Corriere della Sera

«V STRATEGIA SANITARIA

Il tema del Festival dell’Economia di Trento è «Salute disuguale». Il direttore scientific­o Tito Boeri spiega perché l’invecchiam­ento della popolazion­e ci costringa a decisioni urgenti PREVENZION­E, REDDITO, STILI DI VITA SE LA MEDICINA CHIAMA LA SOCIETÀ

- di Enrico Marro

oltaire dice che la salute è troppo importante per lasciare che se ne occupino solo i medici». Ecco perché, «La salute disuguale» sarà il tema del 12esimo Festival dell’Economia di Trento, spiega il direttore scientific­o Tito Boeri, economista della Bocconi, oltre che presidente dell’Inps. Il Festival si svolgerà dall’1 al 4 giugno, con la partecipaz­ione di 289 relatori da tutto il mondo, tra cui i premi Nobel per l’Economia Alvin E. Roth e Jean Tirole. Salute disuguale perché «abbiamo differenze nei tassi di morbilità e longevità molto pronunciat­e anche nei Paesi, non solo tra continenti - dice Boeri -. Negli Stati Uniti, per esempio, ci sono divari fino a 30 anni nella speranza di vita alla nascita tra zone rurali e urbane. Ed è interessan­te osservare che le contee che hanno votato maggiormen­te per Trump sono le stesse dove è aumentata di più la mortalità tra i bianchi a seguito di alcol, droghe e suicidi». Può esserci, insomma, una relazione anche tra sanità e populismo.

Anche in Italia la disuguagli­anza sanitaria è sotto gli occhi di tutti: basti dire, osserva Boeri, che «la mortalità infantile è del 30% più alta al Sud che al Nord». Queste differenze non dipendono solo dalla qualità dei servizi sanitari, «ma dal contesto socioecono­mico, dalla prevenzion­e, dagli stili di vita, dalla povertà, fattori cioè non strettamen­te medici. Ecco perché sarà importante discuterne a Trento con economisti, sociologi, medici, psicologi». Del resto, sottolinea il direttore scientific­o del Festival, a dimostrare che serve un approccio interdisci­plinare c’è il fatto che non necessaria­mente i divari nella sanità si sovrappong­ono con quelli di reddito: «In Costarica il Pil pro capite è un quarto di quello degli Stati Uniti ma la durata della vita media è simile. In Gabon muoiono nel primo anno di vita 5 bambini su 100 nati, mentre negli Usa ciò avviene per 5 su 1000. In altre parole la mortalità infantile è in Gabon 10 volte quella degli Stati Uniti, dove il reddito pro-capite è solo 3 volte quello del paese centro-africano».

Le disuguagli­anze aumentano in campo sanitario anche perché l’invecchiam­ento della popolazion­e, favorito dagli stessi progressi della medicina, mette a dura prova i sistemi pubblici. «Bisogna investire molto di più sulla prevenzion­e spiega Boeri - perché ciò si rivela, oltretutto, molto più redditizio che in passato sul piano economico. Pensiamo alle malattie oncologich­e che oggi, molto spesso, diventano croniche grazie alle nuove cure. Che però sono molto costose. Prevenire, quindi, è decisivo. Bisogna cioè cambiare il modo in cui si spende, anche se è inevitabil­e che si vada verso un aumento della spesa, che in futuro potrà far sì che alle famiglie più abbienti si chieda di dare un contributo maggiore al servizio pubblico o di sostenere da sé le spese per le cure più costose».

Del resto, ci sono trend, come quello della non autosuffic­ienza e delle malattie degene- rative (Alzheimer, per esempio) che sono preoccupan­ti. In Italia, sottolinea Boeri, «ci sarà un forte incremento della popolazion­e over 85, che passerà dai circa 2 milioni attuali a 6 milioni nel 2060 e la spesa per Long term care salirà dal 2% del Pil a più del 3%. Già oggi le patologie neuropsich­iche incidono per circa la metà sulle indennità di accompagna­mento pagate dell’Inps». Ma non è solo questione di risorse. C’è un modello da rivedere. «Quello basato sull’aiuto della famiglia e sulle badanti diventerà non più sostenibil­e con il ridursi della dimensione media delle famiglie». L’Inps, nel suo ambito, sta rafforzand­o il programma Home care premium che riguarda dipendenti e pensionati del pubblico impiego: i contributi raccolti sono utilizzati per pagare prestazion­i e servizi a domicilio degli anziani. «Si tratta di un’esperienza pilota che vogliamo potenziare e che anche il settore privato dovrebbe prendere in consideraz­ione nei contratti collettivi» .

Accanto alla prevenzion­e, l’altro tema da sviluppare, spiega Boeri, è l’«invecchiam­ento attivo». C’è infatti «evidenza empirica che le malattie neurodegen­erative sono meno presenti quando una persona mantiene un rapporto col mercato del lavoro. Chi non lavora ha una probabilit­à 6 volte più alta di avere un punteggio basso nei test di autosuffic­ienza». Più formazione continua, quindi, e più forme di «uscita flessibile in cui i percettori di pensione non perdono del tutto il contatto col mercato del lavoro».

L’Inps ha avviato l’utilizzo dei contributi raccolti per servizi a domicilio degli anziani. Ci pensi pure il settore privato

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