«V STRATEGIA SANITARIA
Il tema del Festival dell’Economia di Trento è «Salute disuguale». Il direttore scientifico Tito Boeri spiega perché l’invecchiamento della popolazione ci costringa a decisioni urgenti PREVENZIONE, REDDITO, STILI DI VITA SE LA MEDICINA CHIAMA LA SOCIETÀ
oltaire dice che la salute è troppo importante per lasciare che se ne occupino solo i medici». Ecco perché, «La salute disuguale» sarà il tema del 12esimo Festival dell’Economia di Trento, spiega il direttore scientifico Tito Boeri, economista della Bocconi, oltre che presidente dell’Inps. Il Festival si svolgerà dall’1 al 4 giugno, con la partecipazione di 289 relatori da tutto il mondo, tra cui i premi Nobel per l’Economia Alvin E. Roth e Jean Tirole. Salute disuguale perché «abbiamo differenze nei tassi di morbilità e longevità molto pronunciate anche nei Paesi, non solo tra continenti - dice Boeri -. Negli Stati Uniti, per esempio, ci sono divari fino a 30 anni nella speranza di vita alla nascita tra zone rurali e urbane. Ed è interessante osservare che le contee che hanno votato maggiormente per Trump sono le stesse dove è aumentata di più la mortalità tra i bianchi a seguito di alcol, droghe e suicidi». Può esserci, insomma, una relazione anche tra sanità e populismo.
Anche in Italia la disuguaglianza sanitaria è sotto gli occhi di tutti: basti dire, osserva Boeri, che «la mortalità infantile è del 30% più alta al Sud che al Nord». Queste differenze non dipendono solo dalla qualità dei servizi sanitari, «ma dal contesto socioeconomico, dalla prevenzione, dagli stili di vita, dalla povertà, fattori cioè non strettamente medici. Ecco perché sarà importante discuterne a Trento con economisti, sociologi, medici, psicologi». Del resto, sottolinea il direttore scientifico del Festival, a dimostrare che serve un approccio interdisciplinare c’è il fatto che non necessariamente i divari nella sanità si sovrappongono con quelli di reddito: «In Costarica il Pil pro capite è un quarto di quello degli Stati Uniti ma la durata della vita media è simile. In Gabon muoiono nel primo anno di vita 5 bambini su 100 nati, mentre negli Usa ciò avviene per 5 su 1000. In altre parole la mortalità infantile è in Gabon 10 volte quella degli Stati Uniti, dove il reddito pro-capite è solo 3 volte quello del paese centro-africano».
Le disuguaglianze aumentano in campo sanitario anche perché l’invecchiamento della popolazione, favorito dagli stessi progressi della medicina, mette a dura prova i sistemi pubblici. «Bisogna investire molto di più sulla prevenzione spiega Boeri - perché ciò si rivela, oltretutto, molto più redditizio che in passato sul piano economico. Pensiamo alle malattie oncologiche che oggi, molto spesso, diventano croniche grazie alle nuove cure. Che però sono molto costose. Prevenire, quindi, è decisivo. Bisogna cioè cambiare il modo in cui si spende, anche se è inevitabile che si vada verso un aumento della spesa, che in futuro potrà far sì che alle famiglie più abbienti si chieda di dare un contributo maggiore al servizio pubblico o di sostenere da sé le spese per le cure più costose».
Del resto, ci sono trend, come quello della non autosufficienza e delle malattie degene- rative (Alzheimer, per esempio) che sono preoccupanti. In Italia, sottolinea Boeri, «ci sarà un forte incremento della popolazione over 85, che passerà dai circa 2 milioni attuali a 6 milioni nel 2060 e la spesa per Long term care salirà dal 2% del Pil a più del 3%. Già oggi le patologie neuropsichiche incidono per circa la metà sulle indennità di accompagnamento pagate dell’Inps». Ma non è solo questione di risorse. C’è un modello da rivedere. «Quello basato sull’aiuto della famiglia e sulle badanti diventerà non più sostenibile con il ridursi della dimensione media delle famiglie». L’Inps, nel suo ambito, sta rafforzando il programma Home care premium che riguarda dipendenti e pensionati del pubblico impiego: i contributi raccolti sono utilizzati per pagare prestazioni e servizi a domicilio degli anziani. «Si tratta di un’esperienza pilota che vogliamo potenziare e che anche il settore privato dovrebbe prendere in considerazione nei contratti collettivi» .
Accanto alla prevenzione, l’altro tema da sviluppare, spiega Boeri, è l’«invecchiamento attivo». C’è infatti «evidenza empirica che le malattie neurodegenerative sono meno presenti quando una persona mantiene un rapporto col mercato del lavoro. Chi non lavora ha una probabilità 6 volte più alta di avere un punteggio basso nei test di autosufficienza». Più formazione continua, quindi, e più forme di «uscita flessibile in cui i percettori di pensione non perdono del tutto il contatto col mercato del lavoro».
L’Inps ha avviato l’utilizzo dei contributi raccolti per servizi a domicilio degli anziani. Ci pensi pure il settore privato