Fields, l’addio a Ford vale 51 milioni di dollari
(c.d.c.) È un film già visto ma che non smette mai di stupire: Mark Fields lascia la guida di Ford con in tasca circa 51,1 milioni di dollari fra contanti, compensi in titoli e benefit. Più di 51 milioni per 3 anni di lavoro in cui la performance di Ford non è mai stata particolarmente brillante. Giù del 40% il valore delle azioni del costruttore del Michigan da quando Fields è diventato amministratore delegato. Tant’è che il suo avvicendamento è arrivato dopo la mezza rivolta del consiglio di amministrazione con il titolo Ford superato per la prima volta in capitalizzazione da Tesla. Ma Fields è solo l’ultimo dei casi di liquidazioni record in società in difficoltà o in crisi. Enron, prima di precipitare nel 2001 dentro un vortice di conti truccati, versò più di 600 milioni di euro in bonus e azioni a diversi manager mentre nel 2008 fu il colosso Aig a congelare su richiesta delle Autorità Usa un assegno da 19 milioni all’ex amministratore delegato Martin Sullivan pochi mesi dopo le dimissioni. La stessa Ford, nel 2014, liquidò Alan Mulally con un pacchetto di azioni e stock option da 300 milioni di dollari.
Banca mondiale, la guerra delle parole
(giu.fer.) Troppe congiunzioni e stile eccessivamente pomposo nei Report, ha criticato il capo economista della Banca mondiale, Paul Romer (nella foto), 61 anni. Ma la sua crociata in favore della «scrittura chiara» ha scatenato la rivolta dei ricercatori, che hanno costretto Romer ad abbandonare, pochi mesi dopo il suo arrivo, la supervisione del Development Economic Group, il dipartimento di ricerca. La «guerra delle parole» alla Banca mondiale, dove Romer resterà capo economista, è cominciata subito, quando Romer ha chiarito che il dipartimento avrebbe dovuto «comunicare in modo più chiaro». Ha chiesto email più brevi e insistito che le presentazioni andassero dritte al punto, pronto a togliere la parola a chi si dilungava troppo. In una nota datata lo gennaio 2017 e intitolata «Writing», Romer dichiarava che scrivere chiaro è «un impegno all’integrità» e «senza esagerazione è il fondamento per la fiducia nella scienza», ricorda il Financial Times. Fino all’email inviata questa settimana allo staff minacciando di non pubblicare il nuovo World Development Report, se conterrà la congiunzione «and» con frequenza superiore al 2,6%.
Manager, ritorno alla crescita
(an.duc.) L’assemblea di Federmanager si svolge presso un auditorium della Santa Sede con tanto di intervento del Cardinal Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura. A precederlo è Stefano Cuzzilla, presidente di Federmanager, che declina l’elenco di 6 azioni necessarie a dare centralità ai ruoli apicali all’interno delle imprese. Lo fa evidenziando che «nel 2016 le figure professionali con qualifica elevata hanno superato quelle senza e con bassa qualifica», mentre sul fronte occupazionale si è arrestata «l’emorragia» di manager, iniziata nel 2011, con una crescita dell’1% lo scorso anno. Soprattutto nelle medie aziende (+3,5%) e nella grande impresa (+0,8%), faticano nelle piccole (-0,6%).