, ottenere i permessi di costruire e vendere. Il contatto con il russo è avvenuto l’anno scorso tramite un’agenzia immobiliare di Cap Martin che si è portata a casa una commissione da 500 mila euro.
Dall’operazione il Banco Popolare (oggi Banco Bpm) ha ottenuto oltre 4 milioni di plusvalenza ripagandosi anni di complicatissima gestione della villa. Il miliardario siberiano — dicono — è già al lavoro con architetti, ingegneri e giardinieri per rifare Stella Maris, lontana 6.760 chilometri (in auto) dal gelo di Kemerovo.