Lo Stato sociale stretto nella morsa della concorrenza
Lo Stato sociale, come dice anche il suo nome, è il prodotto di una stagione storica in cui la dimensione della sovranità statale era molto solida. Tutti i sistemi cosiddetti di welfare sono stati costruiti dalle autorità dei singoli Paesi, nel corso di lunghi decenni, sulla base delle esigenze e delle tradizioni nazionali che li caratterizzavano. Di conseguenza nell’Europa comunitaria non sono poche le differenze tra i vari regimi di assistenza e protezione sociale, che si riflettono in maniera incisiva anche nelle condizioni delle finanze pubbliche, assai squilibrate tra i diversi membri dell’Unione.
Il guaio è che nel frattempo si è affermata la globalizzazione, con un deciso inasprimento della concorrenza mondiale, che ha messo in crisi la capacità dei singoli Stati di governare l’economia. Le politiche nazionali europee sono ormai sottoposte a vincoli molto stringenti, anche per l’introduzione della moneta unica, ed è evidente l’esigenza di coordinarle anche sul piano del Fisco e del welfare: impresa quanto mai difficile nell’assenza di un’autorità realmente rappresentativa a livello comunitario.
Su questo nodo cruciale, molto difficile da sciogliere, si confronteranno a Milano dopodomani l’economista Giorgio Barba Navaretti e il politologo Maurizio Ferrera in un dibattito organizzato dalla Fondazione Corriere della Sera (con il contributo della Fondazione Cariplo e il sostegno di Esselunga), che sarà coordinato dal vicedirettore del «Corriere della Sera» Daniele Manca e concluso dal senatore a vita Mario Monti.
Si tratta della quinta tappa della serie «EU. L’Europa dal mito ai suoi primi sessant’anni», ideata e promossa dalla Fondazione Corriere, che ha visto finora incontri sul retroterra storico dell’Ue, sull’euro, sull’immigrazione, sulle istituzioni di Bruxelles. Il ciclo si concluderà lunedì 5 giugno con un dibattito sul ruolo dell’Ue nello scenario globale cui parteciperanno il direttore del «Corriere» Luciano Fontana, lo storico ed editorialista Paolo Mieli, il giurista Enzo Moavero Milanesi.
@A_Carioti